16 Febbraio 2023, 05:00
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CATANIA. Il nome di Ruggero Razza pare convincere se non tutti, almeno in tanti. Dentro Fratelli d’Italia, in primo luogo. Ai vertici del partito di Giorgia Meloni, proprio a Roma, si sta ragionando seriamente sull’identikit di chi dovrebbe reggere le sorti della città di Catania. Tutto porta a lui.
Al netto dei retroscena e dei rumors sulla matrice di una soluzione ancora da declinare (i dettagli sono qui raccontati dal nostro giornale), umanamente, anche Salvo Pogliese sarebbe pronto a dare il nulla osta. Umanamente, sì. E in nome di una profonda amicizia personale. Perché politicamente ci sarebbe da fare i conti con la delusione di due ex assessori Sergio Parisi e Pippo Arcidiacono, i cui dossier non possono dirsi ancora chiusi.
Soffermiamoci intanto sul nome di Ruggero Razza. Perché piace ai meloniani? Perché ha sempre militato a destra, rimanendo sempre al fianco di un unico leader, Nello Musumeci. Dentro An, nella parentesi di Alleanza siciliana, ne La Destra di Francesco Storace, in Diventerà Bellissima e, in ultimo, Fratelli d’Italia. E perché poi ha nel curriculum una doppia esperienza da assessore: alla provincia regionale di Catania, quale vice di Giuseppe Castiglione, e alla Regione, quale titolare del complicato comparto Salute. Nonostante la giovane età, Razza conosce parecchio le pieghe della macchina amministrativa. Si tratta di un punto a favore.
Persino tra gli autonomisti c’è chi dice: “Il nome di Razza ci sta bene, perché non tende a fare lottizzazioni o a ingrassare clientele”. Una dichiarazione rigorosamente off. Ma il dato è che in questa fase anche Raffaele Lombardo parebbe pronto a concedere il lascia passare. Dopo la sentenza della Cassazione, che deciderà se l’ex governatore potrà dirsi definitivamente assolto dalle accuse di mafia, potrebbe aprirsi un nuovo scenario. Intanto le cose stanno così.
Stanno così anche in FdI. Al netto dei briefing romani, a livello locale però non è stato ancora convocato un tavolo di confronto sul possibile candidato sindaco. E quello sarebbe soltanto un primo passo. Perché non basta che meloniani e autonomisti diano il placet. C’è da attendere anche il parere degli altri alleati.
I silenzi di Valeria Sudano sembrano una conferma indiretta della volontà della Lega di esprimere la candidatura per Catania. “Se c’è il nome di Razza andremo divisi”, rivela a microfoni rigorosamente spenti un esponente di punta della Carroccio etneo. A quanto risulta, Luca Sammartino, vice-presidente della Regione e socio di maggioranza dei staliniani di Sicilia, non avrebbe ancora smaltito l’offesa per l’invito manettaro pronunciato da Nello Musumeci dinanzi a una sala d’Ercole incredula. Sul versante dell’orgoglio, Ruggero Razza rappresenterebbe un alter ego di quel presidente che i leghisti hanno aiutato a disarcionare dalla presidenza aprendo le porte a Renato Schifani. Nome divisivo, dunque.
Deve ancora decidere il da farsi, l’onorevole Valeria Sudano. Attende che siano gli altri partner della coalizione a fare la prima mossa. L’obiettivo è di andare compatti al voto. Ma tra il dire e il fare, potrebbe ancora saltare tutto per aria. Da Montecitorio, intanto, arrivano indiscrezione che la vedrebbero impegnata a favore di un piano per mettere in sicurezza le casse del Comune di Catania e impedire il secondo dissesto consecutivo.
C’è tuttavia un punto da valutare: l’eventuale elezione a Palazzo degli Elefanti la costringerebbe a lasciare la Camera dei deputati. Una scenario che farebbe il paio con il ritorno alle urne nel collegio uninominale che l’ha eletta appena lo scorso settembre. A qual punto, però, il candidato del centrodestra non sarebbe della Lega. Dettaglio che obbliga a dedicare maggiore attenzione alle mosse future.
Attualmente, i radar giornalistici danno i berluscones fuori dai giochi. Ultimamente, però, prende consistenza un cantiere finora silente. Quello che vorrebbe il ritorno in campo dell’ex europarlamentare azzurro Giovanni La Via. Era stato Cateno De Luca – ancora in cerca di un assetto per Catania – a lanciare il nome dell’attuale direttore generale dell’università degli Studi. Un’uscita non concordata e né, tanto meno, in linea con il profilo politico del diretto interessato. Ora sono però i fedelissimi a chiedere un passo in avanti. Si attendono risposte.
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16 Febbraio 2023, 05:00