Catania

La battaglia dell’acqua: se ne perde il 75%, convenzione ferma al palo

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15 Febbraio 2024, 05:01

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CATANIA – Una vicenda che rischia di implodere irrimediabilmente ben prima dell’arrivo della prossima ed imminente estate. La rete idrica che allaccia i paesi etnei fino al capoluogo di città fa acqua da tutte le parti: e non si tratta di una battuta venuta male. Un intreccio di oltre mille e ottocento chilometri di tubature sparpagliate sul territorio – ma che tiene in considerazione solo la rete di distribuzione dell’Acoset (il Consorzio che serve e interessa venti Comuni della provincia) – e che cela un dato drammatico quanto certamente non nuovo: il 75% dell’acqua, infatti, si perde dalla sorgente sino ad arrivare all’utenza, tra i meandri del sottosuolo. 

Scarsi investimenti

Un vero e proprio stillicidio che certifica un sistema colabrodo per il quale non si riesce proprio ad invertire un trend disastroso. La questione morale diventa quella di riuscire ad investire congrue somme per riuscire a contenere perdite economiche e di acqua. Tanta acqua.

“Bisogna guardare in faccia la realtà: come si può riuscire a tenere in piedi un sistema dove la tariffa da sola basta a malapena a far fronte alle spese vive?”, spiega un autorevole rappresentante dell’Acoset. Ed in effetti, il 50% – circa dieci milioni di euro serve a saldare i costi dell’energia elettrica – mentre per gli investimenti rimane a malapena 1 milione e mezzo di euro. A riequilibrare il concetto (si fa per dire) l’alta evasione: quella di chi la bolletta non la paga.

Allarme per i mesi estivi

Ed, allora, si diceva di ciò che potrebbe accadere nei mesi estivi. I dati dell’autorità di bacino dicono già oggi che all’orizzonte c’è da attendersi un’estate rovente anche per via (fuori dai tecnicismi) di un calo delle falde nella misura di oltre il 20%. Quella che si prospetta è una turnazione di approvvigionamento dell’acqua. Tradotto: in queste condizioni, le giornate trascorreranno a fare scorte d’acqua perché sarà destinata a mancare per diverse ore nel corso della giornata. 

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La convenzione

In questo contesto resta in stand-by quella che abbiamo ribattezzato come la battaglia dell’acqua. Nel groviglio di ricorsi, contrapposizioni politiche e carte bollate che hanno caratterizzato gli ultimi venticinque anni la sostanza resta quella del provvedimento del Cga che aveva già disposto che l’accordo tra Sie (la società mista affiancata da un socio di minoranza) e Ati (non più Ato e che rappresenta i primi cittadini dei 58 Comuni della provincia) mantiene tutta la sua validità. Dove l’Ati, nonostante un’altra sentenza del Cga di poco più di un anno fa, non ha mai stipulato alcuna convenzione con la Sie.

Da qui la nomina di un commissario ad acta da parte del governo regionale. In ballo ci sono lavori (complessivi) per almeno 2 miliari di di euro in affidamento diretto.

Ma intanto a proposito della convezione, dopo l’ultimo rinvio avvenuto in assemblea Ati, tra oggi e domani dovrebbero essere depositati gli emendamenti proposti da alcuni dei 58 primi cittadini. Dopodiché si valuterà se sentire anche le controparti o convocare subito l’assemblea: l’impressione è che entro la fine di febbraio o l’inizio del mese prossimo se ne possa venire in qualche modo a capo. Anche se appare inevitabile che, nel bilanciamento tra gestione pubblica e privata, la battaglia che è anche politica e di potere rischia col mietere qualche ferito.
Sempre politicamente parlando, s’intende.

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15 Febbraio 2024, 05:01

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