03 Ottobre 2022, 05:06
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PALERMO – Un territorio al centro di strategie di penetrazione da parte di organizzazioni criminali catanesi, nissene e messinesi. Ecco i segreti della nuova mafia, che mantiene il suo epicentro a Enna. In un territorio che la Dia definisce il “cuore rurale della Sicilia” e che da decenni soffre di una endemica depressione socio economica rappresenta area di interesse per le articolazioni di cosa nostra nissena, catanese e messinese”.
Qui la criminalità organizzata si occupa prevalentemente del racket delle estorsioni, del traffico e spaccio di stupefacenti, della coltivazione di marijuana, nonché di gestione dei rifiuti e di infiltrazioni nel settore agropastorale.
La ripartizione, secondo la Dia, permane quella tradizionale emersa dall’operazione Leopardo (1992) in poi, ovvero l’articolazione in cinque famiglie storiche a Enna, Barrafranca, Pietraperzia, Villarosa e Calascibetta, a cui risultano collegati gruppi attivi in altri territori della provincia. Si mantiene, insomma, per la direzione antimafia, questa geografia mafiosa, nonostante negli anni siano sorti nuovi clan mafiosi, in certi casi, come il gruppo di Leonforte, formalmente riconoosciuti dai vertici provinciali. “Particolarmente incisiva – scrive la Dia – è l’ingerenza dei catanesi che approfittando della minore forza dei sodalizi locali e in assenza di una guida operativa riconosciuta in tale contesto infiltrano la provincia anche stringendo rapporti di collaborazione con la criminalità locale”.
Gli interessi della criminalità si manifesterebbero, per la Dia, soprattutto attraverso “episodi di natura estorsiva, di infiltrazioni nel settore agropastorale e di gestione dei rifiuti, nonché mediante il traffico e spaccio di stupefacenti, e da ultimo anche la coltivazione di Cannabis”.
Il 17 dicembre 2021, nell’ambito dell’approfondimento investigativo dell’operazione “Ultra” i Carabinieri di Enna e Catania hanno scoperto una ulteriore associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di droga che puntualmente “…provvedeva a coltivare i contatti con i canali di approvvigionamento dello stupefacente presenti nella città di Catania e di Palermo, intervenendo nelle fasi di contrattazione per la definizione del prezzo di cessione e finanziandone l’acquisto, sovrintendendo al trasporto della droga ed alle successive fasi distributive”.
La stessa indagine, ha confermato come “… il territorio di Barrafranca costituisca un nevralgico crocevia del traffico di sostanze stupefacenti ed un punto di riferimento per l’intera provincia di Enna e per parte di quella nissena ciò grazie ai comprovati accordi tra i soggetti e dei correlati reati fine afferenti alla illecita detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti ed esponenti della criminalità mafiosa catanese, che li hanno costantemente riforniti di tali sostanze”.
Inoltre la provincia di Enna ha dimostrato di essere anche luogo di produzione di sostanze stupefacenti. Il 15 settembre 2021 è stata scoperta dai Carabinieri a Centuripe una coltivazione di piantagione di Cannabis nascosta tra gli ulivi di un fondo apparentemente abbandonato.
“Sempre alta resta l’attenzione nel contrasto all’indebita percezione di contributi comunitari per il sostegno allo sviluppo rurale soprattutto nel comparto agro-pastorale che nella provincia come in tutto l’entroterra siciliano risulta essere l’unico fattore di traino per l’economia locale – prosegue la Dia -. Stante il perdurare della pandemia potrebbe essere ipotizzabile il tentativo delle consorterie di espandere l’infiltrazione del tessuto economico-produttivo approfittando della crisi di liquidità di molti imprenditori e cercando di condizionare le scelte degli Enti locali. In particolare la criminalità organizzata potrebbe intercettare i finanziamenti pubblici che sono stati e saranno ulteriormente erogati per il sostegno dello sviluppo economico al fine di assumere il controllo delle imprese in crisi del territorio”.
La Dia segnala poi che nel semestre tra il luglio e il dicembre del 2021 “continua ad essere commissariato il comune di Barrafranca” poiché “all’esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalità organizzata che hanno esposto l’amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l’imparzialità dell’attività comunale”.
Anche nel semestre in esame rilevante risulta il numero dei danneggiamenti avvenuti nella provincia. Sono stati compiuti 229 episodi, di cui 71 “a mezzo incendio”. Il 4 dicembre 2021, nell’ambito dell’operazione “Nemesi”, sono stati iscritti sul registro degli indagati due allevatori di Pietraperzia per danneggiamenti seguiti da incendi commessi nei territori di Enna e Pietraperzia nel luglio scorso al fine di favorire l’utilizzo di quelle terre per i loro capi di bestiame. “Gli stessi sono stati anche arrestati, assieme ad altri due allevatori, poiché ritenuti responsabili di omicidio aggravato e distruzione di cadavere. L’assassinio avvenuto l’11 luglio 2020 sarebbe stato perpetrato probabilmente al di fuori di contesti mafiosi e per motivi di interesse”.
Infine, nel secondo semestre del 2021, “l’analisi della documentazione presentata dalle imprese per l’iscrizione alla c.d. “white list” o per la partecipazione a gare pubbliche di appalto ha consentito di emettere alcuni provvedimenti interdittivi antimafia”.
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03 Ottobre 2022, 05:06