19 Febbraio 2024, 11:39
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CATANIA – Il traffico di cocaina avveniva attraverso appuntamenti o, talvolta, pure in modalità take away. E avveniva a Catania e in altre sei città dell’hinterland, ovvero Gravina, Mascalucia, San Giovanni la Punta, San Gregorio di Catania, Valverde e Tremestieri Etneo. Per questo i carabinieri hanno eseguito 9 arresti. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere riguarda il 35enne Gaetano Bellia, Angelo Cannavò di 55 anni, i 33enni Santo D’Amico, Ignazio Christian Speranza e Marco Marino, Gabriele De Fazio di 22 anni, Giuseppe Puglisi di 64 e Anthony Rinaldi di 32. Arresti domiciliari per Giuseppa Di Mauro di 53 anni.
L’operazione è stata condotta dai militari del comando provinciale, supportati da personale specializzato del nucleo carabinieri cinofili di Nicolosi e dalla Cio del XII reggimento carabinieri Sicilia. Gli arrestati, su ordinanza emessa dal Gip di Catania, sono accusati a vario titolo di spaccio e detenzione di cocaina, in maniera reiterata e in concorso tra loro.
Le indagini sono una prosecuzione dell’operazione “Koala”. Nel 2021, quell’inchiesta aveva consentito di individuare l’esistenza di un gruppo criminale finalizzato allo spaccio di cocaina “in modalità itinerante” in provincia. Le indagini riguardano il periodo compreso tra febbraio e giugno 2023, eseguite dalla stazione dei carabinieri di San Giovanni La Punta.
Indagini svolte con attività tecniche ma anche attraverso i tradizionali approcci investigativi come i pedinamenti degli indagati. In questo modo sono stati raccolti indizi che portano a ipotizzare una fiorente attività di smercio al dettaglio di cocaina nelle sette città. I militari sostengono di aver ricostruito le diverse modalità di cessione della cocaina, comunemente indicata come “cosa”.
Lo spaccio avveniva prevalentemente in maniera “itinerante”. Gli spacciatori, per evitare di destare sospetti – permanendo in modo stanziale e continuo in uno specifico luogo ove attendere gli acquirenti, ben consapevoli che prima o dopo la “piazza di spaccio” sarebbe stata intercettata dalle forze dell’ordine – avrebbero preferito prendere “gli ordini” telefonicamente.
Prima scambiavano con i clienti una veloce battuta al cellulare. Qui avveniva la prenotazione, utilizzando un linguaggio in codice. Poi si individuava orario e un luogo noto a entrambi. Poi lo spacciatore andava a rifornirsi e infine avveniva l’incontro vero e proprio e la cessione di droga in cambio del denaro. Il tutto velocissimamente.
Talvolta i pagamenti avvenivano anche con ricariche di carte prepagate intestate a persone terze, rendendo così ancor più difficoltosa l’attività di indagine dei Carabinieri. In casi residuali, per ancora maggior prudenza, la compravendita di droga sarebbe avvenuta addirittura in modalità “take away”, quando gli spacciatori sarebbero ricorsi a luoghi già concordati con gli acquirenti, ove facevano loro trovare “l’ordine”.
Uno spacciatore, dopo aver lasciato la droga nel luogo stabilito, avrebbe detto: “Già fatto Amazon”, come se si trattasse di un onesto corriere del noto e-commerce. Tra i presunti spacciatori, vi era poi chi, per evitare che la cessione di cocaina avvenisse in luogo pubblico, sempre per ridurre ulteriormente il rischio di essere notati o che i loro acquirenti potessero essere fermati in strada con la sostanza stupefacente, avrebbe anche ospitato gli assuntori all’interno delle proprie abitazioni.
Il tutto ovviamente per il tempo strettamente necessario alla consumazione del “pippotto”, mettendo a disposizione perfino le camere dei propri familiari. Infine, e da qui trae origine il nome dell’odierna operazione “Non solo pane”, particolarmente significativa sarebbe stata la condotta di uno degli spacciatori, che essendo un panettiere, avrebbe utilizzato il suo forno, posto in una strada senza uscite del Comune puntese e per questo motivo molto riservata, quale “copertura” per la sua seconda e probabilmente più redditizia illecita attività professionale.
Tra gli ignari clienti dell’esercizio, alcuni “affezionati” avrebbero cosi fatto precedere la normale spesa da una veloce chiamata al fornaio, ovvero il loro pusher di fiducia. Assicuratisi che fosse aperto, cioè pronto a soddisfare le loro richieste, avrebbero chiesto di ritirare “mezzo chilo di pane” o “mezza pagnotta”, tutte forme criptiche che avrebbero celato il reale riferimento alla quantità di cocaina richiesta.
A sostegno del quadro indiziario sono stati eseguiti, nel corso delle indagini, numerosi riscontri che hanno portato ad un arresto in flagranza di reato ed a 5 deferimenti in stato di libertà per “detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente”. Il tutto con il sequestro di oltre 50 grammi di cocaina, nonché di bilancini e strumenti finalizzati al confezionamento. L’esecuzione dell’ordinanza ha comportato un articolato intervento dei Carabinieri sull’area di Catania e dei paesi etnei.
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19 Febbraio 2024, 11:39
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