Castelvetrano, Piantedosi: "Con la mafia, cittadini non sono liberi" - Live Sicilia

Castelvetrano, Piantedosi: “Con la mafia, cittadini non sono liberi”

VIDEO. La cerimonia di disvelamento della teca che contiene la "Quarto Savona 15", i resti dell'auto di scorta saltata in aria nella strage di Capaci del 1992.
LE CELEBRAZIONI
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CASTELVETRANO – Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è arrivato a Castelvetrano, nel Trapanese. L’elicottero della Polizia è atterrato nell’elisuperficie dell’ospedale cittadino e Piantedosi ha raggiunto il Sistema delle piazze. Il rappresentante del governo Meloni ha partecipato stamattina alla cerimonia di disvelamento della teca che contiene la “Quarto Savona 15“, i resti dell’auto di scorta saltata in aria nella strage di Capaci del 1992.

“La morte di Falcone e della sua scorta costituisce un sacrificio civile autentico. Dopo quella strage e dopo le altre che purtroppo seguirono lo Stato ha messo in campo per la prima volta strumenti di inedita efficacia contro la mafia”, ha detto Piantedosi. “L’inaccettabile sacrificio della vita di Falcone e dei ragazzi della sua scorta, come di altri valorosi magistrati e appartenenti alle forze dell’ordine – ha proseguito il ministro -, malgrado il suo disvalore, ha innescato un processo virtuoso di riscatto. Non sarebbe stato necessario se tanti non avessero accettato la convivenza e la connivenza con i poteri mafiosi“.

Un territorio in mano alla mafia non è libero. I suoi cittadini non sono liberi – ha aggiunto il titolare del Viminale – perché le loro scelte sono sempre influenzate da forme di condizionamento. Sia esso palese, sia esso subdolo. Se i diritti non sono di tutti, se un diritto deve essere riconosciuto ed esercitato come un privilegio, questo allontana dalla stessa democrazia delineata dalla nostra Costituzione“.

Con Piantedosi a Castelvetrano è arrivato anche il prefetto Francesco Messina che guida la divisione Anticrimine della Polizia di Stato. Ad accogliere Piantedosi il sindaco di Castelvetrano Enzo Alfano. “Abbiamo bisogno dello Stato, noi siamo con lo Stato. Oggi siamo davanti a questa teca che è simbolo del disprezzo umano e questo deve far prenderci coscienza che quanti hanno favorito e aiutato i mafiosi sono anche loro responsabili di tutto questo“, ha detto Alfano.

Le parole del sindaco Enzo Alfano

“In questa piazza ci sono persone che hanno detto platealmente no alla mafia, ancora prima che venisse arrestato il boss Matteo Messina Denaro. La loro testimonianza deve servirci da stimolo affinché ognuno di noi continui a fare la nostra parte”, ha continuato il primo cittadino Enzo Alfano davanti al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

In piazza tra i testimoni presenti c’è Giuseppe Cimarosa, figlio del dichiarante Lorenzo e parente del boss Matteo Messina Denaro. Cimarosa ha avuto parole di disprezzo per il mafioso.

L’intervento della vedova Montinaro

“Lo abbiamo arrestato. Lo Stato c’è e vince sempre”. Lo ha detto Tina Montinaro, vedova dell’agente Antonio morto nella strage di Capaci nel 1992, davanti al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, al Sistema delle piazze di Castelvetrano.

“Si vuole fare passare il criminale come romantico e, invece, dovete sapere che è un criminale – ha aggiunto – Ricordiamo che la lotta alla mafia è iniziata da tanto tempo e molti poliziotti hanno fatto il loro dovere, facendo giuramento ma non come quello che fanno i mafiosi”.

Poi l’appello ai giovani: “Voi siete il nostro presente – ha detto Montinaro – i ragazzi devono sapere chi sono stati questi personaggi. Si deve vergognare chi dice che Matteo Messina Denaro era una persona brava: io e i miei figli siamo felici di avere avuto un marito e un genitore come Antonio”.

Le parole di Antonello Cracolici

“Io mi auguro che Castelvetrano viva il 25 aprile come il giorno della propria Liberazione“, ha dichiarato Antonello Cracolici, parlamentare regionale e presidente della Commissione Antimafia all’Assemblea regionale siciliana. “Questa città, inevitabilmente, è stata segnata nell’immagine dalla storia criminale di Matteo Messina Denaro, della sua famiglia e dei suoi associati – ha continuato – Questo ha condizionato la vita della comunità”.

“Ora – ha aggiunto Cracolici – è il tempo che questa comunità reagisca, sappia rompere il muro dell’indifferenza. Che è stato, forse, lo strumento principale per consentire agli uomini di Cosa nostra di potere spadroneggiare, nell’indifferenza dell’opinione pubblica. Noi dobbiamo prima di tutto conquistare, a questa prospettiva di rivolta morale, anche dei piccoli comportamenti: perfino non prendere un caffè in un bar se quel bar è frequentato dai mafiosi. La mafia va combattuta anche sul piano reputazionale”.

Parla Salvatore Inguì, coordinatore di Libera Trapani

“La sostanza si vede non solo attraverso arresti e denunce, ma anche attraverso la gestione quotidiana, quella delle cose semplici”. Lo ha detto Salvatore Inguì, coordinatore dell’associazione antimafia Libera per la provincia di Trapani. “La lotta partigiana è la lotta di oggi, da ogni forma di oppressione – ha sostenuto – Mi piace che oggi coincidano la festa della Liberazione e questa cerimonia che ricorda la Strage di Capaci”.

“Che tutto ciò avvenga a Castelvetrano vorrei che non fosse solo simbolico, ma fosse sostanziale. Vedo un sacco di gente e sono contento. Tolte le autorità, anche se ci fosse poca gente, andrebbe bene comunque. Ma che non sia solo un fatto di cerimonia e di forma“. Chi dice che “non sta cambiando niente, fa solo il gioco di chi non vuole che cambi nulla. Di strada ne è stata fatta, tanta. Abbiamo conquistato metri e metri e metri. Abbiamo ancora chilometri, è vero, ma siamo sul sentiero giusto”.


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