12 Agosto 2012, 01:35
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Caro Cavaliere la Sicilia è persa. E non solo dal punto di vista elettorale. E’ persa su tutto. Non c’è più la Riserva dello Zingaro, non c’è più Bellolampo – la più bella discarica con le smaglianti fetenzie della città di Palermo – non ci sono soldi, non c’è lavoro e non c’è l’anti mafia. Non c’è più, infatti, il dottore Antonio Ingroia ormai traslocato in Guatemala. E’ andato a combattere i veri criminali e non gli squagliacquazzina di Sicilia che – sia detto per inciso – non riescono ad essere mafia perché, caro Cavaliere, anche l’Onorata società non è più quella di una volta. Per non parlare della regione, caro e dolcissimo Cavaliere. Ecco, non c’è. E non c’è manco il parlamento, l’Assemblea Regionale Siciliana. E non c’è perché il governo non c’è più al punto che non si può più convocare neppure il parlamento per gli auguri di ferragosto a Sala d’Ercole.
La Sicilia, Cavaliere illustrissimo, è persa su tutto e l’unico che è rimasto, acquattato, tra le fronde del suo agrumeto, è Lombardo che si sarà pure dimesso (furbo, lui) ma tiene al laccio tutti i cani, pronti a farne muta del suo invincibile bracconaggio.
E questa terra di niente mescolata al nulla, carissimo et eccellentissimo Cavaliere, è tutta consumata perché la legge del bracconiere ha avuto la meglio e la sua legge è una sola: sfasciare. E’ uno che sa solo giocare a rompere, a dilaniare, ad azzannare e a far azzannare e fare infine strame nell’orgia dello psico-trash. Ancora adesso, ora che non c’è più niente, l’agrumicoltore di cui sopra, con la scusa dell’ordinaria amministrazione sparge arance in terra e semina invece le sue ultime cocuzze per ingrassare il prossimo cucuzzaro e siccome – detto tra di noi – non c’è nemmeno più la politica, non c’è che la buttanissima Autonomia Regionale, prima fornace da cui deriva siccità e vampa.
A proposito di quest’ultima, Cavaliere caro – della buttanissima, intendo – ci sarebbe una preghiera. Senza offesa: ci pensasse vossia, ci mettesse testa, anzi, ancora meglio, si candidasse vossia. Naturalmente non tenga in considerazione alcuna il Pdl perché, parlandone con rispetto, non c’è. E se anche ci fosse non resterebbe in piedi manco per scommessa. Il suo partito, Cavaliere squisitissimo, ha più coordinatori che elettori ed essendo ben tre si pigliano e si accapigliano mentre dall’altra parte, a sinistra, non risulta in vita nemmeno il Pd diviso almeno in cinque fazioni, ciascuna con un proprio candidato se poi Sergio D’Antoni, largo di fantasia quanto di ortodonzia, vuole mettere in lista Gianni Riotta. Cosa di mettergli contro Giufà se solo ci fosse Giufà ma, per l’appunto, non c’è.
Si candidasse vossia, Cavaliere caro, la prego vivamente di pensare seriamente a un suo sbarco in Sicilia tanto, se vuole farsi un veloce conto, presidente della Repubblica a vossia non la faranno mai. E neppure può pensare di tornare a Palazzo Chigi. La giornata, ormai, è rotta. Venga perciò, sbarchi dunque in Sicilia, diventerà il nuovo Stupor Mundi. Ci pensi, ci pensasse.
Cosa vuole che sia il teatrino romano? E se infine considera la magnificenza dei luoghi di Sicilia – da palazzo d’Orleans a quello de’ Normanni – se li mette in tasca tutti i Quirinali. Ne troverà di ville da svegliare a nuova vita, qui, in Sicilia, a tinchitè. Potrà fare l’arabo-normanno come pure il cartaginese, il fenicio e anche il patrizio romano, assiso tra i mosaici della Villa del Casale.
E così pure di luoghi ameni, di villeggiature da sogno, di paesaggi lussureggianti e, di contro, di contrade arse dal sole, ne troverà per quanto ne vorrà sognare per piantare cactus tra i fichidindia e dove poi vossia potrà finalmente preparare il fasto di un governo la cui sovranità è certamente emanazione della buttanissima Autonomia regionale siciliana ma, fatta salva la selva di avvocaticchi, giureconsulti, lavitoli e lanzichenecchi al seguito, non dovrà temerne conseguenze perché in tema di buttanissime – suvvia, pur sempre uomini di mondo siamo – a vossia nessuno potrà mai fare scuola.
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12 Agosto 2012, 01:35