Cronaca

Mafia, piombo a Librino: in aula parlano i pentiti

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15 Novembre 2022, 06:01

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CATANIA – Nomi e collegamenti. L’udienza di ieri del processo per la sparatoria di Librino dell’otto agosto 2020, in cui morirono due persone in seguito allo scontro tra il clan Cappello e quello dei Cursoti milanesi, ha visto comparire Salvatore Scavone e Martin Carmelo Sanfilippo. I due pentiti della mafia catanese hanno raccontato i rapporti interni al clan dei Cursoti e hanno identificato i partecipanti al pomeriggio di sangue in cui Catania si trasformò in un teatro di guerra.

Il braccio destro

Davanti alla corte è comparso Salvatore Scavone, uomo del gruppo dei Nizza, costola del clan Santapaola – Ercolano. Scavone ha iniziato a collaborare con la giustizia e il suo nome è comparso in diverse delle operazioni che negli ultimi mesi hanno coinvolto uomini di Cosa nostra catanese.

Il clan Santapaola – Ercolano non è stato coinvolto direttamente nella sparatoria di Librino. Scavone però ha fatto luce su un collegamento all’interno dei Cursoti milanesi. In quanto responsabile dei Santapaola, infatti, Scavone ha riferito di avere avuto diversi contatti con Carmelo Di Stefano, responsabile dei Cursoti e uno degli indagati per la sparatoria.

Agli incontri, ha riferito in udienza Scavone, era presente anche il braccio destro di Di Stefano, ovvero Martin Carmelo Sanfilippo. In altre parole, l’uomo dei Santapaola ha confermato lo stretto legame tra Di Stefano e Sanfilippo, che è stato ferito nella sparatoria di Librino e che in seguito ha cominciato a collaborare con la giustizia.

I nomi

Proprio Sanfilippo è il secondo pentito che ieri ha parlato in udienza. L’uomo dei Cursoti ha ribadito quanto già detto durante le indagini preliminari al procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e al sostituto procuratore Alessandro Sorrentino.

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Nelle sue dichiarazioni, Sanfilippo raccontò di essersi trovato su una Panda quando vide arrivare una cinquantina di persone su moto e scooter che iniziarono a sparare su di lui e su un’altra auto. Sanfilippo ha identificato diverse delle persone presenti sulla scena, da Massimiliano Cappello, che guidava uno degli scooter con cui i Cappello assaltarono la roccaforte dei Sanfilippo in viale Grimaldi, a Carmelo Di Stefano e Roberto Campisi, che si trovavano a bordo di un’altra auto quando è iniziata la sparatoria.

La sparatoria

I fatti di Librino dell’agosto del 2020 sono il momento di tensione più grave tra gruppi mafiosi catanesi degli ultimi anni. Dopo il pestaggio del commerciante Gaetano Di Nobile di fronte a un market in via Diaz da parte di Carmelo Di Stefano e dei suoi uomini, la faida tra i Cursoti e i Cappello supera il punto di non ritorno.

Di Nobile infatti si rivolge ai Cappello, che preparano una spedizione punitiva in grande stile: 14 tra motociclette e scooter si presentano in viale Grimaldi e iniziano a sparare su due auto su cui si trovano Carmelo Di Stefano, Martin Carmelo Sanfilippo, Roberto Campisi e altri esponenti del clan.

La sparatoria si svolge in due distinti momenti, con decine di colpi sparati per strada. Alla fine i morti sono due, Luciano D’Alessandro e Vincenzo Scalia.

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15 Novembre 2022, 06:01

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