Catania, Biriaco fa il punto: 'Industria tra luci e ombre'

Catania, Biriaco fa il punto: ‘Industria tra luci e ombre’

Dalla stangata nelle materie prime al dissesto del Comune. L'analisi del Presidente di Confindustria etnea.
L'INTERVISTA
di
4 min di lettura

Catania – Ha aumentato del 20% il numero degli iscritti durante la pandemia, instaurato un dialogo cordiale e operativo con istituzioni e sindacati e dato nuovo vigore alle casse della territoriale riportandole in positivo. Stiamo parlando di Confindustria Catania e di Antonello Biriaco che della territoriale di Catania è il presidente dal 2018 anche se, nei fatti, il suo mandato era iniziato due anni prima con la reggenza che lo ha avvicendato a Domenico Bonaccorsi di Reburdone. Poi, da marzo 2021 con la composizione di Confindustria Sicilia, è stata finalmente sanata quella sorta di ferita che aveva visto nascere Sicindustria monca delle due territoriali di Siracusa e Catania. Da marzo 2021 le tre realtà si sono unite creando un organismo, adesso sì, regionale con Alessandro Albanese presidente e Biriaco e Diego Bivona come vice presidenti. Abbiamo incontrato Biriaco nella sede istituzionale di viale Veneto a Catania per fare una sorta di riassunto e tracciare il punto sullo stato dell’arte dell’associazione e della realtà industriale etnea.

Presidente come siete riusciti ad aumentare gli iscritti?

“In un certo senso siamo in controtendenza, ma questo incremento dipende dai servizi che siamo riusciti a dare soprattutto con la cassa integrazione, sia per la celerità della documentazione sia per l’erogazione. Questo ci ha premiato e, infatti, da ottobre 2020 a dicembre 2021 abbiamo registrato 80 imprese in più che si collocano nel segmento “piccole e medie”. “Un numerone – aggiunge e sottolinea il direttore di Confindustria Catania, Giovanni Cantone – che rappresenta il 20% della nostra base annua. Adesso vantiamo quasi 400 associati e rappresentiamo, complessivamente, 25.000 dipendenti”.

Questo vuol dire che la situazione industriale a Catania è migliorata?

“Siamo tra luci e ombre. Le multinazionali riescono a fare importanti investimenti e ad essere presenti sul territorio. Le piccole e medie aziende sono quelle che hanno iniziato il 2022 con qualche difficoltà, direi, però, che Catania, in questo momento che definirei di post pandemia, rappresenta un grosso polo industriale a livello produttivo grazie anche all’avvio delle Zone Economiche Speciali. Qualche giorno fa abbiamo ricevuto il commissario Alessandro Di Graziano, persona di grandissima capacità, con il quale abbiamo iniziato un’interlocuzione perché riteniamo che le ZES siano realmente l’opportunità di rilancio per le aziende. Non dimentichiamo che le Zes hanno una grandissima estensione. Ci rientra tutta la Z.I. di Catania, Pantano d’Arci, il porto, il retroporto – che comprende una parte di via Domenico Tempio e la Civita – e una parte di Belpasso e Paternò. Non possiamo rischiare di perdere il doppio vantaggio che le Zes rappresentano: la rigenerazione urbana da un lato e la chanche dell’attrattività che solo i vantaggi burocratici e fiscali possono dare oltre a quello già in atto del credito di imposta”.

Aver perso la Intel è stato uno smacco?

“Io non ho mai letto che Intel doveva venire a Catania quindi non so se l’abbiamo davvero persa. Ci sono tantissime opportunità, non so se siamo fuori dal meccanismo ma posso dire che Confindustria ha seguito molto questa interlocuzione, indubbiamente la richiesta di Intel di avere 150/160 ettari in un unico sito non poteva trovare una risposta facile nella nostra città. Forse questo ha creato difficoltà nel recepire le loro richieste, ma la Intel non è l’unica possibilità”.

Quali sono i settori con maggiore crescita?

“È cresciuta molto la logistica, il comparto edile, i servizi. Questa grande ripresa che noi stavamo vivendo, non perché era già stata raggiunta ma perché gli indici ci dicevano che quello era il nostro prossimo obiettivo, adesso dovrà fare i conti con i rincari legati al costo dell’energia elettrica. Stiamo parlando di rincari del 400 per cento per non parlare della mancanza della reperibilità delle materie prime. Sono aspetti di cui possiamo accorgerci in qualunque momento, non ci sono più macchine in pronta consegna, mancano i “cappotti” per le facciate degli immobili, i ponteggi per gli edili. Il ferro è aumentato del 200%. Aumenti delle materie prime e non reperibilità dei materiali sono le ombre a cui mi riferivo. Ed è questo il motivo per cui, a gennaio, il prodotto dell’industria è sceso”.

Si potrebbe dire che in questo momento c’è fermento negli appalti che riguarda il territorio industriale di Catania.

“Sì, in ballo ci sono video sorveglianza, rete fognaria, rete viaria e rete elettrica. Ma la cosa più importante è che oggi abbiamo la certezza dell’interlocuzione. Sappiamo che decidono Comune e Sidra. Non è una cosa da poco conto”.

Il dissesto del Comune che peso ha?

“Influisce soprattutto nei servizi”.

Oltre a viabilità e altro uno dei problemi storici della Z.I. è quello degli allagamenti. Ci sono imprese che rimangono sequestrate dall’acqua.

Il problema dell’allagamento non figura, ancora, neanche nell’elenco dei problemi da risolvere. Però non siamo all’anno zero, adesso c’è chi ci lavora e sappiamo con chi parlare.

A settembre il suo mandato finisce c’è la possibilità di un rinnovo?

Assolutamente no – ammette sornione indossando gli occhiali -. Il mio mandato si concluderà a settembre e, in più, lo statuto di Confindustria non consente il rinnovo”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI