28 Aprile 2016, 14:46
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PALERMO – Mille anni di storia sommersi tra preservativi, fazzoletti, escrementi umani e animali, erbaccia alta fino a due metri e col rischio incendio ai primi venti di scirocco. Così si presenta il Castello al Mare, sito archeologico risalente all’inizio del primo millennio, nella zona del porto di Palermo, a due passi dalla costa. Il sito è chiuso da tre mesi, da quando l’area fu interdetta per consentire agli artificieri di disinnescare un ordigno bellico. Da allora nell’area, oltre 10mila mq, ha preso piede il degrado più assoluto.
Il personale trova di tutto, da preservativi usati dalle coppiette che riescono a introdursi scavalcando un muretto a fazzoletti gettati all’interno dalle prostitute. C’è anche chi, in assenza di segnaletica, passeggia tranquillamente il cane. I dipendenti hanno inoltrato alla Sovrintendenza di Palermo, responsabile del sito, diverse richieste d’intervento, spesso inevase. “Non ci sono soldi”, il refrain. Tanto che i dipendenti sono costretti a comprare di tasca propria quel che serve, come lampadine e prodotti per la pulizia del servizio igienico. L’altro servizio, quello per visitatori e turisti, invece è abbandonato. Manca persino il rubinetto nel lavandino. L’erba attorno è alta, ci sono zecche dappertutto e in caso di incendio il rischio è elevato anche perché, come segnalato dal personale, tutti gli estintori sono scaduti e scarichi.
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28 Aprile 2016, 14:46