06 Marzo 2013, 20:28
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PALERMO- Al via il processo d’appello Hiram. Dopo le assoluzioni di primo grado tornano in aula gli imputati che avrebbero fatto parte, secondo l’accusa, di un sistema criminale che, all’ombra di mafia e massoneria, serviva per “aggiustare” alcuni processi in Corte di Cassazione.
Una ricostruzione che non aveva retto al vaglio del Tribunale. Gli imputati sono gli imprenditori Michele Accomando, Nicolò Sorrentino e Calogero Licata, il ginecologo Renato De Gregorio, l’impiegato della Suprema Corte, Guido Peparaio. I reati ipotizzati sono concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari, peculato, accesso abusivo ai sistemi informatici giudiziari e rivelazione di segreti d’ufficio,
Il processo Hiram prese le mosse da un’inchiesta che, nel giugno del 2008, portò all’arresto di otto persone che avrebbero fatto ritardare la celebrazione di processi per ottenere la prescrizione dei reati o allungato i termini di trattazione dei ricorsi, tanto da far scattare la scadenza della custodia cautelare. A giovarne secondo l’accusa alcuni personaggi ritenuti a vario titolo vicini a Cosa nostra, come il capo mandamento di Mazara del Vallo Mariano Agate ed esponenti delle cosche di Agrigento e Trapani. Un ruolo centrale nella vicenda avrebbe avuto l’avvocato Rodolfo Grancini, già condannato in abbreviato a sei anni e sei mesi, considerato vicino ad ambienti massonici e presidente di uno dei Circoli del Buon Governo di Marcello Dell’Utri.
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06 Marzo 2013, 20:28