"Con i tagli, rischiano| sia il territorio che i cittadini" - Live Sicilia

“Con i tagli, rischiano| sia il territorio che i cittadini”

Chiedono fondi sufficienti per elevare gli standard, per consentire la rotazione di un personale stremato e, soprattutto, per permettere l'inserimento del precariato storico all'interno della pianta organica. "Siamo i tappabuchi che consentono di mantenere il servizio".

l'allarme dei Vigili del Fuoco
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CATANIA – Carenza di personale, mezzi insufficienti e vetusti e, ad aggravare la situazione già altamente precaria, i nuovi tagli previsti dal governo nazionale. È grave la situazione in cui versa il comparto dei Vigili del Fuoco in servizio nella provincia di Catania, tanto da compromettere la stessa efficienza di un corpo preposto alla sicurezza pubblica. Una condizione già nota, che adesso però è destinata a peggiorare se non si dovessero apportare i dovuti correttivi. Ne sono convinti gli stessi vigili del fuoco aderenti al sindacato del coordinamento regionale Usb Sicilia che hanno fatto il punto lo scorso giovedì evidenziando le problematiche attuali con cui è costretto a fare i conti il corpo e quelle nuove che insorgeranno con la nuova bozza di soccorso, in questo momento sul tavolo del Dipartimento nazionale di Roma.

“Manca almeno il 10% del personale di cui avremmo bisogno per soddisfare le richieste provenienti da Catania – afferma Carmelo Barbagallo, coordinatore provinciale Usb – le caserme sono fatiscenti e quella appena consegnata e sita nel quartiere di San Giovanni Galermo, non si può ancora utilizzare perché manca tutto: dalle suppellettili, alla dotazione organica, ai contratti per le utenze. Insomma – evidenzia – c’è solo l’edificio”. A mancare sarebbero i fondi per la manutenzione – “che spesso facciamo noi stessi”, afferma ancora Barbagallo. – e la riduzione del budget da parte dell’amministrazione centrale. “Il ministero eroga il minimo indispensabile e in Sicilia la situazione è peggiore che nelle altre parti d’Italia, nonostante proprio sull’Isola, lo scorso anno – continua – si siano registrati più interventi che nel resto d’Italia”.

La prima conseguenza, secondo il sindacato, è la diminuzione della sicurezza degli operatori e dei cittadini. “Spesso usciamo con mezzi non adatti – denuncia ancora Barbagallo – e rischiamo in prima persona. L’attrezzatura tecnica non è sufficiente: l’estate scorsa – racconta – di fronte a una mole di lavoro enorme, mancavano le manichette e quelle che avevamo perdevano più acqua di quanta n’è gettassero sulle fiamme”. Chiedono fondi sufficienti per elevare gli standard, portandoli a quelli delle città del Nord Italia, per consentire la rotazione di un personale stremato e, soprattutto, per permettere l’inserimento dl precariato storico all’interno della pianta organica.

La maggior parte dei pompieri in servizio a Catania sono infatti classificati come volontari in servizio discontinuo. Lavorano, cioè, a chiamata per 20 giorni consecutivi, fino a un massimo di 100 ogni anno. Sono loro a compensare i vuoti di organico. Come spiega Massimo Fagone, volontario precario da 23 anni, o massimo Barbagallo che lo è da 19. “Siamo i tappabuchi che consentono di mantenere il servizio – affermano – nonostante le diminuzioni del budget. Senza di noi – proseguono- i comandi non potrebbero essere operativi”. Personale, dunque, volontario ma fondamentale, precario ma necessario per coprire i quattro turni giornalieri.

Si tratta di lavoratori formati, che operano sul campo da decenni e per i quali non sembra esserci alcuna prospettiva, ma che chiedono di essere stabilizzati. Soprattutto alla luce del riordino previsto a livello nazionale. “In questo momento – spiega Costantino Saporito, del coordinamento nazionale Usb – c’è un nuovo riordino del corpo a livello centrale: chiuderanno 25 caserme in tutto il Paese e verranno sostituite da sedi volontarie. In questo modo – sottolinea – il volontariato non sarà più discontinuo ma puro. Senza quindi alcun tipo di tutela”. E senza la formazione, dato che si prevede l’autoformazione per questo tipo di impiego. “Un sistema – conclude Saporito – che si ripercuoterà inevitabilmente sulla capacità di salvaguardia del territorio, dei cittadini e degli stessi operatori”.


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