07 Aprile 2015, 19:30
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CATANIA – La storia del calcio insegna che si gioca, si vince e si perde in undici, ma negli ultimi anni, in tutte le categorie, il valore della panchina per ciascuna squadra si è rivelato fondamentale. E anche una squadra come il Catania, costruita per distruggere la concorrenza con una rosa decisamente di altra categoria, non poteva rappresentare un’eccezione a questo adagio del calcio moderno. Così, tra i volti decisamente più noti di gente come Maniero, Rosina, Calaiò e gli altri “big”, almeno per la cadetteria, a disposizione di mister Marcolin, sbucano quelli di due giocatori divenuti all’improvviso decisivi per le sorti della formazione rossoazzurra. Stiamo parlando di Lucas Castro e Pietro Terracciano, i protagonisti che non ti aspetti in una fase tanto delicata quanto decisiva per le sorti del calcio a Catania, sia per la stagione singola che per il futuro del club.
Il primo rientrava nel novero dei protagonisti annunciati alla vigilia di quella che doveva essere la stagione dell’immediato ritorno del Catania nell’Olimpo del calcio italiano, ma sia le aspettative nei confronti dell’argentino, che quelle riposte sull’intera formazione etnea sono state ben presto ridimensionate. El Pata ha vissuto un mese di gennaio sempre in bilico, tra la possibilità di “evadere” e avere una sorte simile a quella dei suoi illustri connazionali, da Spolli a Leto passando per Peruzzi, Monzon, Calello e l’uruguaiano Rolin, e la grande occasione di rilanciarsi in rossoazzurro sotto una nuova guida tecnica, quella di Marcolin. Così, per Lucas Castro sono arrivati tre gol sicuramente importanti: in primis quello del definitivo pareggio al “Massimino” contro il Crotone, che ha evitato una sconfitta clamorosa; poi quello dell’illusorio vantaggio, sempre in casa, contro il Frosinone, che non ha portato punti alla causa etnea ma sicuramente ha restituito fiducia al giocatore; infine il secondo dei tre gol catanesi a Varese, in una gara cruciale per l’argentino che era stato chiamato a sostituire un pilastro della squadra, come Ale Rosina.
Terracciano ha invece vissuto una stagione sull’ottovolante, essendo partito quasi alla pari con il giovane Frison nelle gerarchie imposte da Maurizio Pellegrino, salvo poi veder arrivare un collega esperto e collezionista di promozioni come Luca Anania. L’infortunio e la conseguente rescissione del contratto dell’ex pescarese sembrava spalancargli le porte dell’undici titolare, ma la gestione del mister siracusano, e quella successiva di Sannino portavano alla conferma tra i pali di Frison, nonostante qualche amnesia imperdonabile. Poi l’arrivo di Marcolin, l’addio in direzione Sampdoria dell’ex vicentino e l’acquisto di Gillet durante la finestra invernale di mercato. Una gerarchia tra portieri divenuta più stabile e che ha dato maggiore serenità allo stesso Terracciano, il quale si è accontentato del suo ruolo di secondo ma con la chiara intenzione di sfruttare ogni singola occasione. Questo deve essere stato l’atteggiamento che deve aver accompagnato il portierino di San Felice a Cancello nella doppia sfida contro Avellino e Varese: zero gol subiti, non tantissimi interventi ma decisivi per riuscire a portare a casa sei punti fondamentali per la corsa del Catania verso la salvezza.
Così il Catania scopre due nuovi protagonisti per il finale di stagione. Sarà difficile attendersi la presenza in panchina di gente forte e navigata come Gillet e Rosina, ma Marcolin ha ora la consapevolezza di poter contare su altri giocatori pronti a dare il massimo per trascinare i rossoazzurri fuori dalle sabbie mobili della classifica.
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07 Aprile 2015, 19:30