“Caso Cerisdi? Gravi colpe| da parte della Regione”

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10 Settembre 2013, 17:58

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PALERMO – Non si sono ancora placati gli animi sulla vicenda che ha investito il Cerisdi e i suoi lavoratori. “Ciò che ad oggi  non risulta chiaro – afferma il segretario generale della Fisascat Cisl Mimma Calabrò – è la posizione della Regione Siciliana che, se da un lato risulta essere l’ente accusatore dall’altro potrebbe essere l’imputato”.

“Ciò che temo – continua la Calabrò – è che l’enfasi delle dichiarazioni rese a mezzo stampa vogliano far emergere un tentativo di oscurare pesanti responsabilità politiche ed amministrative, nel tempo stratificate, della Regione stessa che, di fatto, si può intendere come il vero ‘padrone’ del Cerisdi se si pensa che la costituzione del Centro di Ricerca e Studi Direzionali è stata frutto di una scelta e di un’azione avente una forte caratterizzazione politica, voluta ed attuata dalla Regione Siciliana”.

“Pertanto – afferma Mimma Calabrò – si può ben dire che il ruolo del Cerisdi all’interno di un ‘presidio centrale di una strategia’ politica avente ad oggetto lo sviluppo economico e sociale della Sicilia, annunciato dal Presidente della Regione pro-tempore al momento della costituzione dello stesso trova una conferma legislativa. È proprio la Regione Siciliana che ha legiferato attribuendo all’Ente un ruolo strumentale rispetto alle attività della Regione stessa. A dimostrazione di quanto detto, basta pensare che per il potere di nomina dei membri del CdA e di designazione del Presidente vige una posizione di dominus da parte della Regione”.

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Pertanto, la Calabrò si chiede: “Ma se un ente pubblico promuove la costituzione di un centro di ricerca; ne prevede per legge il ruolo di ente strumentale; ne nomina il presidente e parte determinate del consiglio di amministrazione; vi conferisce denaro e beni immobili; ne approva e determina le attività in via preventiva e successiva; ne controlla ed approva i rendiconti; vi esercita, pertanto, un effettivo potere di direzione e coordinamento delle attività; può la Regione tirarsi fuori dall’ambito delle gravi responsabilità politiche e giuridiche conseguenti all’esercizio dei suddetti poteri, assumendo le vesti del pubblico accusatore anziché quelle più verosimili dell’imputato?”

“La politica – conclude Mimma Calabrò – non può permettersi di far pagare ai lavoratori che guadagnano mille e duecento euro al mese colpe di insane gestioni a loro non imputabili e che, di certo, si discostano da corrette azioni politiche, urge mettere in campo strategie volte a tutelare e salvaguardare le professionalità dei lavoratori”.

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10 Settembre 2013, 17:58

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