Caso Lusi, Spataro a Bianco: | "Sfugge alla questione politica" - Live Sicilia

Caso Lusi, Spataro a Bianco: | “Sfugge alla questione politica”

"Per le comunali di Catania? Meglio Berretta. Per il Pd il bilancio della collaborazione con Lombardo è in profondo rosso". Lunga intervista al democratico catanese.

Il segretario provinciale del Pd etneo
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Luca Spataro, segretario provinciale del Pd catanese, replica alle dichiarazioni che Enzo Bianco ha rilasciato a Livesicilia. “Non ha mai contribuito a sostenere – attacca Spataro – come prevede il regolamento, le attività del partito, esprime una concezione politica nella quale hanno peso un ristretto numero di notabili”. E ancora, secondo Spataro, Bianco “sfugge alla questione politica del caso Lusi”. A livello regionale “per il Pd il bilancio della collaborazione con Lombardo è in profondo rosso, avremmo dovuto anticipare alcune mosse della magistratura”. Ragionando sulle prossime comunali di Catania, Luca Spataro si dice poco convinto della candidatura di Bianco che in passato “ha amministrato una stagione importante tra luci e ombre, Giuseppe Berretta esprime l’esigenza di cambiamento”. Una lunga intervista che affronta anche il caso del Pta di Giarre e la presunta esistenza, all’interno del pd siciliano, di due correnti: “Raffaele” e “Firrarello”.

Cosa ne pensa delle dichiarazioni di Enzo Bianco?
“Penso che sfuggano alla questione politica, l’unica che ho sollevato. Peraltro con le mie dichiarazioni in merito alla vicenda Lusi, ho dato rappresentanza ad un sentimento diffuso nella base del Partito democratico di cui sono segretario, giova ricordarlo, in virtù di una elezione diretta da parte di tutti gli iscritti della provincia di Catania e non di una nomina. Ho assunto quella posizione pubblica dopo una direzione nella quale la maggioranza degli intervenuti ha chiesto di fare chiarezza ed ha espresso un forte disagio, specchio fedele degli umori dei cittadini. Nei giorni seguenti è vero ho ricevuto attacchi da parte di alcuni eletti, ma anche un enorme sostegno da simpatizzanti, iscritti, segretari di circolo, dirigenti dell’organizzazione giovanile. Insomma dalla “base” del nostro partito, quelli che affiggono i manifesti, organizzano banchetti, tengono le sezioni aperte”.

Bianco sostiene di non aver mai avuto dubbi sull’assoluta trasparenza del suo operato, qual è il suo punto di vista?
“Non ho mai messo in dubbio la formale correttezza dell’operato di Bianco quale presidente dell’assemblea della Margherita, gli imputo semplicemente una responsabilità politica, quella di non aver creduto in questi anni al progetto di ricambio politico e generazionale che nel Pd di Catania abbiamo messo in atto, di avere snobbato il partito, i suoi luoghi di discussione interna, di avere scelto l’Aventino. Alcuni termini che utilizza per descrivere il mio ruolo, come l’epiteto “funzionario di partito”, sono sintomatici di un disprezzo nei confronti della dimensione collettiva che il partito incarna, nei confronti di chi con fatica lavora per costruire il partito e per renderlo più forte. In sostanza Bianco esprime una concezione della politica nella quale hanno peso e funzione solo un ristretto numero di notabili. La scelta poi di dirottare le risorse provenienti dal finanziamento pubblico ai partiti, di cui disponeva, verso i Liberal Pd è un semplice corollario, la costruzione della corrente prima di tutto. Per esempio ho contestato a Bianco di non aver mai contribuito, come prevede il regolamento del Pd di Catania, a sostenere le attività del partito”.

Normalmente come vengono spesi i fondi del Pd o come venivano spesi quelli della Margherita?
“Della Margherita non so che dire. Le risorse di cui dispone il Pd sono gestite con assoluta sobrietà, trasparenza, con estremo rigore. Il bilancio nazionale è certificato da una società di revisione esterna ed è pubblico. A livello locale abbiamo sempre gestito le pochissime risorse di cui disponiamo uniformandoci agli stessi principi. Abbiamo privilegiato i nostri circoli territoriali e l’anno scorso abbiamo deciso di devolvere l’intero introito del tesseramento proprio ad essi. L’unione provinciale vive con meno, molto meno, dei 5.500 euro che mensilmente Lusi versava a Bianco come indennità di carica”.

Bianco non ci ha fornito le cifre a riguardo, per cui chiediamo a lei, nella qualità di dirigente del Pd catanese, se è in possesso di cifre relative alla spesa dei fondi destinati da Lusi al finanziamento delle attività politiche cui fa riferimento Bianco.
“Questa domanda deve essere rivolta a Bianco. Io reputo necessario ribadire che nemmeno un euro di quelle risorse è passato dai canali del partito, mi sembra doveroso nei confronti dei nostri iscritti e dei nostri elettori e francamente ne sono orgoglioso”.

Bianco nell’intervista ci dice di chiedere a lei se i dirigenti del Pd percepiscono o meno compensi. Questo è un argomento tabù? Possiamo fare un’operazione verità per pubblicare i compensi di tutti i dirigenti del Pd in Sicilia? Si farebbe lei portatore di questa iniziativa per pubblicare online attraverso Livesicilia questi compensi?
“Non è affatto un tabù, Bianco facendo parte della direzione provinciale del partito dovrebbe sapere come funziona il nostro bilancio. Io sono favorevolissimo alla trasparenza dei bilanci dei partiti e l’ho dimostrato. Quasi la totalità dei dirigenti del partito svolge il proprio incarico in maniera volontaria, al sottoscritto e al responsabile organizzativo viene garantito solo un rimborso spese, di molto inferiore al 15% per esempio della sola indennità di carica di Enzo Bianco, quale senatore. Uso queste risorse per girare il territorio, lavoro sette giorni su sette per il partito, svolgo ogni anno almeno 200 incontri sul territorio tra assemblee, iniziative e manifestazioni. Se vuole le do pure il mio estratto conto, lo troverà poverissimo”.

Sbaglio se sostengo che nel Pd esiste una corrente “Raffaele” e una corrente “Firrarello”?
“Sbaglia, il Pd è alternativo ad entrambi. Nel passato, anche a causa di una classe dirigente di centrosinistra inadeguata, il confronto nel partito non è stato sulle idee e sui progetti, ma tra tifoserie in cerca di rapporti subalterni con pezzi del centrodestra. Nella Sicilia del 61 a zero una specie di istinto di sopravvivenza ha portato i dirigenti del centrosinistra a costruire relazioni trasversali per resistere. Oggi è arrivato il momento di cambiare paradigma, la Sicilia per evitare la bancarotta ha bisogno di una nuova classe politica capace di progettare un futuro ed operare. Le scorciatoie in politica tentano, ma non servono. Soprattutto se non si ha un’idea autonoma di società e l’idea che si governa in discontinuità”.

Bianco ha negato di avere rapporti con Firrarello, lei invece come valuta il ruolo politico di Raffaele Lombardo?
“I fatti degli ultimi giorni, il rischio di default, l’ignominia di cui la Sicilia viene ricoperta a causa di una classe dirigente corrotta, incapace ed arraffona, sono la prova più evidente dell’esigenza di una radicale discontinuità. Credo che per il Pd il bilancio della collaborazione con Lombardo sia in profondo rosso, ed è un peccato. In questi anni, che sono stati difficili e contraddittori, consapevole dei rischi della fase, ho provato a dare il mio contributo. Purtroppo il PD siciliano è ostaggio di lotte intestine che non hanno nulla a che fare con la politica, ma frutto di un gruppo dirigente ormai vecchio, diviso e poco generoso”.

Dopo i fatti del Pta di Giarre non è mai arrivata una presa di posizione chiara dai vertici del Pd catanese. Qual è la sua posizione?
“E’ una vicenda di cui si sta occupando la magistratura, una vicenda che ha interrogato anche noi. Non ci sono responsabilità di dirigenti del partito ma se emergessero non esisterei a prendere posizione”.

In questo momento c’è fermento nella base del Pd. Si può parlare di rinnovamento quando negli ultimi anni il Pd in Sicilia ha governato a braccetto con Lombardo?
“A tanti, tantissimi democratici siciliani Lombardo non piace, non è mai piaciuto. Ci separano valori e modo di concepire e praticare l’impegno politico, l’amministrazione della cosa pubblica. Il partito ha assunto una decisione molto coraggiosa, che si è rivelata indovinata solo in parte. Siamo riusciti a incunearci nelle contraddizioni del centrodestra e a rompere quel patto di consenso che alle ultime regionali ci ha relegato ad un misero 30%. Non siamo riusciti però ad aprire una fase nuova nel governo regionale. Il Pd è un partito vivo e vitale, attraversato da un forte fermento culturale, conosco molti giovani e meno giovani validissimi, decine di sindaci, consiglieri comunali, assessori, giovani ricercatori, dirigenti di base del Pd che possono incarnare un idea di partito diverso e di Sicilia diversa. E questo fermento ci ha fatto lanciare il progetto CambiaPdSicilia”.

Da giovane con una lunga esperienza di anni di lotta tra gli universitari e per i ceti sociali disagiati, come riesce a coniugare questo passato con l’appoggio a un governo guidato da un imputato per gravi fatti di mafia?
“In verità in seguito al rinvio a giudizio di Lombardo il Pd ha ritirato il sostegno al governo regionale ed ha indotto il governatore a preannunciare le dimissioni. Forse avremmo potuto e dovuto anticipare i provvedimenti della magistratura, non ci sto però a fare passare la teoria molto in voga nell’ultima fase secondo cui in una regione governata da sempre dal centrodestra a tutti i livelli, che ha visto il centrodestra stravincere nel 2008, adesso la responsabilità dello sfascio sia del Pd. Fanno sorridere le prediche degli esponenti del Pdl. Ora è giunto il momento di aprire una fase nuova, diversa, di metterci alle spalle 20 anni di berlusconismo particolarmente dannosi in Sicilia, le elezioni regionali consentiranno di aprire una azione di governo che parta da più deboli. Sono di sinistra perché credo fermamente nell’uguaglianza e nella giustizia sociale ed opero per realizzare una società più giusta e più equa.

Elezioni comunali. Cosa ne pensa di un’eventuale candidatura di Berretta e/o di Bianco?
“La stagione delle amministrazioni di centrosinistra guidate da Enzo Bianco, a partire dalla fine degli anni ‘80, è stata di fondamentale importanza, sia pure tra luci ed ombre. Quel ciclo di governo non è riuscito ad innescare processi di cambiamento profondo, ed alla fine di quel decennio abbiamo scontato un sonora sconfitta elettorale, in seguito alle dimissioni di Enzo Bianco. Nel 2005 con la candidatura di Enzo Bianco a sindaco, il centrosinistra è stato pesantemente sconfitto. Nel 2008, nonostante il tracollo dell’esperienza Scapagnini, il candidato sindaco in pectore del centrosinistra era Enzo Bianco che aveva guidato l’opposizione in quegli anni, manifestando la volontà di ricandidarsi per l’ennesima volta. Fino alle politiche Enzo Bianco era in corsa, riscaldava i motori come gli piace dire, poi stranamente dopo la doppia sconfitta alle politiche e alle regionali, si tirò indietro.  Tutti gli chiedemmo di candidarsi, persino Veltroni. Proprio in occasione di una riunione con Veltroni e i massimi dirigenti del Pd, Bianco disse che lui considerava la sua esperienza come sindaco di Catania conclusa. A quel punto Burtone con molta generosità accettò la sfida, con i risultati che si conoscono.  Bianco abbandonò il comando della nave in un momento di difficoltà per paura di perdere, abdicando al proprio ruolo.  Da allora abbiamo lavorato per mettere in campo una nuova ipotesi che incarnasse il rinnovamento. Giuseppe Berretta, a mio avviso, esprime questa esigenza di cambiamento. Non mi rassegno all’idea di un centrosinistra che dopo 24 anni dalla prima sindacatura non è in grado di esprimere una nuova proposta in termini di persona e proposta politica. Questa è la mia idea, ma poiché siamo un partito democratico, che fa della partecipazione un tratto caratterizzante, di fronte a due opzioni forti, con caratteristiche diverse, credo che le primarie siano il percorso che garantisce la scelta politica più adeguata.

 A livello regionale, cosa pensa della candidatura di Fava?
“Con Fava ho militato a lungo nello stesso partito, molte volte abbiamo avuto idee diverse, ma è una persona che stimo. Mi piacerebbe un ticket Crocetta-Fava, mi piacerebbe un centrosinistra unito e consapevole della sfida del governo e della necessità del cambiamento in Sicilia. Infine vorrei che Orlando e Idv rinunciassero a costruire una strategia tesa solo a lucrare qualche voto, senza ambizione di vittoria”.

Bianco ha detto che se Crocetta si accorda con Massimo Russo nominandolo assessore, la sua sostenibilità come candidato alla presidenza della Regione è a rischio. Lei come valuta un accordo tra Russo e Crocetta?
“Credo che Rosario Crocetta abbia dimostrato da sindaco di essere persona coraggiosa e con la schiena diritta, che esprime una giusta dose di radicalità, alla quale associa un notevole pragmatismo, caratteristiche che ne fanno il candidato più adatto da spendere in questa sfida”.

Qual è il suo giudizio sull’amministrazione Stancanelli? E sull’opposizione a questa amministrazione?
“Molte chiacchiere, pochi fatti. Un governo della città ragionieristico, senza visione, che non ha affrontato nessuno dei grandi temi e problemi della città: la questione centrale dell’esclusione e della deprivazione in cui vive larga parte della popolazione, molto spesso la più giovane. Nessuna visione del futuro della città. Credo che anche noi non sempre siamo stati all’altezza, il nostro lavoro e il nostro radicamento deve crescere e credo che dobbiamo molto rinnovare. Saro Condorelli sta facendo un ottimo lavoro in questa direzione, con moltissimi nuovi circoli del partito in città e molti volti nuovi e anche per questo la sintonia tra partito cittadino e provinciale è massima”.


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