"Non mi presto ai giochi sporchi, sapete cosa voleva Miccichè?"

“Non mi presto ai giochi sporchi, sapete cosa voleva Miccichè?”

Cateno De Luca commenta gli ultimi eventi politici a modo suo. E su Schifani...
IL RITORNO DI 'SCATENO' - L'INTERVISTA
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3 min di lettura

Cateno è sempre Scateno. “Lo sa cosa volevano fare e cosa hanno fatto? E’ molto semplice. Hanno tenuto Cateno De Luca fuori dai conti del Parlamento regionale. Ecco l’unico schema del potere, metterci ai margini, se non potevamo essere la loro stampella. E noi non siamo la stampella di nessuno, siamo e restiamo liberi”.

Sì, ma il vostro Pippo Lombardo è stato eletto segretario e poi si è dimesso, con un colpo di teatro.
“Certo, mica le nostre idee sono merce di scambio. Quello era il tentativo di trovare la stampella alle loro condizioni. Noi non ci facciamo omologare”.

Cateno De Luca ruggisce ancora. Il cammino per rimettersi in sesto totalmente, dopo ‘la botta’ che ha preso, prevede altre tappe. Ma lui vuole bruciarle. Nelle parole dell’uomo che, candidandosi alla presidenza, ha messo paura al centrodestra, la grinta è quella di sempre.

Dunque, dicevamo….
“Non mi vogliono nei paraggi. Non vogliono che stiamo lì a spulciare i bilanci, a ficcare il naso. Preferiscono gettarci l’osso dettando le condizioni. Altri si accodano, noi no”.

Chi si accoda?
“I Cinque Stelle, mi pare evidente. Hanno Di Paola vicepresidente dell’Ars, no? Il Pd pure. Alla fine, conviene a tutti che, negli ingranaggi, si vada d’amore e d’accordo. Ci sono i soldi, c’è il potere. Divisi nell’apparenza, uniti quando si tratta di apparecchiare la tavola”.

Come ne esce, secondo lei, il presidente Schifani?
“Lo vedo spaesato. Non penso che si sia occupato di bassa cucina. Ma quello che è accaduto mi pare lampante e va nel senso di tutte le cose che abbiamo denunciato. Ieri è scattato il panico. Mi volevano imbrigliare e non ci sono riusciti. Ci vogliono offrire altro, ma noi non accetteremo. Il nostro lavoro sarà ispettivo e di controllo”.

Lei ha inviato una nota in cui dichiara di avere avuto fiducia in Schifani, sia pure per quarantotto ore….
“Per il governo, quando pensavo che potesse reggere i diktat romani e tirare dritto. Vuoi vedere, mi sono detto, che il presidente, giunto alla sua veneranda età, non vuole fare la figura del pepè? Sono rimasto deluso”.

La figura del?
“Pepè. Lo scriva per piacere”.

Cateno, amunì, facciamoci una foto’. La chiacchierata viene interrotta dall’entusiasmo di alcuni aficionados che, incuranti del ‘un minuto, al telefono sono…’, rapiscono De Luca, si sparano il selfie e lo rilasciano.

Come Mel Gibson a Palermo…
“Mi vogliono bene, me lo dimostrano. E me l’hanno dimostrato quando sono stato male. Torniamo alla politica”.

Torniamoci. Micciché? Cosa ne pensa del suo amico Miccichè?
“Lo sa che ha fatto Gianfranco? Mi ha convocato tra la prima e la seconda votazione per il presidente dell’Ars. ‘Cateno, portiamo Galvagno a domani’, così mi ha detto. Gli ho risposto che non mi presto a certi giochi sporchi. Si chiudeva, le loro trattative non mi riguardano. Parliamo delle nomina dell’assessore Pagana?”.

Parliamone. Ne abbiamo scritto.
“E siete stati fin troppo carucci, ho letto… Se si lascia con Razza che fa, non è più assessore? Io non glielo auguro, ovviamente. Se Scarpinato litiga con Lollobrigida, che succede?”.

Per piacere, non ricominciamo con le ‘Scatenate’.
“Ma è vero. Io dico la verità e la gente mi vuole bene”.

Cateno è tornato?
“Sì”.


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