30 Marzo 2024, 17:03
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CATANIA – Il racconto di Noemi Privitera, founder di Riciclemi, nato nel 2020 per la sensibilizzazione e vendita del second hand.
“Risparmio, eccellente rapporto qualità prezzo. Compro un pezzo vintage non soltanto per la sua unicità ma anche per quella sensazione di compiere una buona azione. Alimenti la tua vanità o la tua, anche superficiale, passione per la moda con un’azione moralmente valida: il connubio perfetto per un periodo che combatte scelte consumistiche con alternative più green e sostenibili”
Riciclemi è un progetto di sensibilizzazione allo shopping consapevole e sostenibile. Attraverso la vendita di articoli di seconda mano in ottimo stato – ma anche nuovi e mai indossati – l’obiettivo è promuovere la moda circolare e il risparmio intelligente.
Riciclemi, dunque, offre non solo una vasta gamma di prodotti, accuratamente selezionati tenendo sempre conto dell’alta qualità dei materiali e dei brand di prestigio, ma anche consigli sul risparmio e sulla moda. Ricerca, selezione, autenticazione, lavaggio a secco, scatto, vendita fisica oppure online con annesse procedure di spedizione, comunicazione: tutto in un’unica risorsa.
“Il mio sogno da bambina era fare qualcosa di socialmente utile, che poi ad un certo punto non so come ha assunto i connotati della magistratura. Fare qualcosa di socialmente utile per il mondo, nella mia testa da adolescente, era diventare una sorta di supereroe: qualcosa di molto utile dal punto di vista pratico”.
Ci racconta Noemi sul percorso di studi in Giurisprudenza, brillantemente concluso nel 2019, che probabilmente non ripeterebbe, avendo l’opportunità di tornare indietro. “Questo purtroppo dipende dal fatto che, al sud Italia in particolar modo ma più in generale in tutto il sistema italiano, si tende a dare importanza a determinati percorsi di studio invece che ad altri, intendendo l’istruzione in un modo troppo astratto rispetto alla professione intesa in senso concreto. Sicuramente la laurea non perde valore da un punto di vista culturale ma dal punto di vista pratico, considerare soltanto alcune professioni rispetto alla moltitudine delle possibilità esistenti è limitate nei confronti delle inclinazioni di un individuo”.
La sua insofferenza, dunque, si inizia a manifestare all’interno del contesto universitario ed ha trovato piena maturazione nei diciotto mesi di tirocinio in procura. “Ho sentito represse tutte le mie attitudini: sono una persona molto creativa, amo scrivere, mi piace la fotografia, mi piace la condivisione e quindi la comunicazione. Quando hai 16 anni e pubblichi le foto sui primi social, ai tempi Facebook, non è immediatamente intuitivo capire che si tratti d’inclinazione alla comunicazione, anzi in passato poteva essere inteso anche in maniera frivola”.
Questo trambusto trova un ulteriore alleato: il Covid. Il Covid ha determinato dei cambiamenti sociali importantissimi perché in un periodo in cui non ci si poteva rapportare fisicamente, nel bene o nel male, il mondo virtuale ha preso il sopravvento. A Catania, in particolar modo, ha favorito lo svecchiamento di alcuni meccanismi di vendita e comunicazione. “Quello è stato un periodo in cui, al di là delle cose atroci che stavano accadendo nel mondo, ho rafforzato la mia autonomia di pensiero perché quando ero piccolina ero inconsapevolmente più soggetta al giudizio sociale”.
Effettivamente fu un mercatino organizzato da Open il pretesto per iniziare quest’avventura. Coprifuoco, discoteche o locali chiusi e qualsiasi tipo di interazione ridotta al minimo, un mercatino organizzato sostanzialmente all’aperto sembrava un modo innocente per ritornare, lentamente, alla normalità. Segue il secondo appuntamento, poi il terzo e così la giovane imprenditrice catanese decide, oltre la vendita fisica, di ampliare le opportunità digitalizzando il business.
“La passione per la moda è tramandata da mio padre, commerciante d’abbigliamento, quindi si può dire che sono cresciuta tra stender e vestiti. I primi mercatini vintage li facevo quando ero una studentessa universitaria e non avevo minimamente idea che sarebbe diventato una professione. Così nel 2014 quando iniziai con i primi mercatini alla Chiave o al Cortile Alessi avevo un serbatoio infinito da cui attingere” conclude Noemi, condividendo uno scatto emblematico della sua adolescenza.
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30 Marzo 2024, 17:03