Catania, editoria in crisi |A rischio 50 posti di lavoro

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08 Luglio 2013, 15:51

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CATANIA – Cinquanta posti di lavoro a rischio solamente a Catania con prospettive ancora più nere per l’intero settore. Stamattina, nella sala Giunta di Palazzo degli Elefanti, hanno risposto in tanti alla convocazione del sindaco Bianco che, su sollecitazione di Assostampa, il sindacato unitario dei giornalisti a livello provinciale, regionale e nazionale, ha riunito attorno a un tavolo le forze sociali e sindacali per parlare della crisi attraversata dall’editoria, in particolare da quella radiotelevisiva, oltre che per discutere dei livelli occupazionali, il cui calo è preoccupante in una città che già soffre la mancanza di lavoro.

Un incontro per sottolineare la vicinanza delle istituzioni e per studiare iniziative concrete, dunque, ma anche per analizzare le storture di un sistema che, a livello locale come nazionale, sembra non funzionare più. “In un Paese come il nostro e, maggiormente, in una Regione come la nostra – ha affermato Bianco – salvaguardare l’informazione è fondamentale. Quando si spegne un segnale che dà pluralità all’informazione – ha aggiunto – serve una reazione: coinvolgere l’opinione pubblica, e chiedere l’impegno dei Governi, regionale e nazionale”.

Bianco ha affermato non solo di aver già comunicato al presidente Crocetta la necessità di farsi carico dei problemi attraversati dall’editoria catanese che vede numerose vertenze aperte (Telecolor, Telejonica e D Channel), ma anche l’intenzione di coinvolgere il sottosegretario alla presidenza dei Consiglio, Giovanni Legnini, con delega proprio all’editoria. La situazione di crisi del settore è infatti diffusa e, stando alle parole di Luigi Ronsisvalle, vicepresidente nazionale dell’FNSI, rischia di peggiorare. “Il 90 per cento dei giornali hanno dichiarato lo stato di crisi – ha spiegato Ronsisvalle – e si è registrato un aumento dei pensionamenti e delle richieste di solidarietà. L’unico spiraglio era rappresentato dal digitale terrestre – ha aggiunto – ma questo in realtà non è stato foriero di nulla”.

In Sicilia più che in ogni altra regione, però, dal momento che Palermo non avrebbe garantito i contributi alle emittenti che hanno affrontato spese enormi per ammodernare i propri mezzi. “Le emittenti in Sicilia sono ben 119 – ha proseguito il vice presidente della Federazione della Stampa – ma, secondo uno studio che abbiamo condotto, solo il 60 per cento avrebbe le carte in regola per ottenere i finanziamenti”. Insomma, i fondi potrebbero pure esserci, per permettere quanto meno alle aziende televisive di affrontare la crisi rimanendo sul mercato, ma sarebbero mal distribuiti a realtà che non avrebbero nemmeno tutte le carte in regola per accedervi. Una situazione ingestibile cui sembra aver dato il colpo di grazia il calo degli introiti pubblicitari nonché l’assenza di risposte da Palermo.

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Regione assente, infatti, è stata l’accusa lanciata dai sindacati – Cgil, Cisl, Uil e Ugl – che hanno chiesto la defiscalizzazione degli investimenti pubblicitari, sostegno alla disoccupazione e, soprattutto, fare fronte comune. “Siamo soddisfatti della solidarietà incassata dall’amministrazione Bianco – ha evidenziato Rosaria Rotolo, segretario provinciale della Cisl – ma bisogna stringere su alcuni punti e serve l’impegno della Regione che, fino a oggi, non ha dato il suo sostegno, ad esempio attraverso sgravi fiscali per chi investe”.

Ma sarebbe anche l’iniqua distribuzione delle risorse esistenti ad aggravare una situazione già critica.  Un aspetto, questo, sottolineato da Francesco Di Fazio, editore di D Channel. “Bene il discorso del credito d’imposta, bene la defiscalizzazione della pubblicità – ha affermato – ma si deve intervenire attraverso la pubblicità istituzionale, differenziando i canali su cui farla”. Chiedere al presidente Ardizzone di calendarizzare incontri in aula per discutere di editoria e istituire una task force comunale al lavoro le proposte del sindaco Bianco per il settore. “Serve fare una ricognizione delle varie problematiche che riguardano la cultura – ha aggiunto l’assessore al ramo, Orazio Licandro – e elaborare rapidamente interventi. Occupazione e pluralismo vanno mantenuti, e bisognerà studiare le azioni concrete. Noi – ha concluso – faremo fino in fondo la nostra parte”.

 

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08 Luglio 2013, 15:51

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