Massoneria e mafia, blitz |contro il clan Ercolano

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15 Giugno 2016, 07:58

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CATANIA. Imprenditori e professionisti in fila a chiedere favori a boss e esponenti della massoneria. Logge e mafia, la nuova maxi operazione della Guardia di Finzanza ha colpito il cuore del clan Ercolano, individuando il nuovo reggente della famiglia mafiosa più potente della Sicilia orientale: si tratta di Aldo Ercolano, classe 1974, sorvegliato speciale, figlio di Iano, fratello di Mario e cugino del capo del clan Aldo Ercolano, mandante dell’omicidio di Pippo Fava.

Tutti i nomi degli arrestati: Sebastiano Cavallaro, Aldo Ercolano, Giuseppe Finocchiaro, Francesco Rapisarda, Adamo Tiezzi

I finanzieri del comando provinciale guidato da Roberto Manna, coordinati dal procuratore capo Michelangelo Patanè e l’aggiunto Carmelo Zuccaro hanno seguito la pista della massoneria per arrivare ai piani altissimi della mafia e scoprire un sistema di gestione delle aste fallimentari, che prevedeva l’intervento dei picciotti di Aldo Ercolano per far desistere eventuali partecipanti o pilotare gli acquisti attraverso le aggiudicazioni. L’indagine è stata affidata al pubblico ministero Rocco Liguori, e condotta dagli uomini del Gico guidato da Paolo Bombaci.

I reati contestati sono associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e turbata libertà degli incanti.

Roberto Manna, comandante provinciale della Guardia di Finanza, sottolinea che “il ruolo di Aldo Ercolano era emerso come di grandissimo spessore già nell’operazione Reset. Durante la sorveglianza speciale partecipava alle estorsioni, al recupero crediti e alle aste giudiziarie. Emerge una figura particolare, quella di Sebastiano Cavallaro, un colletto grigio, che si vantava di non essere stato mai indagato. È a un livello quasi paritario con Aldo Ercolano, ufficialmente è nullatenente, parla anche con esponenti di altre famiglie criminali, i Laudani e interviene anche in una miriade di attività. Anche attraverso la sua appartenenza, come primo diacono, a questa loggia massonica, acquisisce una società fallita, si occupa del recupero crediti, opera sia con la manovalanza di basso livello, che con i livelli alti dei colletti bianchi”.

Il pubblico ministero Rocco Liguori parla della loggia massonica Kairos, guidata da Cavallaro, è il soggetto al quale si rivolgono i “fratelli” quando vogliono aggiudicarsi un appalto come quello del macello di Santa Maria di Licodia. Aldo Ercolano è al centro delle dichiarazioni di Giuseppe Amore, Eugenio Sturiale.

Il pubblico ministero Sturiale spiega che sono state accertate anche alcune estorsioni, in particolare le estorsioni effettuate ai danni del noto ristorante Miseria e Nobiltà e Il Vicolo pizzeria e vino. Miseria e Nobiltà pagava rate da 500 e 1.000 euro.

Alberto Nastasia, comandante della Tributaria, svela i segreti della partecipazione alla vendita dei beni della Mediterranea Costruzioni Metalmeccaniche Spa: tutti quelli che si informavano della vendita all’asta, venivano invitati da Cavallaro, che spendeva il nome di Ercolano, a tirarsi indietro.

Il prezzo dei beni messi in vendita scendw da 1,3milioni di euro a 250mila euro, a causa delle numerose aste deserte. All’interno del Palazzo di Giustizia, un partecipante all’asta viene invitato a ritirare l’offerta e le buste.

“La banca Unicredit – continua Nastasia- ha alcuni funzionari compiacenti, uno è indagato, il Gip evidenzia la professionalità dei comportamenti posti in essere”.

Tre avvocati indagati, per usura, estorsione e turbativa d’asta.

Più in dettaglio, ad Aldo Ercolano (attuale reggente della famiglia “Ercolano”, riconducibile a “cosa nostra” catanese e allo stato sottoposto a sorveglianza speciale con obbligo di firma) e al suo stretto sodale Sebastiano Cavallaro è contestata l’appartenenza a un’associazione a delinquere di tipo mafioso, finalizzata all’estorsione, al traffico di stupefacenti, al recupero crediti, alla turbativa d’asta e all’acquisizione diretta o indiretta del controllo e gestione di attività economiche.

Diversi sono gli episodi estorsivi ricostruiti nel corso delle indagini, posti in essere, con metodo mafioso, nei confronti di titolari di noti locali di ristorazione, alcuni dei quali effettuatipersonalmente dall’attuale “reggente” della famiglia con la collaborazione del suo uomo di fiducia Giuseppe Finocchiaro, anch’egli destinatario di misura cautelare in carcere.

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In occasione di tutte le richieste estorsive è stata accertata la spendita del nome della famiglia mafiosa degli “Ercolano”.

È stata poi anche registrata l’attività di recupero crediti svolta dalla famiglia mafiosa, dietro compenso, per conto di soggetti terzi come pure l’attività di intimidazione mafiosa finalizzata all’aggiudicazione di aste giudiziarie o a favorire l’assegnazione di pubbliche gare in favore di imprenditori “amici”.

Le indagini hanno pure permesso di riscontrare l’altra attività tipica delle organizzazioni mafiose, ossia il pagamento del cosiddetto “stipendio” agli affiliati detenuti e ai loro familiari. È stata, in particolare, accertata la puntuale consegna da parte del Cavallaro dello “stipendio” alla moglie di Nunzio Zuccaro, condannato con sentenza definitiva a 30 anni di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso, quale appartenente alla famiglia “Santapaola-Ercolano” e autore dell’omicidio di Francesco Romeo, avvenuto a Misterbianco il 16 febbraio 1992.

Elemento assolutamente peculiare che caratterizza l’indagine è rappresentato dall’accertamento di strettissimi rapporti fra la criminalità organizzata ed esponenti della massoneria catanese (da cui il nome dell’operazione: “Brotherhood”  – fratellanza).

Il punto di contatto fra le due organizzazioni era rappresentato da Cavallaro Sebastiano, uomo di fiducia della famiglia Ercolano e “primo diacono” della “Gran Loggia Massonica Federico II Ordine di stretta osservanza”. Questiha svolto un ruolo di collettore tra richieste illecite di imprenditori massoni e la famiglia mafiosa degli “Ercolano”.

Significative in questo senso sono le attività – condotte su richiesta proprio del “Sovrano” della loggia massonica,Francesco Rapisarda – tese a far desistere, con ogni mezzo, imprenditori dalla partecipazione a un’asta fallimentare per l’aggiudicazione di un complesso industriale, già di proprietà dei fratelli Rapisarda, garantendo così agli stessi di rientrarne in possesso a un prezzo significativamente ribassato (da 1 milione a 273.000 euro).

In relazione a tali attività il G.I.P. di Catania ha disposto, per il reato di turbativa d’asta, gli arresti domiciliari nei confronti dei fratelli Carmelo e Francesco Rapisarda, titolari della “Mediterranea Costruzioni Metalmeccaniche S.p.a.” e di Adamo Tiezzi (soggetto, quest’ultimo, assai vicino al Cavallaro e con precedenti per traffico di stupefacenti ed estorsione) nonché il sequestro di tutti i beni aziendali mobili e immobili della società. In altre occasioni l’intervento del “fratello” Cavallaro è stato sollecitato al fine di ottenere, con l’intervento di Aldo Ercolano, l’aggiudicazione di appalti per lavori pubblici in favore

di imprenditori “fratelli massoni” come nel caso dei lavori per la Riqualificazione e recupero area ex mattatoio comunale con annesso lavatoio” indetti dal Comune di Santa Maria di Licodia.

Le risultanze investigative hanno, peraltro, trovato riscontro nelle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustiziasecondo i quali Aldo Ercolano, sin dal 2002, era responsabile per la famiglia nell’area di “Picanello” e per i paesi delle “Aci” e, dopo l’arresto del fratello Marioavvenuto nel 2010, era diventato il riferimento di tutti i gruppi mafiosi riconducibili agli “Ercolano”.

Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari, sono stati notificati provvedimenti di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di ulteriori 5 indagati, tra cui alcuni professionisti catanesi, cui è contestato il reato di estorsione, usura e turbativa d’asta aggravata dalla modalità mafiosa.

 

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15 Giugno 2016, 07:58

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