02 Aprile 2014, 06:03
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CATANIA – “Questo deve essere un monito per chi non dovesse comportarsi correttamente”. Le parole del Procuratore Giovanni Salvi, ieri nel commento all’arresto di sei finanzieri delle Fiamme Gialle, chiariscono in maniera netta quanto la forza dirompente al contrasto del crimine non fa sconti a nessuno, meno che mai agli uomini che indossano una divisa.
Nel blitz Scarface di ieri coordinato dalla Dda di Catania è finito in manette Francesco Caccamo, 53enne, luogotenente della Guardia di Finanza che avrebbe “in diverse occasioni aiutato, anche se in maniera casuale, gli esponenti della cosca Mazzei”. L’ufficiale, sospeso dal servizio, è dietro le sbarre e deve rispondere della pesante accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Reato contestato per il periodo d’indagine che riguarda l’anno 2012.
Caccamo “aveva plurimi contatti con gli affiliati e i vertici dei Carcagnusi”. Molte le occasioni in cui ha agito in favore del clan, da qui l’accusa di concorso esterno. In questi episodi non avrebbe “usato” il suo ruolo istituzionale, che invece avrebbe sfruttato per fornire alcune informazioni utili ai Mazzei. Notizie che poteva apprendere e conoscere essendo un ufficiale della Guardia di Finanza.
L’arrestato, inoltre, avrebbe gestito la sicurezza nel lido balneare e nella discoteca finite nel patrimonio milionario posto sotto sequestro dalla magistratura. Caccamo avrebbe dunque svolto il ruolo di “sorveglianza” nella discoteca finita nel vortice dell’inchiesta e al Moon Beach . Lo stesso Moon che compare nelle intercettazioni che inchiodano William Cerbo: tra i tre nomi piazzati dagli inquirenti ai vertici dell’organigramma del gruppo criminale.
“Per questi arresti in particolare va sottolineato il merito della Guardia di Finanza di Catania – ha aggiunto ieri il Procuratore– che con grande determinazione e senza coprire alcunché ha voluto andare fino in fondo per accertare questi reati. Quindi si tratta di un grande e importante risultato raggiunto”.
Finiscono ai domiciliari anche 5 sottufficiali della Finanza che “in un’operazione antidroga – ha spiegato Salvi – hanno commesso dei reati, delle scorrettezze, delle false attestazioni”. Il filone investigativo che ha portato a queste cinque ordinanze è distinto dal blitz Scarface (anche se ci sono dei collegamenti ndr). “Si tratta di fatti – ha chiarito il Procuratore – del tutto distinti che non riguardano i rapporti con questa organizzazione criminale”.
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02 Aprile 2014, 06:03