Cronaca

Catania, dentro il sistema di Cosa nostra: la nuova mafia

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27 Settembre 2022, 20:20

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CATANIA – La mafia si evolve. Si modifica. Per un (ex) boss degli anni 90 quella di oggi non si “può chiamare Cosa nostra. Si è trasformata in criminalità organizzata”. Anche se si fanno chiamare “Santapaola” fanno “tutto tra di loro”, dice. “Prima funzionava in modo piramidale”, racconta colui che ad un certo punto – quasi trent’anni fa, quando hanno arrestato tutti – si è trovato ai vertici assoluti. Ma queste restano le dichiarazioni di un mafioso (condannato per mafia e omicidi) raccolte in un’intervista rimasta in un cassetto da prima dell’incubo covid. Ma per conoscere (e scrivere) la mafia bisogna parlare con chi è stato dentro il sistema. Chi ha bruciato nella mano il santino promettendo fedeltà all’associazione se no sarebbe finito bruciato come quell’immagine.

“Le parole del rito non me le ricordo più, è passato troppo tempo. Ma più o meno era così”. Mai un nome su chi è stato il suo padrino e su chi lo ha proposto come uomo d’onore. “Mi hanno chiesto tante volte di collaborare ma non l’ho mai fatto. Eppure quando mi hanno arrestato tutti pensavano il contrario”. Sono solo alcuni passaggi di un dialogo durato due ore, tra ‘on e off the record’. Amici, educazione, intelligenza. Sono parole che molte volte vengono citate. Ma che fanno a schiaffi con un racconto che parla della famiglia catanese di Cosa nostra che negli anni 90 ha ucciso, vessato, rubato, inquinato istituzioni e imprese. “Non sono un angelo. E non sono certo innocente. Mi ritengo un mafioso in pensione”. Garantisce che nessuno dopo il carcere lo ha avvicinato per “tornare”. Però è convinto che le cose oggi funzionano in modo diverso. Prima di diventare “uomo d’onore, c’era la gavetta che durava anni. Oggi tutti sono boss”. 


E torniamo al concetto iniziale. La mafia si evolve e muta. Però leggendo le carte di Kronos, Chaos e Agorà  – le ultime tre inchieste sulla famiglia Santapaola-Ercolano – un tentativo di riportare le cose indietro nel tempo c’è stato. Addirittura si è scelto di affidare le redini a chi aveva il cognome Santapaola. O di dare la carta a un esperto mafioso come Antonio Tomaselli. Alla fine l’eredità mafiosa sarebbe passata nelle mani di più persone, ma anche loro – Turi Rinaldi in particolare – nelle intercettazioni parlano di riprendere le estorsioni storiche. Ma parallelamente ci sono le nuove leve che guardano (fin troppo) alla criminalità violenta di Napoli. I giovani, per la maggior parte gestori di piazze di spaccio, che ‘rivendicano’ l’appartenenza a Cosa nostra e sono capaci anche di ammazzare senza pensarci. E forse senza neanche chiedere l’autorizzazione dei ‘vecchi capi’. 

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27 Settembre 2022, 20:20

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