20 Dicembre 2021, 12:08
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PALERMO – Sulla carta era una “organizzazione non lucrativa di attività sociale” ed invece la Onlus Suor Rosina La Grua, per stessa ammissione di uno degli indagati, era diventata “una gallina dalle uova d’oro”.
Nei giorni scorsi i vertici della struttura sono stati arrestati. Alcuni sono finiti in carcere, altri ai domiciliari. Sono indagati, assieme al personale sanitario, perché avrebbero “torturato” (si tratta di una specifica contestazione dell’ordinanza di custodia cautelare) i ventitré pazienti con disabilità fisiche e psichiche ospiti della struttura di Castelbuono finita sotto sequestro.
Per le Onlus è fissato il divieto di distribuire utili e c’è l’obbligo di impiegarli per la realizzazione delle attività istituzionali e di quelle ad esse direttamente connesse. Ed invece la famiglia Di Marco, che la gestiva, avrebbe sfruttato l’associazione come un bancomat.
Maria Carla Di Marco, figlia del presidente e legale rappresentante Gaetano, in un momento di sfogo ha finito per consegnare ai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo lo spunto per le indagini contabili: “… quando io lavorato per tutti e mi sono stata zitta e pigliamo tutti gli stessi soldi… io ci vado cinque volte voi ci andate una non succede niente, a posto… quando puoi io ho chiesto un favore e mi sono presa 1.000 euro in più rispetto a loro non era più a posto però quando Cristina a nome del centro si compra tre macchine da 40.000 euro non c’è niente”.
Il favore a cui faceva riferimento sarebbe l’assunzione “fittizia” del compagno che dopo alcuni mesi fu licenziato e iniziò a percepire l’indennità di disoccupazione.
Sempre Maria Carla Di Marco aggiungeva che “se vogliamo mantenere in vita Palermo che è una gallina dalle uova d’oro o prendiamo in mano la situazione… sennò saranno veramente guai”.
Non è la sola indagata ad avere offerto ai pm di Termini Imerese spunti decisivi alle indagini. Dario Prestigiacomo, per anni dipendente amministrativo della Onlus, infatti, spiegava: “… chiuddu sa futtutuo 120.000 euro chiddu di parcella e tra lui e sua moglie, 60.000 lui e 70 mila sua moglie (Antonietta Russo, ndr), senza che sua moglie a Castelbuono mettesse un piede perfetto… e questi li deve restituire tutti”.
In più c’erano le spese per “rimborsi chilometrici, rimborsi quando tua figlia se ne andava a Catanzaro all’università… i pannolini dei tuoi nipoti… i bomboniere e i confetti… le macchine…”.
I finanzieri hanno riscontrato le parole di Prestigiacomo. Nei bilanci della Onlus figurano parcelle liquidate a marito e moglie per “consulenza amministrativa” e “coordinamento tecnico del centro” senza che, dicono gli investigatori, avessero mai svolto il lavoro.
Se i pazienti “campano e se muoiono non ci interessa a nessuno”, ciò che contava era tenere in vita “la gallina dalle uova d’oro”.
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20 Dicembre 2021, 12:08