Cronaca

“Erba” e truffa, il traffico di droga di Santapaola

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03 Ottobre 2022, 05:51

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CATANIA – Gabriele Santapaola voleva la droga senza pagarla. Quando un coltivatore di canapa della zona di Mojo Alcantara lo contatta per vendergli la sua marijuana, l’esponente della famiglia Santapaola – Ercolano contratta l’acquisto di quasi 58 chili di droga di cui metà a credito. Ma poi sparisce, senza pagare il fornitore. È uno dei dettagli del traffico di droga gestito dai fratelli Santapaola che emerge dalle carte del blitz Sangue Blu, che mercoledì scorso ha portato in carcere 35 persone e decapitato il vertice provinciale dei Santapaola.

La fornitura

A offrire la marijuana in vendita è Salvo Lomonaco, coltivatore di canapa light, ovvero una coltivazione legale in cui però ha fatto crescere anche delle piante con contenuto illegale di principio attivo. Invece di bruciarle, Lomonaco cerca, tramite due intermediari, qualcuno a cui vendere l’erba, finendo in contatto con Gabriele Santapaola.

Le cose si muovono molto rapidamente e tra la fine di ottobre e la fine di novembre del 2018 le microspie dei Carabinieri documentano 4 spedizioni di droga, per un totale di 58 chili. La prima spedizione, di prova, prevede lo spostamento di 5 chili di marjiuana. O “cinque sacchi di noci”, secondo il gergo che Santapaola e uno dei due intermediari, Eugenio Barbero, mettono a punto prima di fare partire la prima consegna.

La consegna è organizzata come spesso accade nel narcotraffico, con un’auto che apre la strada per segnalare la presenza di forze dell’ordine e un’altra che trasporta i soldi e la droga. Santapaola e il fornitore non si incontrano, e quando la droga arriva a Catania è lo stesso Santapaola a metterla in un luogo sicuro, rischiando: “Cinque chili – è intercettato, mentre parla con il fratello – li ho incontrati di faccia con la valigia”.

La truffa

Dalla seconda consegna in poi, avvenuta pochi giorni dopo con la consegna di altri 20 chili, Santapaola cerca di conoscere di persona il coltivatore. L’idea è prendersi altri 25 chili di droga e pagare un anticipo, per un totale di 25 mila euro, con la promessa di saldare altri 25 mila euro una volta smerciata l’erba. Per poi sparire senza pagare: tanto Lomonaco non avrebbe mai denunciato: “Ha l’azienda – è intercettato Santapaola mentre parla con Barbero – non se ne può andare da nessuna parte, non è che ci può denunciare ‘mpare”.

Così Santapaola va a Mojo Alcantara a conoscere di persona Lomonaco e convincerlo del pagamento a rate. Nello stesso incontro mette a disposizione il suo nome e la sua forza criminale: “Un domani per qualsiasi cosa… facciamo corna, ti rubano la macchina, sai dove bussare capito? Siamo sempre disponibili”.

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Le minacce

Tutto sembra essere definito, tanto che Santapaola consegna 10 mila euro al responsabile mafioso della zona di Mojo Alcantara, per farlo intervenire se Lomonaco si fosse rivolto ad altri gruppi mafiosi una volta scoperta la truffa.

Il mattino del 9 novembre quindi Santapaola aspetta la consegna di altri 25 chili di marijuana. Ma riceve una telefonata da parte di Lomonaco, che racconta dell’opposizione del fratello e socio alla compravendita a credito: fino a quel momento infatti Lomonaco ha ricevuto solo 5 mila euro e ha ceduto 25 chili di droga.

Santapaola a questo punto si arrabbia, diventando minaccioso: “A me se mi fottono li vado a cercare fino a casa e gli sfondo le teste – dice al telefono – [tuo fratello] non lo può fare questo discorso, non lo sa con chi sta avendo a che fare”.

La droga alla fine arriva a Catania, e Santapaola non paga. Qualche giorno dopo è intercettato mentre dice “‘mbare io ho visto che era menomato questo, lo sai che mi ha detto? ‘Io mi spavento che mi fai la truffa’, e io gli ho detto ‘Qui truffa non ne facciamo, ti sto portando i soldi!”

Giorni dopo, Santapaola riesce a farsi dare altri 8 chili da Lomonaco, passando per un altro intermediario e facendo in modo da non apparire come l’acquirente finale.

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03 Ottobre 2022, 05:51

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