Casteldaccia, le voci del paese| “Nino? Una brava persona”

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14 Novembre 2012, 20:59

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Il bar "Il Castello" di Antonio Tomasello

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CASTELDACCIA – “I guai ra pignata i sapi solu a cucchiara chi arrimina”. Nel detto siciliano tipico di Casteldaccia, paese a una decina di chilometri da Palermo, sta la sintesi di una vicenda che in paese nessuno riesce a spiegarsi. La piazza, al centro della quale svetta il Monumento ai caduti, nel primo pomeriggio è popolata da persone di mezza età. Accanto alla chiesa dell’Immacolata Concezione l’argomento che tiene banco nelle discussioni è quel che è accaduto stamattina. Antonio Tomasello è stato ferito a una gamba con colpi da arma da fuoco.
Le cinque saracinesche del bar “Il Castello” sono abbassate. Tomasello, “Nino” per tutti, dopo aver lavorato in diversi bar, ha deciso di mettersi in proprio e paga due affitti per mantenere il locale che si affaccia sulla piazza del paese.
Nino è una brava persona, tutto casa e lavoro, e riesce a tirare avanti solo grazie all’aiuto della moglie e dei figli. Dalla mattina presto fino alla sera tardi sta al bar e d’estate mette fuori i tavolini per allietare le serate” racconta un gruppo di persone riunite in piazza. Stava proprio per aprire il bar, stamattina, quando è stato raggiunto dai colpi di arma da fuoco. Era presto, molto presto, e anche chi abita a pochi passi dalla piazza non ha sentito nulla. “Quando mi sono svegliato, mi sono affacciato e ho trovato il ‘teatrino’, con i carabinieri e le persone” racconta un’altra persona.
“E’ un libro che non si riesce a leggere” dice un conoscente di Nino Tomasello e mentre gli occhi gli diventano lucidi con voce rotta aggiunge: “Sono cose che prendono allo stomaco”. I più giovani si dicono “perplessi” e non riescono a spiegarsi il motivo di un gesto del genere. Nessuno si ritrae di fronte alla parola “mafia”, ma tutti lo escludono categoricamente.
“In paese ci conosciamo tutti – dice un altro – e se qualcuno è ‘tinto’, lo sanno tutti. Ma Nino è solo uno che si guadagna da vivere facendo sacrifici”. Qualcuno butta giù un’ipotesi che, però, resta isolata. “Può essere che gli abbiano chiesto qualcosa perché questi, se mai esistono, non guardano in faccia nessuno. Non vedono se uno guadagna bene o semplicemente tira a campare. E i negozi devono ‘tossire’ qualcosa se vogliono rimanere aperti, altrimenti chiudono e vanno via”. Quello che tutti rifiutano è la paura. “Ne abbiamo visto di cose qua noi, anzi, era tanto che non succedeva qualcosa” dicono. E, di fronte a un fatto che proprio nessuno riesce a spiegarsi, resta solo il detto popolare: solo il mestolo che gira sa cosa c’è nella pentola.

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14 Novembre 2012, 20:59

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