20 Luglio 2016, 19:17
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PALERMO – Le dichiarazioni di Nicolò Marino alla Commissione parlamentare d’inchiesta sono costate all’ex pm una querela e un’inchiesta per calunnia. Ad aprirla è stata la Procura di Perugia, competente quando sono coinvolti, come nel caso di Marino, magistrati in servizio a Roma. Si scopre la vicenda leggendo gli atti parlamentari.
A denunciare l’ex assessore regionale all’Energia sono sono stati i fratelli Giuseppe e Lorenzo Catanzaro, socio e legale rappresentante della “Catanzaro Costruzioni srl” che gestisce la discarica di Siculiana. In uno dei passaggi della sua audizione del 2015 Marino aveva dichiarato: “Qui ci sono dei casi di scuola di palesi violazioni della normativa, gravissime violazioni di leggi poste in essere dal Territorio e Ambiente a favore della Catanzaro Costruzioni”.
“Tutto falso”, tuonano i legali dei Catanzaro, gli avvocati Nino Caleca e Roberto Mangano, visto che, sostengono gli imprenditori, una commissione di inchiesta interna voluta da Marino certificò “l’assoluta regolarità delle procedure amministrative”. Il magistrato, sempre secondo i Catanzaro, nulla disse durante l’audizione dell’esito delle verifiche. Su Siculiana hanno aperto due inchieste, entrambe archiviate, le Procure di Palermo e Agrigento.
Nella querela si fa riferimento anche ad un altro passaggio delle dichiarazioni di Marino, quelle in cui ipotizzò sospetti sull’ampliamento della discarica collegandoli alla partecipazione della Catanzaro Costruzioni all’affare dei termovalorizzatori.
Il riferimento è alla Platani Energia Ambiente, una delle quattro associazioni di imprese che dovevano realizzare i termovalorizzatori. In particolare, quello di Casteltermini. I legali ricordano che la Catanzaro vantava solo una partecipazione dello 0,82% nella Platani, all’interno della quale non aveva propri amministratori, tecnici e dirigenti che avrebbero potuto influire sulle scelte. Ed ancora: “La società Catanzaro non ha avuto rapporti commerciali con nessuna delle società socie di Platani Energia”.
La vicenda dei rifiuti e lo “scontro” fra Catanzaro e Marino, dunque, si arricchisce di un nuovo capitolo dopo che Marino è stato condannato a risarcire l’imprenditore con 45 mila euro per alcune sue affermazioni.
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20 Luglio 2016, 19:17