Castelbuono, disabili 'torturati' in comunità: 17 arresti, 35 indagati

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Picchiati, al buio, senza cibo né acqua: "Come in un lager nazista"

PALERMO – “Come in un lager nazista”, dicevano soci e dipendenti. La chiamavano “sala relax” ed invece era la stanza della comunità “Suor Rosina La Grua Onlus”, a Castelbuono, in provincia di Palermo, dove i pazienti con gravi disabilità fisiche e psichiche venivano trascinati a botte e richiusi al buio, senza cibo, costretti a dormire per terra e a fare i bisogni sul pavimento.

Si è andati oltre la disumanità ed infatti su richiesta della Procura della Repubblica di Termini Imerese il giudice per le indagini preliminari contesta anche il reato di tortura alla gran parte degli indagati.

I finanzieri del Comando provinciale di Palermo hanno arrestato diciassette persone, di cui dieci in carcere e sette ai domiciliari. Altre cinque sono state sottoposte all’obbligo di dimora nel comune di residenza, mentre per altre tredici è scattata la misura interdittiva del divieto di esercitare attività professionali per un anno.

I nomi chiave dell’inchiesta sono i componenti di un’intera famiglia che gestisce la struttura: Gaetano Di Marco, la moglie Antonietta Russo e le figlie Maria Chiara e Maria Cristina.

Oltre alla tortura il procuratore Ambrogio Cartosio e il sostituto Alessandro Macaluso ipotizzano i reati di maltrattamenti, sequestro di persona, corruzione, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, malversazione e frode nelle pubbliche forniture.

Sotto sequestro finisce la Onlus che lavora in convenzione con l’Asp di Palermo e sulla carta forniva servizi di riabilitazione cosiddetti “a ciclo continuo” a ventitré pazienti. Sotto sequestro anche beni e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 6,7 milioni di euro.

Le indagini del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo (Gruppo tutela spesa pubblica) si sono sviluppate attraverso due filoni paralleli. Il primo ha riguardato l’amministratore e i soci. Dietro la natura “no profit” della Onlus avrebbero fatto gradi affari servendosi di una montagna di carte false, ottenendo prima l’accreditamento con la Regione siciliana e poi la convenzione con l’Azienda sanitaria provinciale.

Oltre 470 mila euro di fondi pubblici invece di spenderli per i pazienti alcuni soci li avrebbero usati per compare macchine di lusso e gioielli, o per pagarsi le vacanze.

Un funzionario dell’Asp, Vincenzo Prestigiacomo, è indagato per corruzione: avrebbe asservito stabilmente la propria funzione agli interessi economici dell’associazione, ottenendo in cambio l’assunzione del figlio e della nuora.

Poi si è scoperta la barbarie del lager nazista. Calci, schiaffi, insulti, urla, trattamenti molto più che disumani per i pazienti indifesi. Nella stanza al buio di pochi metri quadrati, senza bagno, imploravano gli assistenti per farli uscire, li supplicando per avere dell’acqua o del cibo, facevano i bisogni per terra.

I pazienti sarebbero stati imbottiti di terapie farmacologiche “non giustificate da ragioni medico-sanitarie, ma dalla volontà degli operatori di mantenere sedati i pazienti riducendo l’impegno e il rischio di potenziali complicazioni nel corso dei loro turni di lavoro”.

Il gip Angela Lo Piparo ha scritto che “gli ospiti del centro sono sottoposti ad un regime di vita che non è eccessivo definire contrario al principio di umanità” e che “scontano quotidianamente la pena della loro disabilità con il loro essere sottoposti a torture sistematiche che aggravano la loro condizione mentale e ne devastano il corpo”.

La Guardia di Finanza di Palermo, nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese, continua a contrastare gli sperperi di risorse pubbliche ed i reati contro la Pubblica Amministrazione, nonché opera quale polizia economico-finanziaria a forte vocazione sociale, assicurando – soprattutto in questo periodo di grave emergenza sanitaria con cui si sta misurando il nostro Paese – la tutela gli operatori economici, dei lavoratori onesti e rispettosi delle regole e delle fasce più deboli ed esposte a rischio della popolazione.


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