CATANIA – Un’intera cosca a giudizio, assieme alla famiglia gemella di Ramacca. È quella del Castello Ursino di Catania, uno dei gruppi del clan Santapaola, alla sbarra per l’inchiesta “Mercurio”. Il processo è quello che vede tra gli indagati anche un politico Giuseppe Castiglione, e un pentito, Rosario Bucolo, di recente collaborazione.
E il 17 ottobre sarà il giorno della scelta dei riti per tutti. Castiglione ha già scelto l’ordinario, in caso di rinvio a giudizio, che si discuterà venerdì prossimo.
L’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso è contestata a 15 persone. Sono Emanuele Bonaccorso, Rosario Bucolo, Domenico Colombo, Antonino Della Vita, Antonio Di Benedetto, Domenico Di Gaetano. E ancora, a Pierpaolo Gianluca Di Gaetano, Vincenzo Fresta, Ernesto Marletta, Rosario Marletta, Salvatore Mendolia. A Salvatore Mirabella, Santo Missale, Pasquale Oliva e Vincenzo Rizzo.
Il ruolo di Ernesto Marletta e di Bucolo.
Secondo la Dda di Catania, l’organigramma di Catania avrebbe come capo Ernesto Marletta e organizzatore – oggi pentito – Rosario Bucolo. Quest’ultimo sarebbe l’esattore del pizzo. Da qualche settimana però Bucolo parla. Fa nomi e cognomi, confessa e tira in ballo anche i vertici di Cosa Nostra. Ha parlato anche dei presunti boss provinciali, Ciccio Napoli e Francesco Russo.
Oggi però il processo riguarda la zona del Castello Ursino e l’area di Ramacca, dove i clan sono storicamente radicati e la loro presenza già storia. L’inchiesta ha portato a scoprire la capacità del gruppo di penetrare nella pubblica amministrazione. Questo al fine di coltivare i propri interessi economici nel settore degli appalti pubblici.
Gli inquirenti sono giunti a individuare accertare gli affari gestiti dalla famiglia mafiosa di Ramacca. E sarebbero anche emersi i loro uomini di fiducia. Uomini che sarebbero stati deputati al controllo del territorio di competenza e alla cura degli interessi economici del sodalizio mafioso.
Le dichiarazioni del pentito
Durante le indagini, secondo il pentito Bucolo, si sarebbe vissuto un clima generale di paura. In cui anche un incontro casuale, a due passi da casa, lascia sospettare che magari, ‘quell’amico’, fosse lì per spiarti. E forse pure organizzare un agguato per ucciderti. Dopo aver raccontato del suo rapporto tormentato con Salvatore Mirabella “u paloccu”, Bucolo ha ricostruito.
“Tra il dicembre 2022 e il 2023, la situazione con Mirabella peggiora. Temevo che (… ) avessero intenzione di uccidermi. Dissi questa cosa a Marletta Ernesto (ritenuto un referente mafioso nella zona del Castello Ursino, ndr.) – prosegue Bucolo – che però mi disse che non sarebbero stati capaci di fare una cosa del genere”.
Bucolo aveva visto sotto casa un uomo vicino a Mirabella. “Io informai Marletta Ernesto che ero pronto ad uccidere Mirabella per difendermi – ha sottolineato -. A questo punto per risolvere la situazione è stato organizzato un incontro”. L’ incontro si sarebbe svolto vicino Via Ventimiglia, ma Bucolo sarebbe stato allontanato: “Marletta sapeva che io ero armato e pronto ad usare la pistola perché temevo per la mia vita”.
Nel corso della riunione si decise che Mirabella si sarebbe spostato in altre zone, anche grazie all’intervento – almeno così secondo Bucolo – di Ciccio Napoli, il presunto referente provinciale. Napoli, dopo il suo arresto, avrebbe stabilito che Mirabella sarebbe stato messo vicino a Ciccio Russo.

