"Falcone e Miccichè rei confessi, Schifani apra gli armadi e ci saremo"

“Falcone e Miccichè rei confessi, Schifani apra gli armadi: ci siamo”

La crisi della Sicilia. La voragine dei conti. E certi sospetti
INTERVISTA A CATENO DE LUCA
di
3 min di lettura

Onorevole Cateno De Luca, ha visto lo scontro Falcone vs Miccichè?
“Sì”.

E qual è stato il suo primo pensiero?
“Questi mi vogliono rubare il mestiere. Per tutti lo scalmanato sono io”.

E poi?
“Si parla di nomine, di incarichi… Ho visto i video e li hanno visti tutti. Direi che Falcone e Micciché sono rei confessi, praticamente”.

Di cosa?
“Di una evidente colpa politica, di scelte fatte per lottizzazione, in barba al merito, e rivendicate. Rei confessi, ecco, non mi viene altro termine”.

(LEGGI ANCHE – MICCICHE’: PM INDAGHINO SU NOMINE MUSUMECI)

Sullo sfondo c’è la catastrofe dei conti.
“Noi abbiamo già pronte undici mozioni che presenteremo, finalizzate alla gestione del flusso di denaro per il bilancio ed extra-bilancio. Ora l’assessore Falcone non parla più di operazione verità, perché gli conviene tacere. Ma tanto la faremo noi”.

E cos’altro farete?
“Faremo le barricate su qualunque documento finanziario, se non sarà chiaro il punto di partenza. Siamo davanti a un disastro di cui si ha appena una minima consapevolezza. Verranno fuori altri discorsi, altre partite debitorie. Tanti nodi rimandati stanno venendo al pettine. Secondo i nostri calcoli, c’è una differenza tra entrate e uscite annuali di circa un miliardo che rappresenta il deficit in gestione corrente, un discorso mai affrontato e mai risolto. Vuole che continui?”.

Continui pure.
“La voragine è enorme. Solo il comune di Messina deve ancora ricevere sette milioni dal 2019 e parliamo di trasferimenti ordinari. Siamo appena all’inizio del disastro, dicevo”.

E la politica che può fare?
“Intanto, avrebbe dovuto evitare di spalmare i debiti e operare per la riduzione di costi correnti e partecipate, dopo il patto con lo Stato. Invece, la Regione, che aveva già ottenuto lo sconto di pena, ora vorrebbe l’amnistia”.

Sì, ma di chi è la colpa?
“Onestamente devo dire che partiamo da lontano. Già nel 2009 la gravità di certe cose era emersa e io mi battevo come adesso, ottenendo qualcosa. Ma il tanto vituperato Crocetta tentò di razionalizzare le spese. Musumeci non ha fatto nulla, proprio niente”.

Ora tocca a Schifani.
“Chi si è candidato sapeva che saliva sul Titanic. Inutile incolpare i predecessori. O sai metterci mano o cambi mestiere. Non ci sono formule magiche. Bisogna ridurre i costi, sistemare la macchina amministrativa e creare nuove entrate, attirando investimenti”.

E se il governo lanciasse un appello per il salvataggio, voi come vi comportereste?
“Per salvare la Sicilia con interventi strutturali noi ci siamo. Non ci saremo mai e non presteremo i nostri numeri per mettere pezze. Ho con me la variazioni di bilancio e mi pare il solito scenario desolante”.

In che senso?
“Si va avanti come se nulla fosse successo. Duecentomila euro per aumentare le giornate di venti vivaisti, un milione per le fiere e per le mostre. E ho un sospetto”.

Quale?
“Che ci siano le coperture finanziarie di contributi elargiti dal presidente Musumeci in campagna elettorale, prima delle dimissioni, a sindaci ed enti. Impegni scaricati su quelli che sarebbero venuti, perché non c’erano i soldi”.

E’ un sospetto non da poco.
“Mi assumo interamente la responsabilità. Noi abbiamo depositato il disegno di legge per l’esercizio provvisorio fino ad aprile. Ognuno si assuma le proprie responsabilità, come io le mie”.

A Schifani cosa direbbe?
“Apra gli armadi e noi non ci tireremo indietro. Abbia coraggio”.

E all’assessore all’Economia, Marco Falcone?
“E che dovrei dirgli? Lui capisce di bilancio come io di inglese”.

E lei capisce d’inglese?
“Neanche potrei ordinare due uova sode”. (rp)


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