21 Aprile 2022, 16:54
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CATANIA – La proclamazione è arrivata alle 14.15. L’avvocato Francesco Antille è il nuovo Presidente della Camera Penale di Catania “Serafino Famà”. Le votazioni si sono svolte oggi nella sala adunanze del Tribunale di Catania dalle 8,30 alle 14. Il direttivo dell’associazione forense è composta dal vice presidente Vittorio Basile, il segretario Francesco Branca, la tesoriera Tania Occhipinti, i consiglieri Giampiero Torrisi, Deborah De Santis, Michele Liuzzo. Tutti e sette i penalisti sentono la ‘grande responsabilità’ del ruolo che stanno andando a ricoprire. Ma ogni mossa sarà condivisa. Il gioco di squadra è la prima grande strategia di questo direttivo. Ed infatti decidono di rispondere alle domande in modo “collegiale”.
Cosa significa per voi essere la nuova ‘governance’ della camera penale di Catania? Portate un nome importante, quello di Serafino Famà?
È un grande onore ed una grande responsabilità. La storia dell’avvocatura penale catanese è lunga e di straordinario prestigio, che ha raggiunto vette altissime di preparazione e passione. In ciò la figura dell’Avvocato Famà si staglia imponente come esempio irraggiungibile di dedizione, pagata con il sacrificio massimo.
Continuità o discontinuità rispetto al direttivo che vi ha preceduto?
Come normale, ogni Presidente ed ogni Direttivo porta una propria specificità di conoscenze e di approccio che sono uniche ed irripetibili. Per tale ragione non appare opportuno parlare di continuità o discontinuità. Senza alcun dubbio il Presidente Turi Liotta ed il Suo direttivo hanno dovuto fronteggiare delle situazioni straordinarie legate alla pandemia che ha determinato stravolgimenti epocali in tanti settori della gestione ordinaria della nostra professione, e di fronte alla eccezionalità dei problemi e delle questioni l’Avvocato Liotta ed il Direttivo non hanno mancato di fare sentire la propria voce.
Quale è la priorità della vostra agenda?
Il peso della storia della Camera Penale di Catania determina con chiarezza quale siano le priorità ed al tempo stesso i confini dell’agire del direttivo. I Penalisti Catanesi hanno il dovere di apportare un contributo, che riteniamo possa esser importante ed in alcuni casi decisivo, in tre diverse direttrici: nell’ambito del Foro, nel tessuto sociale della nostra città, e nell’ambito nazionale dell’Unione delle Camere Penali.
Rapporto magistratura e avvocatura. Cosa c’è da migliorare?
Noi riteniamo che il miglioramento dell’esercizio delle funzioni giurisdizionali abbia come presupposto ineludibile la collaborazione di tutte le componenti: Magistratura, Avvocatura e Personale tecnico-amministrativo. Ovviamente il dialogo con la Magistratura, sia istituzionale che rappresentativa, appare necessario ma solo, ed è questo il punto insuperabile, se in condizioni di parità e di reciproca considerazione.
Edilizia giudiziaria?
Non c’è dubbio che l’edilizia giudiziaria costituisca uno dei grandi problemi e nodi per il corretto e celere esercizio delle attività processuali. Le strutture a Catania sono oggettivamente fatiscenti ed inadeguate sia per gli spazi che, in alcuni casi, anche per le condizioni di minima salubrità. Ma proprio per questa ragione è (o almeno dovrebbe) essere un banco di prova proprio per il potenziale dialogo con tutte le componenti dell’attività giurisdizionale. Solo attraverso la creazione di un fronte compatto ed unito potrà essere attirata l’attenzione su un problema che ormai è atavico. Certamente non possiamo ritenere soluzione credibile che, a fronte dell’ oggettiva impossibilità in alcuni casi alla celebrazione delle udienze, il rinvio possa essere disposto solo a fronte di una richiesta dell’avvocato.
Quale è la vostra posizione verso la riforma Cartabia?
In questo momento è difficile esprimere un parere compiuto sulla Riforma Cartabia. Molti dei punti più importanti sono ancora in itinere e quindi solo alla fine del percorso di approvazione integrale anche delle leggi delegate sarà possibile avere un quadro chiaro. Il dato concreto è che, neanche a livello progettuale, ci troviamo di fronte ad una svolta epocale, come forse i recenti eventi che hanno riguardato la Magistratura avrebbero dovuto determinare.
Quale è secondo voi il ruolo della stampa nel ‘racconto’ del processo?
La stampa assume un ruolo fondamentale nel racconto del processo, così come nel racconto di ogni aspetto della società civile. Ovviamente proprio l’importanza del compito determina la necessità che l’informazione venga raccolta in modo serio e plurale. Non bisogna dimenticare che in molti casi il processo penale e la notizia che viene dato dello stesso costituiscono la vera pena a carico dell’imputato che magari anni dopo sarà assolto.
Quale è l’obiettivo che volete assolutamente raggiungere alla fine del mandato?
Essere all’altezza dei direttivi che ci hanno preceduto ed essere capaci di trasmettere ai giovani avvocati la passione per un lavoro impegnativo, che prosciuga le energie fisiche e morali, ma che è oggettivamente meraviglioso.
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21 Aprile 2022, 16:54