23 Settembre 2016, 13:22
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PALERMO – Tra cerchi e cerchietti più o meno magici, ecco spuntare quello degli avvocati. Tutti amici e tutti in qualche modo seduti attorno alla tavola chiamata Regione. Un desco dal quale fare la “spola” verso il mondo dei privati cittadini, per poi tornare nei recinti della cosa pubblica.
Ne sa qualcosa ad esempio Antonio Ingroia. È lui, insieme all’ex assessore Nino Caleca, il difensore di Rosario Basile, avvocato anche lui e patron della Ksm. Una vicenda “privata”, hanno puntualizzato proprio i legali. Ma i legami tra l’ex pm e l’azienda della sicurezza non si fermano lì. Ingroia, ad esempio, non più tardi di quattro mesi fa, subentrò all’avvocato Mauro Torti nella difesa della Vigilpol, un’azienda “satellite” della Ksm, contro il tenente Gaetano Viscuso, accusato di aver sottratto 300 mila euro dalla cassa dell’azienda. Il primo e anche il secondo grado accerteranno che le accuse erano infondate. In appello in particolare avevano avanzato ricorso sia il pm che il Procuratore generale, oltre alla Vigilpol, appunto, come parte civile assistita dall’avvocato Antonio Ingroia. Una causa persa, anzi strapersa visto che la Vigilpol difesa da Ingroia è stata condannata “non solo al pagamento delle ulteriori spese processuali, ma anche – si legge nella sentenza – a rimborsare all’imputato che ne ha fatto richiesta le spese sostenute in questo grado di giudizio”.
Nel corso del dibattito, poi, ecco la curiosità. L’avvocato di Viscuso, Andrea Dell’Aira, ha sollevato nei confronti di Ingroia una eccezione: secondo il legale, Ingroia non può svolgere a Palermo il ruolo di avvocato. Due, sostanzialmente i motivi avanzati da Dell’Aira: l’incompatibilità prevista tra l’esercizio della professione legale e quella di amministratore unico di una società (in questo caso Sicilia e-servizi) e quello relativo alla troppo breve distanza dal suo addio alla Procura di Palermo (meno di due anni, secondo Dell’Aira). Argomentazioni che non sono stati accolte dai giudici. Ma che hanno acceso i riflettori sulla compatibilità “sostanziale” tra l’attività dell’Ingroia avvocato con quella dell’Ingroia amministratore. Anche da un punto di vista “pratico”: Ingroia difende Basile, difendeva la Vigilpol, difende tra gli altri Pino Maniaci e segue ancora il processo sulla morte del giovane medico Attilio Manca difendendo i genitori. Quando trova, Ingroia, il tempo di amministrare anche una società strategica come Sicilia e-servizi? Un impegno che, stando alla stessa dichiarazione dei redditi di Ingroia, viene “remunerato” con circa 150 mila euro annui lordi complessivi.
Ma i confini tra l’avvocatura e le società regionali è davvero labile, sottilissimo. E spesso le traiettorie si inseguono e si incrociano. Seguirle, può consentire di far emergere una trama di relazioni, di legami. Ingroia, infatti, non è solo un fidato avvocato delle aziende di Basile, ma in un certo senso ne fa parte. Il suo nome, infatti, salta fuori nell’organigramma dell’Ivri azienda rilevata proprio dalla Ksm. L’ex pm antimafia fa infatti parte del cosiddetto Organismo indipendente di valutazione. Quello che – ironia della sorte – svolge il compito, come racconta proprio il patron Basile in una intervista, di “presidio dell’etica comportamentale del gruppo”.
Ingroia, come abbiamo detto, difende Basile ai domiciliari con accuse pesanti che si estendono anche ad altri dipendenti della Ksm e persino a un pubblico ufficiale. Il potente imprenditore, però, è anche presidente di Irfis. Una società che in questo momento è guidata da Patrizia Monterosso. Proprio il marito del Segretario generale della Regione, Claudio Alongi, era il difensore di Ingroia nella causa (persa anche questa) nei confronti di Marilena Bontate, illegittimamente licenziata da Sicilia e-servizi, con tanto di grancassa antimafiosa: “Ho cacciato dall’azienda parenti di mafiosi” rivendicava Ingroia in una lettera all’Huffington post. Ma Alongi, nel frattempo, ha perso anche altre cause. Come molte di quelle portate avanti dalla Servizi ausiliari sicilia nei confronti di alcuni interinali che chiedono da anni il riconoscimento del diritto all’assunzione. Alla Sas, per un breve periodo, era andato, in qualità di presidente, l’avvocato personale di Rosario Crocetta, ossia Vincenzo Lo Re. Quest’ultimo, a dire il vero, non ha perso molto tempo per liberarsi da questa fitta trama del cerchietto delle toghe, dopo aver lasciato anche Spi. Intant la Sas presto accoglierà i dipendenti e le funzioni di Sviluppo Italia Sicilia, dove negli anni precedenti erano tornati sempre gli stessi nomi: quello di Alongi e anche quello di Stefano Polizzotto, asso pigliatutto delle consulenze legali nella prima parte della legislatura.
Anni in cui Antonio Fiumefreddo era tra gli avvocati più fidati dell’Irsap allora guidato da un ex fedelissimo di Crocetta, Alfonso Cicero. Il geometra in quegli anni in qualità di amministratore di Irsap sceglierà, come ha raccontato il giornale Meridionews, di finanziare un “corso di legalità” alla Link Campus University di cui Fiumefreddo era il legale rappresentante. Una parentesi, quella dell’avvocato catanese all’Irsap, prima dell’arrivo a Riscossione Sicilia società che – quando ancora di chiamava Serit – affidò 350 incarichi legali in quattro anni a Tiziana Miceli, moglie del ministro Angelino Alfano. Fiumefreddo, almeno, dove ha deciso invece di mettere fine agli abusi degli incarichi ai colleghi avvocati. Anche lui, però, in quella strana posizione di avvocato-amministratore unico che era vietata fino a pochi anni fa. E a dire il vero, di conflitti di interessi formali o sostanziali, se ne sono visti di peggiori. Come nel caso dell’avvocato Alongi, scelto anche come commissario dell’Aran, l’ente regione che si occupa dei contratti dei regionali e che esprime pareri, ad esempio, sugli esterni della Regione. Il più importante di loro è proprio la moglie, Patrizia Monterosso, la gran sacerdotessa del cerchio magico e del sub-cerchietto delle toghe.
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23 Settembre 2016, 13:22