Caso Biondo, 6 mesi per la verità | La sorella: “Mario avrà giustizia”

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19 Luglio 2015, 06:15

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PALERMO – “Chi ha insabbiato tutto pagherà. mio fratello deve avere giustizia”. Ci sono sempre forza e coraggio nelle parole dei familiari di Mario Biondo, il cameraman morto in circostanze misteriose nel maggio del 2013 a Madrid. La sorella Emanuela, che da quel giorno non ha smesso di lottare per trovare la verità insieme ai genitori, Cettina e Giuseppe, ribadisce di non aver mai perso le speranze, di essere certa che presto quello che è davvero successo al fratello verrà a galla. Davanti hanno altri sei mesi di indagini. Il gip Lorenzo Matassa ha accolto la richiesta di proroga del pm Geri Ferrara e l’inchiesta per omicidio volontario andrà così avanti.

“Abbiamo prodotto altro materiale su cui gli inquirenti possono lavorare – dice Emanuela Biondo – siamo entrati in possesso di documenti che confermano l’estraneità di mio fratello allo stile di vita vizioso e deviato che ha infangato la sua figura dopo essere morto. Contiamo molto su nuovi sviluppi, sulla possibilità di una svolta in base alle nuove prove, nonostante il passare del tempo ci preoccupi”. Già, perché alla famiglia del cameraman – all’epoca sposato con la famosa presentatrice spagnola Raquel Sanchez Silva – è subito stato tutto chiaro: “Mario non si è ucciso  – hanno sempre sostenuto – ma è stato ammazzato”. La salma del ragazzo era quindi stata riesumata per una nuova autopsia, eseguita lo scorso settembre dal professore Paolo Procaccianti, che aveva confermato la tesi del suicidio. Alcuni mesi fa i familiari hanno chiesto ai medici legali Giuseppe Iuvara e Livio Milone una nuova perizia sull’autopsia e nominato come consulente tecnico la criminologa Roberta Bruzzone.

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“Stiamo male – spiega la sorella del cameraman -. Pensare che la verità è ancora lontana ci distrugge, ma non molleremo mai. Abbiamo intorno tanta gente che ci conforta, ci dà coraggio. L’ennesima manifestazione di affetto e solidarietà ci è stata data il 30 maggio, quando alla fiaccolata hanno partecipato di nuovo centinaia di persone, comprese quelle che, come noi, conoscevano bene mio fratello e sanno che non si sarebbe mai tolto la vita. Adesso attendiamo la rogatoria per cercare ulteriori elementi in grado di far luce su quanto successo. Vogliamo sapere tutto su quella notte”.

In questi due anni i familiari dell’operatore tv si sono d’altronde trasformati in detective. Hanno cercato personalmente prove, materiale da consegnare agli investigatori. Hanno cercato di parlare con più persone possibili nella zona centrale di Madrid in cui Mario Biondo è stato trovato morto, nel suo appartamento adesso diventato un atelier di moda. “E ci siamo anche tornati – conclude Emanuela -. Da quel luogo che ci ha strappato mio fratello dalle braccia dovrà pur venire a galla qualcosa, soprattutto dalle telecamere. L’ultima volta che mi sono recata lì non mi hanno fatto entrare, la vicina di casa mi ha bloccato come se rappresentassi un pericolo. Ma non mi scoraggio, chi crede ancora di farla franca si sbaglia di grosso”.

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19 Luglio 2015, 06:15

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