Catania, sciopero toghe: "Visione aziendalista della Giustizia" - Live Sicilia

Catania, sciopero delle toghe: “Visione aziendale della Giustizia”

Intervista al presidente dell'Anm di Catania Antongiulio Maggiore.
CONTRO LA RIFORMA
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CATANIA. La magistratura ha deciso di scioperare. E lo fa contro la riforma del Governo sul sistema giustizia. Tanti i punti che l’Anm ritiene “in forte contrasto con la Costituzione”. Un atto forte e consapevole. Non sono mancati infatti gli attacchi su diversi fronti (politici e non) sulla giornata di astensione dalle udienze. Una scelta “che non è stata presa a cuor leggero”, spiega a LiveSicilia il presidente del sindacato delle toghe di Catania Antongiulio Maggiore.

Presidente, perché questo sciopero?
Mi faccia dire innanzitutto che la scelta di scioperare non è stata presa a cuor leggero, perché i magistrati sanno quali disagi si arrecano ai cittadini anche con una sola giornata di astensione dalle udienze. Proprio per questo desidererei che i cittadini capiscano che, se la Magistratura è arrivata a tanto, è perché questo è rimasto l’unico modo per attirare l’attenzione su una riforma che, a nostro giudizio, contrasta con la Costituzione e peggiorerà enormemente il servizio giustizia.

Quali sono i punti di questa riforma che non condividete?
Se il disegno di legge in discussione al Senato dovesse essere approvato senza modifiche, gli uffici giudicanti saranno d’ora in poi organizzati gerarchicamente, come già avvenuto per gli uffici di Procura con la riforma Castelli/Mastella, con un Dirigente più interessato alla quantità dei provvedimenti che non alla loro qualità, secondo una visione aziendalistica che contrasta evidentemente con i principi del giusto processo, e con i giudici che, per non incorrere in sanzioni disciplinari o in valutazioni negative nel loro percorso professionale, saranno inevitabilmente assorbiti dalla logica della produttività e appiattiti nel conformismo. Il modello di giudice che vien fuori dalla riforma non è più quello, costituzionale, del garante dei diritti dei cittadini, ma quello del burocrate chiamato a confezionare in serie un prodotto senza preoccuparsi del suo contenuto.

Si inficia l’indipendenza della magistratura?
La riforma contrasta evidentemente con i principi, dettati dagli artt. 101 e 107 Cost., secondo i quali i giudici sono soggetti soltanto alla legge e si distinguono fra loro soltanto per la diversità delle funzioni: l’avverbio “soltanto” sta proprio a significare che non vi può essere alcuna gerarchia fra magistrati e la riforma, così come congegnata, stravolge l’assetto costituzionale della magistratura e lede l’indipendenza interna del singolo magistrato.

Separazione delle carriere. Quale è il punto di vista dell’Anm?
La separazione delle carriere fra requirenti e giudicanti che, di fatto, questa riforma attuerà aggirando la norma costituzionale, fissando il limite di un solo passaggio dalla funzione requirente a quella giudicante nei primi dieci anni di carriera, si comprende bene a quale pericolo vanno incontro i diritti dei cittadini. 
Da un lato si allontana, infatti, il pubblico ministero dalla cultura della imparzialità e della terzietà anche nello svolgimento delle indagini e lo si trasforma in una sorta di avvocato dell’accusa pregiudizialmente contrapposto all’indagato; dall’altro, pretendendo dal giudice, senza aumentare l’organico dei magistrati e a parità di condizioni lavorative, un maggior numero di decisioni, sarà inevitabile ricorrere a giudizi poco più che sommari, non approfonditi, nei quali sarà più facile affidarsi ai risultati investigativi prodotti da un PM “avvocato dell’accusa”, piuttosto che dedicarsi con pazienza e spirito di servizio ad un vero contraddittorio tra le parti per fare emergere dal processo la verità.

Il sottosegretario sabato scorso a Catania ha detto che i cittadini potrebbero non comprendere le ragioni di questa protesta. Lei cosa ne pensa?
Penso che se noi magistrati saremo in grado di spiegargliele, i cittadini comprenderanno le ragioni della nostra protesta e le condivideranno; al contrario di quello che qualcuno pensa, questa non è la protesta di una casta e non è finalizzata a mantenere privilegi, ma al contrario è il tentativo di far comprendere che le riforme di cui il Paese e la stessa Magistratura hanno bisogno sono altre.

Avete incontrato il nuovo direttivo della Camera penale di Catania che aveva sollecitato un confronto?
Ancora no, ma lo faremo al più presto; già oggi avremo modo si confrontarci nel corso di un incontro che la Giunta ANM di Catania ha promosso, in occasione della giornata di astensione dall’attività giudiziaria, per discutere della riforma dell’ordinamento giudiziario in corso di approvazione; abbiamo deciso, infatti, di invitare all’incontro anche l’Avvocatura, esponenti dell’Università e della società civile nella convinzione che solo dal confronto tra i soggetti che giornalmente frequentano le aule giudiziarie e conoscono le reali criticità della giustizia possono venir fuori le riforme utili per il Paese. 

Si vuole evitare un nuovo scandalo Palamara con questa riforma. Ci riusciranno?
Non credo affatto che questa riforma possa evitare un nuovo scandalo Palamara. Al contrario essa incentiverà ulteriormente il carrierismo, esalterà la competizione fra magistrati per ricoprire gli incarichi direttivi e semidirettivi per i maggiori poteri che a questi saranno concessi ed alimenterà uno scambio clientelare di favori in una logica di appartenenza correntizia che costituisce il male assoluto della Magistratura.


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