03 Febbraio 2022, 15:32
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CATANIA – Salvo Pogliese non si arrende. Il sindaco (sospeso) di Catania ha deciso di avviare una nuovo ricorso dinanzi al Tribunale di Catania. L’oggetto della battaglia giudiziaria che intende intraprendere è preciso: “le modalità di computo del periodo di diciotto mesi di sospensione dalla carica”.
La scelta dell’esponente di Fratelli D’Italia è arrivata questa mattina dopo un lungo incontro con i suoi legali, gli avvocati Claudio Milazzo ed Eugenio Marano, che gli hanno portato nelle mani la sentenza del Tribunale di Catania con cui rigettava il ricorso. Un esito scontato vista la pronuncia della Corte Costituzionale dello scorso dicembre con cui dichiarava la legge Severino priva di profili di incostituzionalità.
Quella richiesta di ‘valutazione’ era stata inoltrata alla Consulta dagli stessi giudici catanesi che avevano ritenuto vi fossero dei motivi fondanti alle argomentazioni della difesa di Pogliese. E così in attesa della decisione della Corte Costituzionale avevano ‘congelato’ – nel dicembre 2020 – la sospensione prefettizia scattata proprio in applicazione della norma in conseguenza della condanna per peculato a Palermo nell’estate dello stesso anno. Uno stand-by però che si sarebbe esaurito lo scorso 20 gennaio con la riapertura del procedimento davanti al Tribunale Civile. E lo svolgimento dell’udienza con tutte le parti.
Lunedì 24 gennaio è arrivata la doccia fredda. La Prefettura di Catania ha inviato una nota a Palazzo degli Elefanti dove informava il sindaco Salvo Pogliese che tornava in vigore la ‘sospensione’ e che quindi avrebbe dovuto scontare ‘i 13 mesi’ rimasti. Un foglio A4 che ha portato scompiglio al Comune. Ma nei fatti, quelle poche righe (che avrebbero dietro un’interpretazione dell’Avvocatura di Stato) hanno riportato indietro le lancette dell’orologio di 13 mesi con il passaggio della timone al vicesindaco Roberto Bonaccorsi.
I legali di Salvo Pogliese sono convinti però della natura ‘cautelare’ – e non sanzionatoria – della sospensione prevista nella Legge Severino. E quindi ritengono che il provvedimento sia terminato (estinto) il 24 gennaio. Scherzo del destino, proprio il giorno dell’arrivo della nota della prefetta Maria Carmela Librizzi.
Da questo principio, dunque, nascerà il nuovo ricorso. Che è stato annunciato da una nota firmata dagli avvocati Claudio Milazzo ed Eugenio Marano. Nella nuova azione legale si farà “riferimento alle modalità di computo del periodo di diciotto mesi di sospensione dalla carica che secondo l’unilaterale interpretazione dell’Avvocatura di Stato, comunicata con nota dell’attuale Prefetto di Catania lo scorso 24 gennaio, ha inteso escludere dal computo dei 18 mesi il periodo di tempo in cui la sospensione dalla carica pubblica è stata sospesa giudizialmente”, argomentano.
La scelta di riprovarci arriva anche da un passaggio di quanto scritto dai giudici civili catanesi. “Il collegio giudicante del Tribunale etneo oggi – spiegano gli avvocati – dopo la Camera di Consiglio seguita alla sentenza della Corte costituzionale sulla legge Severino, nel rigettare il ricorso del Sindaco Pogliese, ha anche dichiarato inammissibile la richiesta del pm di “comprendere i giorni in cui ha avuto effetto l’ordinanza di sospensione, venendo quindi il termine a cadere il 21.3.2023, poiché questo esula dal procedimento in questione”.
La questione del calcolo quindi resta un nodo da sciogliere. Il ricorso potrebbe quindi portare a una direttiva precisa, togliendo spazi interpretativi. Per gli avvocati di Pogliese comunque la nota prefettizia sarebbe “intempestiva’ e ‘immotivata’ proprio “alla luce dell’acclarata necessità che a pronunciarsi sul merito della questione relativa alla piena riacquisizione in capo al Sindaco del suo diritto di elettorato passivo sia il medesimo Tribunale in differente giudizio”.
Il giorno dopo l’arrivo della nota prefettizia i legali – come raccontato da LiveSicilia – avevano fatto richiesta di accesso agli atti del procedimento per poter visionare il famoso ‘parere” dell’Avvocatura di Stato. Ma il Ministero “ha respinto l’istanza di accesso”. Un atto che gli avvocati non comprendono, visto che si tratta di un caso dall'”evidente interesse pubblico e che, pertanto, merita di essere portato a conoscenza dell’interessato ed, anzi, reso pubblico in conformità al principio di trasparenza e imparzialità”.
A mezza bocca, a Palazzo degli Elefanti, qualcuno ha commentato oggi: “I catanesi vorrebbero sapere perché il sindaco da loro eletto non è più al suo posto”.
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03 Febbraio 2022, 15:32