23 Marzo 2024, 04:59
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CATANIA – Erano stati accusati da un dipendente di estorsione. Ma le accuse sono cadute in sede preliminare e due imprenditori catanesi, P.A. di 45 anni e G.C. di 37, sono stati pienamente prosciolti dall’accusa di estorsione. Il primo è stato assolto con rito abbreviato. Il secondo ha ottenuto una sentenza di non luogo a procedere, nell’ambito di un’udienza preliminare.
Entrambi sono difesi dall’avvocato Pietro Ivan Maravigna del foro di Catania. Avvocato che adesso non le manda a dire. E sottolinea: “Ci troviamo dinanzi all’ennesimo caso di “false accuse” che riescono ad alimentare procedimenti penali nei confronti di soggetti innocenti con danni non certamente irrilevanti”.
Secondo l’avvocato, le accuse scaturirebbero da un “dipendente infedele che, per coprire le sue appropriazioni indebite di somme di denaro percepite per conto dell’azienda e per fare fronte ai debiti accumulati ha ben pensato di calunniare i propri vertici aziendali”.
“Il mancato, e ci si consenta di dire doveroso, vaglio delle sue traballanti dichiarazioni, ha decapitato un’azienda per diversi mesi costringendola alla richiesta di autofallimento. Adesso si dovrebbe dire che “la Giustizia alla fine trionfa sempre”. Ma oramai il danno è stato fatto – conclude – con conseguenze gravissime per chi finisce in questo tritacarne”.
L’accusa era di essersi procurati “un ingiusto profitto” mediante minacce implicite ed esplicite di licenziamento, ottenendo “la restituzione di somme eccedenti lo stipendio mensile erogato, facendosi consegnare la carta bancomat e operando direttamente il prelievo per poi trattenerne una parte”. Ma le accuse, come detto, si sono rivelate insussistenti.
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23 Marzo 2024, 04:59