Cautela nell’uso di antibiotici| Rischio ‘super-batteri’

di

16 Marzo 2016, 17:41

3 min di lettura

A Londra nella cripta di St Paul’s Cathedral – accanto a Horazio Nelson e al duca di Wellington, vincitori di Napoleone – v’è la tomba di Alexander Fleming. Fleming, scienziato scozzese unassuming cioè senza boria, allegro ma impeccabile nei modi e nel vestiario è stato lo scopritore della penicillina, primo antibiotico della storia. Fu uno dei più famosi casi di serendipità, che indica la fortuna di fare felici scoperte per puro caso. Termine che deriva da Serendip (nome persiano dello Sri Lanka, l’antica Ceylon), in quanto si tramanda che in quest’isola avevano vissuto tre principi che facevano grandi scoperte accidentalmente quando camminavano. Ora il neologismo è tipico della ricerca scientifica: significa scoperte casuali mentre si ricerca altro, purché si abbia spirito sagace.

La storia di Fleming e della capsula da laboratorio dimenticata, dove si era sviluppata una muffa che uccideva gli stafilococchi, batteri abbastanza diffusi, è esemplificativa. Si narra che lo sperimentatore, riferendosi alla sua epocale scoperta del 1928, abbia detto: “Se quel giorno fossi stato di cattivo umore avrei buttato quella coltura batterica andata a male”.

Per concludere questa premessa e per rispetto alla storia della scienza si deve evidenziare che circa 30 anni prima di Fleming un medico della provincia di Napoli, Vincenzo Tiberio, riscontrava che alcune muffe sono capaci di inibire lo sviluppo dei batteri. Scoperta alla quale non si diede nessuna importanza e che affondò nel dimenticatoio. La penicillina salvò migliaia e migliaia di militari americani e inglesi durante la 2^ guerra mondiale e, successivamente, con la scoperta e produzione di nuovi antibiotici si sono salvate centinaia di milioni di persone.

Ma ora si delinea una situazione assai grave per l’umanità. Un nuovo pericolo per la salute dell’uomo e degli animali di allevamento: l’insorgere dell’antibiotico-resistenza, con lo sviluppo sempre crescente di superbatteri insensibili. L’impiego sempre più diffuso, errato o incongruo di antibiotici – un terzo delle prescrizioni è inappropiato – ha determinato il sorgere di batteri invulnerabili.

Articoli Correlati

Secondo dati recenti dell’Oms-Organizzazione mondiale della sanità e dell’Istisan-Istituto superiore di sanità i batteri antiobiotico-resistenti potrebbero divenire la prima causa di morte nel mondo entro il 2050, con una stima di 10 milioni di decessi l’anno, più del numero di morti attuali per cancro o tumori.

L’Italia, secondo queste istituzioni sanitarie, è paese dove i fenomeni di resistenza batterica sono ai massimi livelli. Una situazione potenzialmente assai negativa per la quale i malati non traggono beneficio da quasi tutti gli antibiotici. Già in atto si valuta che vi siano da 4.500 a 7.000 italiani deceduti ogni anno e circa 284 mila infermi non sensibili alle cure antibiotiche, specie tra i lungodegenti ospedalieri.

È bene ricordare la pessima abitudine di curare raffreddori e febbri influenzali o malattie virali con antibiotici. La pan-resistenza si manifesta in presenza di polmoniti, meningiti, endocarditi, sepsi e ferite infette chirurgiche, specie in soggetti ricoverati. Questa situazione preoccupante, che potrà divenire drammatica, trova alimento dal fatto che dal 1987 non è stato prodotto alcun nuovo antibiotico, per l’errato convincimento che ormai le malattie infettive erano state debellate.

Le strade percorribili per contrastare questa inquietante tendenza sono due: appropriatezza nell’impiego di antibiotici sia nella medicina del territorio che nelle strutture nosocomiali; accelerazione dello sviluppo e della produzione di nuove molecole farmacologiche, efficaci contro i superbatteri, attraverso un rilancio della ricerca scientifica. Siamo in presenza di un’emergenza assai preoccupante e prioritaria.

Pubblicato il

16 Marzo 2016, 17:41

Condividi sui social