14 Gennaio 2017, 16:40
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CATANIA – Fila, fila e ancora fila. Arriva fino alla villetta della Cattedrale e pare non attenuarsi. Tutto in ordine, come non mai. Tutti in attesa di vedere la cameretta di sant’Agata, ovvero il luogo dove sono riposte le ossa e il busto reliquiario della patrona etnea. Un evento eccezionale, che bissa l’altrettanto eccezionale apertura del sacello a seguito dei restauri del 2011. E dalla Curia già sperano che una data simile possa essere messa sempre più spesso nell’agenda della Chiesa catanese. In fondo, la vivacità cromatica della stanza è tale che pare un vero e proprio peccato sottrarla allo sguardo dei devoti. Ma c’è chi da tempo sostiene la necessità tutta cristiana di tenere esposte le reliquie agatine in maniere permanente, riconnettendosi alla bi millenaria tradizione ecclesiale. Così come avviene, ad esempio, a San Giovanni Rotondo con le spoglie di Pio da Pitralcina. Una soluzione forse prematura, ma almeno non indicibile. (GUARDA LE FOTO)
Dove va la festa di sant’Agata? Monsignor Gaetano Zito, vicario episcopale per la Cultura, non ha dubbi: “Si va verso il recupero della dimensione storica più veritiera, più corretta. La visita di questa mattina permette al popolo cristiano di comprendere che la nostra martire non è nascosta in un pozzo, non è tenuta vicino ad un fiume non ci sono sette cancelli. Liberando da queste dicerie prive di fondamento il racconto agatino, possiamo evangelizzare meglio la festa e veicolare meglio i valori cristiani che ogni anno Catania celebra”. Il programma è quello, insomma, di “rispettare i devoti – sottolinea Zito – attraverso un’operazione che sia di correttezza”.
Un po’ di storia, dunque. Ecco cosa c’è da sapere. Che il sacello è espressione della devozione di Ferdinando di Acugna, viceré di Sicilia dal 1489 e il 1494, nei confronti di Agata, ed stato è realizzato dalla moglie Maria de Avila in suo onore. È questa la ragione per cui, dirimpetto allo stesso sacello, c’è la sua tomba.
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14 Gennaio 2017, 16:40