Catania, gli effetti della guerra in Ucraina sull'economia - Live Sicilia

Gli effetti della guerra sulle industrie catanesi: l’allarme della Cgil

La camera del Lavoro etnea chiede un incontro urgente a Comune e Regione
SETTORE ENERGIA
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CATANIA – Le conseguenze del conflitto russo/ucraino e del post pandemia sulle industrie catanesi. Le analisi, le proposte, gli effetti diretti e quelli indiretti dei costi energetici e la mancanza di progettualità di sistema. La CGIL chiede un confronto urgente con il Comune e con la Regione Siciliana. Le opportunità del Pnrr rischiano di erodere il 2% del PIL che faticosamente è stato guadagnato dopo l’inizio della pandemia.

Questi i temi esposti, stamattina, nel salone Russo in via Crociferi da Carmelo De Caudo, segretario generale della Camera del Lavoro e da Giuseppe D’aquila, segretario confederale. “La CGIL lancia un grido d’allarme sulle conseguenze, economiche, del conflitto russo/ucraino  – dichiara De Caudo – perché siamo convinti, da uno studio effettuato, che sulla nostra provincia ci saranno seri problemi. Gestione dell’acqua pubblica, acciaierie e tutte quelle aziende che hanno subito gravi danni con la pandemia e che oggi devono fare i conti con l’aumento dei prezzi energetici”.

Dopo un 2021 dalle “tinte fosche” era apparsa una piccola luce in fondo al tunnel. Il capoluogo etneo, sembrava avesse recuperato, ma nel 2022 il PIL siciliano frena bruscamente, anche a causa del conflitto in corso, e la crescita del Prodotto Interno Lordo, secondo alcune stime, si attesterà sotto la soglia del 3,5%.

“Il tessuto industriale rischia di subire conseguenze importanti – ribadisce Giuseppe D’Aquila – abbiamo grandi opportunità, ma il balletto elettorale che è iniziato per le regionali e la condizione “drammatica” nella quale versa il nostro Comune non ha permesso nessuna interlocuzione per fare sistema intorno alle opportunità che si stanno presentando. Le conseguenze sul territorio stanno iniziando a sentirsi”. La sfida lanciata dalla CGIL è quella di trasformare il PNRR in una nuova capacità produttiva in grado di intercettare una quota maggiore di “domanda” interna ed estera.


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