22 Febbraio 2015, 06:51
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CATANIA. Serve più confronto. Serve un cambio di marcia a Palazzo degli Elefanti. Lo racconta, mica tra le righe, il deputato Giuseppe Berretta. Una chiacchierata a trecentosessanta gradi: senza fronzoli e senza patine di formalismi.
Onorevole, anzitutto: che si dice a Roma?
“Siamo in una fase per tanti versi entusiasmante: sentirsi parte di un percorso di riforme e di cambiamento che investe la legge elettorale e le misure in ambito sociale. Io, poi, come faccio sempre ho provato a coniugare questo tipo di lavoro con l’attenzione per il territorio.
E ritiene di esserci riuscito, finora?
“Il mio è un impegno senza scusanti: l’impegno nazionale non significa mettere da parte il territorio: Catania e la Sicilia”.
E cosa di dice, allora, di Catania?
“Dico che in questi mesi abbiamo registrato una difficoltà complessiva dell’amministrazione che è frutto, certamente, di una eredità molto negativa. Però la speranza era quella che si cambiasse ritmo; che ci fosse una fase davvero nuova caratterizzata da una discontinuità rispetto al passato; da scelte improntate da grande rigore. Ma complessivamente non è affatto così”.
Cos’è che non sta andando? Responsabilità del sindaco, della coalizione o del sistema?
“Non saprei valutare. Io vedo che c’è un grande attivismo da parte del sindaco e, quindi presumo, che sia tutto un problema di assetto e di visione della città e della sua prospettiva”.
Ci spieghi meglio.
“Da esponente di centro-sinistra a me interesserebbe che l’amministrazione nella sua pratica quotidiana riuscisse a manifestare con grande forza una capacità di assumere alcune priorità. Dal tema dei quartieri periferici, alle persone che sono in sofferenza, al tema della mobilità sostenibile, alla vivibilità della città: un’amministrazione di centrosinistra si deve caratterizzare per scelte “diverse” rispetto al passato. Dovremmo caratterizzarci per questo: trasmettere questa “diversità”. Ma in questo un grande ruolo dovrebbe averlo il Partito democratico”.
E dunque?
“E, dunque, finora non mi sembra che sia stato così. Non mi sembra che il mio partito si sia distinto per scelte coraggiose”.
Quello che noi osservatori ci domandiamo è perché, anche all’interno dei democratici, le cose stiano andando a questo modo.
“Stanno andando così perché rispetto all’analisi che ho appena esposto, c’è chi legittimamente non la condivide. L’amministrazione prosegue per la sua strada incurante delle sollecitazioni positive e propositive che provengono da una parte del Pd e ritiene di potere affrontare le questioni facendo votare documenti”.
La maggioranza che schiaccia la minoranza.
“Ma, guardi, il tema non è accontentare Giuseppe Berretta o altri esponenti del Pd: il tema è come ricucire un rapporto con larghe fette della città che avevano aspettative enormi rispetto a questa esperienza amministrativa e oggi si sentono disilluse e vivono un disincanto che a me spaventa e preoccupa”.
Perché?
“Perchè una città si rialza, in primo luogo, se c’è una condivisione ed una partecipazione. In questo senso, perché abbiamo posto l’argomento sulle aree verdi e le modalità di gestione? Perché bisogna coinvolgere i cittadini facendoli sentire protagonisti del cambiamento: il cambiamento non può essere realizzato dall’amministrazione in solitudine. Catania ha bisogno di larghissima partecipazione. Un progetto che veda i cittadini chiamati in causa rispetto ad una città che vorremmo e che abbiamo proposto in campagna elettorale.
C’è un problema di metodo? L’amministrazione Bianco è chiusa su se stessa?
“Quello che io ho registrato è che rispetto alle critiche e rispetto alla volontà di un dialogo essenziale per trovare un momento di sintesi, c’è stata una indisponibilità ed una chiusura che è un errore molto, molto, grave”.
Lei ogni tanto si sente con Bianco?
“Ogniqualvolta, seppur raramente, il Partito democratico riunisce gli organismi, io sono sempre pronto a partecipare. Da ultimo è stato convocata una riunione sul Cara di Mineo, nonostante fosse di domenica mattina e dopo che alla Camera abbiamo lavorato fino a sabato sera, alla quale non mi sono sottratto. Registro che più che discussioni, la direzione provinciale del partito si è convocata una direzione provinciale di due ore dopo che no ci si riuniva da sei mesi”.
Lo dice con molta amarezza.
“Beh, diciamo che gli spazi di dialogo sono a dir poco ristretti”.
Lei come giudica il lavoro che viene svolto a Palazzo degli Elefanti nel rapporto tra maggioranza e opposizione?
“Là il problema non è certamente la singola posizione di un consigliere comunale. A partire dal Pua ed in tante altre occasioni negli ultimi mesi, si è registrata una grave frattura tra la maggioranza e la giunta. L’unico caso in cui i capigruppo della cosiddetta maggioranza è stato quando si è trattato di stigmatizzare alcune mie dichiarazioni alla stampa. Non credo di essere così importante: ci sarebbero altre cose da fare per il bene della città”.
Proviamo ad individuare due o tre priorità dalle quali, secondo Lei, occorre ripartire immediatamente.
“Io penso che ci sia una richiesta di fondo che investe l’amministrazione e tutta la politica: quella di un rigore morale. Su questo punto mi aspetto che questa amministrazione di centrosinistra possa essere in prima fila anche per rispondere con i fatti ad alcune accuse che sono state mosse in ordine all’inquinamento del voto che può esserci stato”.
Lei nutre sospetti?
“Mi limito a dire che l’amministrazione di Catania deve assumere il tema della moralità pubblica come priorità assoluta: è vero che lo ha fatto e secondo me, sarebbe bene insistere. Mancano ancora tre anni alle prossime amministrative ma questo è un tema che va affrontato quotidianamente in vista della prossima tornata elettorale. E, poi, c’è un’altra cosa che mi preme evidenziare”.
Prego.
“Dobbiamo ripensare alla scuola: a ripensare una città mettendo i bambini e i loro bisogni al centro. Ma occorre un profondo rinnovamento generazionale a livello di classe dirigente: temi di un nuovo spartito ma anche nuovi interpreti. Una nuova generazione alla prova. Sono sfide che non solo l’amministrazione ed il consiglio comunale ma anche, e soprattutto, il partito ed i suoi circoli non possono non tenere conto”.
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