Il “giallo” di Attilio Manca| Mirone: “Riaprire il caso”

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12 Marzo 2014, 16:24

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CATANIA – Luciano Mirone torna a scrivere e impasta di inchiostro centinaia di pagine con un altro giallo tutto italiano. Uno di quei casi “irrisolti” che ha investito lo stivale. Il giornalista siciliano scava in un sordida storia consumata a Viterbo. Sono le 11 del 12 febbraio 2004: Attilio Manca muore in una pozza di sangue. Questa l’unica certezza di questa storia: l’ora e la data della morte,  quello però  che è accaduto prima del decesso è tutto un mistero ancora da risolvere. Luciano Mirone cerca di portare verità in questa pagina oscura della cronaca italiana. Quella morte sarà etichettata come suicidio: il cuore di Attilio Manca, 34 anni, avrebbe cessato di battere per un overdose, causata da un cocktail di eroina, alcol e tranquillanti. I magistrati scriveranno questo nero su bianco. Un particolare, però, non può essere tralasciato: l’urologo originario di Barcellona Pozzo di Gotto è mancino. E, allora, come mai i buchi sono sul braccio sinistro?

“L’appello che io lancio attravaerso questo libro – dichiara Luciano Mirone nel corso della presentazione alla Feltrinelli di Catania – è quello che si possa riaprire il caso. E magari che non se ne occupi la procura di Viterbo ma la Direzione Nazionale Antimafia. La speranza è che venga fatta un’inchiesta seria e ci venga finalmente detto perchè è morto Attilio Manca”.

Troppo poche le prove. Anzi per lo scrittore, incalzato dalle domande del moderatore Anthony Distefano, non c’è “uno straccio di prova” che l’urologo sia morto per overdose. “Non vogliamo escludere a priori che si sia trattato di un suicidio ma che ci portino delle prove serie, e per fare questo serve un’inchiesta approfondita”. Perchè Mirone parla di Procura Antimafia? Semplice, perchè nella vita di Attilio Manca c’è un ombra “misteriosa” chiamata Bernardo Provenzano.  Per i genitori la morte del figlio è da collegare con l’operazione di cancro alla prostata cui, nel settembre del 2003, è stato sottoposto a Marsiglia il capo dei capi di Cosa Nostra, nascosto sotto falso nome. Attilio avrebbe visitato e curato il boss in Italia, sia prima sia dopo l’intervento in Francia. Ecco che Luciano Mirone scegli un titolo che accende i riflettori su questo angolo nero della vicenda che presenta molte (troppe) omissioni investigative.

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Un “suicidio” di mafia – La strana morte di Attilio Manca, ci trasporta nella città di Barcellona Pozzo di Gotto. Un lembo di terra siciliana dove le strade si sono macchiate del sangue del giornalista Beppe Alfano e dove secondo la magistratura è stato costruito il telecomando che “sentenzieraà” la morte di Giovanni Falcone, di sua moglie e della sua scorta in quel ponte di Capaci. La penna di Mirone scava ancora una volta in una pagina di cronaca giudiziaria, ma in questa storia si parla anche di dolore. Il dolore dei familiari, come quello del fratello Gianluca, che vorrebbero cucire la loro ferita ancora aperta con l’ago della giustizia e il filo della verità.

 

 

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12 Marzo 2014, 16:24

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