21 Gennaio 2022, 14:11
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CATANIA – Sono circa 22.000 i positivi in provincia di Catania. Il dato è aggiornato a mercoledì 19 gennaio e di questi 38 sono ricoverati in terapia intensiva e circa 300 in degenza ordinaria. Questo vuol dire che più di 21mila persone sono chiuse in casa perché si trovano in isolamento dopo aver avuto un tampone positivo. Dopo sette o dieci giorni dalla positività qualcuno deve, o dovrebbe, programmare per loro un tampone in un drive-in che, se negativo, sarà di “liberazione” mentre se ancora positivo li tratterrà a casa per alcuni giorni in più. Ma non più dei 21 giorni previsti dal famoso decreto di settembre 2020 con cui si sanciva in tre settimane il tempo massimo della quarantena.
È chiaro che con un’escalation di contagi come quella che ha investito l’Italia e la Sicilia molte cose sono andate a carte quarantotto e ci sono persone che stanno ancora aspettando l’esito di un tampone fatto agli inizi del mese. Insomma il sistema è andato in tilt, ma da lunedì di questa settimana le cose sembra che stiano riprendendo a funzionare: è stato aperto un hub dedicato ai tamponi al MAAS, liberando via Forcile da una parte importante di caos. È stato aperto un drive-in per i tamponi di liberazione a Gravina che è operativo dal 18 gennaio. È stata aumentata la capacità dei tamponi del Tomaselli che è passata da 150 a 800 al giorno; riaperto anche il Pta di San Giorgio in cui vengono fatti 500 tamponi al giorno.
In più, ed è forse la cosa più importante, “da mercoledì 19 gennaio il nostro sistema è in grado di riversare al nostro gestionale, l’elenco dei nuovi contagiati in modo da poterli inviare al contact tracing. Fino a ieri dovevano essere estrapolati uno per uno dal sistema. Adesso sappiamo in tempo reale qual è la durata della quarantena di ciascuno in base al percorso vaccinale, quando dovrà fare il tampone di “liberazione” e tanto altro”. A spiegarci le novità messe a punto per fronteggiare l’esercito dei contagiati è il commissario Covid di Catania, Pino Liberti che abbiamo incontrato nella sede di via Pasubio per cercare di capire chi, come e quando può autorizzare le persone in quarantena ad andare nei drive-in dedicati ai tamponi di fine isolamento.
A Catania solo le Usca o l’Asp possono autorizzare le persone ad uscire durante la quarantena. “In quest’ottica – spiega Liberti – abbiamo avuto una riunione con il dipartimento Epidemiologico della Sicilia per capire come muoverci con questa ondata incredibile di positivi. È giusto sottolineare che una persona che lavora bene, anzi benissimo, in una giornata riesce a tracciare circa 30 persone tra telefonate, isolamento e tutto il resto. Il sistema, è vero, è rimasto indietro per la mole di lavoro”.
Se il gestionale è aggiornato al 18 gennaio, il contact tracing è arrivato al 10 gennaio anche se questo non vuol dire che tutti i positivi dei giorni precedenti sono stati completati. Insomma ci sono positivi dai primi giorni dell’anno che sono a casa, in attesa. E se, come dice Liberti, “chi risulta positivo come prima cosa deve comunicare il risultato al proprio medico di famiglia e che l’Usca non sostituisce il medico di base, ma è fatta per andare a curare i pazienti positivi che stanno male a casa”; dall’altro lato c’è il problema che queste persone non possono rimanere a casa sine die.
Ma allora che valore ha il decreto nazionale in cui si dice che “chi è in possesso di un tampone negativo di fine quarantena non è più obbligato ad aspettare il decreto di guarigione”? Il commissario Liberti tende a restringere i margini – forse molto ampi – di interpretazioni della norma spiegando che questo tampone “o si va a fare in un punto individuato dall’Asp o in una struttura autorizzata che garantisca la sicurezza del distanziamento” in cui l’optimum è, quindi, un drive-in. Ma non è interpretabile con un ipotetico “liberi tutti”, perché chi esce potrebbe essere ancora positivo e contagiare.
In questo caos i medici di famiglia, i famosi medici di medicina generale (mmg) sono tra i più tartassati dai positivi in isolamento. Per questo Liberti ha avuto l’idea, a quanto pare unica in Italia, di creare un gruppo di supporto che ha iniziato a essere operativo da venerdì scorso anche se non ha ancora raggiunto tutti i medici. “Ne mancano ancora un centinaio” ci dice il commissario “che non siamo ancora riusciti a contattare telefonicamente. Il gruppo è formato da dieci persone ognuna delle quali si dedicherà a cento medici mettendo a disposizione una linea telefonica e una mail dedicata per supportare qualunque problema”.
Disponibilità che forse sarebbe stato più utile comunicare contemporaneamente con una mail ufficiale, anche se Liberti sta puntando al contatto diretto per creare un’atmosfera diretta più serena. I medici di base, in fondo, sono i primi a cui il paziente deve comunicare la sua positività, che segue il paziente nella cura, registra i tamponi di fine isolamento e rilascia i green pass. Insomma fa tutto meno che prenotare i tamponi di fine isolamento, per quello deve passare da Usca, Asp, o dal contatto diretto dedicatogli. Così il collo di bottiglia non si allarga, ma nessuno, in fondo, vieta agli “isolati” di chiamare un laboratorio o una farmacia per chiedere un tampone a domicilio. La libertà vale 15 euro più il servizio a domicilio?
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21 Gennaio 2022, 14:11