15 Gennaio 2017, 09:21
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CATANIA. I carabinieri del Nucleo Operativo lo hanno catturato all’interno di una abitazione di Viagrande. Era ricercato e latitante da circa due anni e mezzo: gli inquirenti lo hanno braccato nelle scorse ore al termine di una lunga attività d’indagine. L’arresto è avvenuto alle 23.30 di ieri sera: era assieme a due suoi amici che avevano preso in affitto la casa in cui si nascondeva c’era anche la moglie del latitate. Era inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi d’Italia. Andrea Nizza era ricercato dal 2014, condannato per omicidio, mafia e droga per un oltre mezzo secolo di carcere. Accusato di far parte di un gruppo criminale di rilievo internazionale che opera “in Catania, Albania e Grecia”, con l’aggravante di aver commesso reati transnazionali.
Per un periodo Andrea ha vissuto all’ombra del fratello più grande Fabrizio. Il fratello di Andrea, ha fornito un contributo importante alle indagini. “Io e Andrea – si legge nei verbali – ci dividevamo il provento delle piazze di spaccio una volta eliminate le spese per il mantenimento dei detenuti, le spese legali per gli associati, le spese per l’acquisto dello stupefacente e per ricompensare chi custodiva e steccava lo stupefacente”. Già nel 2005, “Andrea Nizza – racconta il fratello Fabrizio – gestiva una piazza di spaccio in viale Moncada 10, si riforniva di grossi quantitativi di stupefacente dagli albanesi”, ma non solo. Continua Fabrizio Nizza. “Andrea con il suo gruppo si occupa di tutti gli affari mafiosi e non solo di droga, ma anche di estorsioni, armi e altro”.
Sono i verbali del collaboratore Davide Seminara a riscontrare le dichiarazioni di Fabrizio Nizza. “Una delle piazze di spaccio gestite da Andrea Nizza – spiega il collaboratore Seminara – era quella del viale Bummacaro 16, insieme a Marco Romeo, mentre Martino e Salvatore Cristaudo, nel 2011, per circa 2 mesi, hanno gestito, per conto di Fabrizio Nizza, la piazza di spaccio a San Giovanni Galermo che prima era gestita da Alessandro Di Pasquale detto Giorgio Armani. E’ stato Carmelo Di Stefano a confermare agli inquirenti, all’interno dell’operazione Fiori Bianchi, che Andrea Nizza “fa parte dei Santapaola, si occupava in particolari di gestione di piazze di spaccio”. Salvatore Cristaudo, collaboratore di giustizia, ha confermato che Andrea Nizza “è tuttora il capo dei Nizza”.
La gestione delle ‘piazze di spaccio’ è il ‘core business’ da tempo del clan Nizza, che ama anche le armi. Droga e arsenali hanno fatto la fortuna criminale di un gruppo che si era creata una sorta di ‘zona franca’ anche all’interno della ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano. Il clan era legato a Cosa nostra, di cui era uno dei più agguerriti ‘bracci armati’, ma allo stesso tempo si era fortemente specializzato, in relativa autonomia, nel traffico di stupefacenti. Con legami transnazionali in Albania e Grecia. E in Italia con Campania e Calabria. Tanto da fare diventare Catania il centro del ‘rifornimento’ per la Sicilia Orientale. Perché tre ‘piazze’ di spaccio garantiscono un fatturato da 2,5 milioni di euro al mese, come emerse dall’inchiesta ‘Carthago’ del 6 luglio del 2016 della Dda della Procura di Catania, basata da indagini dei carabinieri. Per questo il gruppo reinvestiva in droga e riciclava l”utile’ in affari commerciali e imprenditoriali. Stringendo alleanze con le cosche rivali, perché quando c’è da fare soldi insieme nella Cosa nostra di Catania non ci sono faide mafiose che tengano Da quelle indagini dei militari dell’Arma, che sgominarono i vertici del clan, emerse uno ‘spaccato da Gomorra’. Con il ‘fortino’ dei Nizza, il famigerato ‘Palazzo di cemento’ del rione Librino di Catania, protetto da vedette e da gruppi armati. Ai vertici della zona la famiglia Nizza, con quattro fratelli ai vertici, adesso tutti detenuti. A ‘minare’ la loro stabilità, oltre alle indagini delle forze dell’ordine e le inchiesta della Procura distrettuale anche le ‘dichiarazioni’ del fratello Fabrizio, che collabora con la giustizia. Le sue ricostruzioni sono servite a rivelare canali di rifornimento della droga, dinamiche e gerarchie e ad accusare Andrea di un omicidio. Ma non a fare catturare il superlatitante. A lui i carabinieri sono arrivati, probabilmente, con la più delle tradizionali piste: seguendo la famiglia. Lui non ha opposto resistenza, ed è stato ammanettato. ‘Carthago deleta est’.
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15 Gennaio 2017, 09:21