15 Marzo 2014, 15:08
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PALERMO – Licenziati e mazziati. Sono quasi duecento, dietro la porta di un ente che non c’è più. Quasi duecento lavoratori, licenziati alla fine del 2012 e mai effettivamente tornati al lavoro, nonostante i tribunali avessero dato loro ragione. “Devono essere riassunti”, dicono quelle decine di sentenze. Ma al momento sono solo sospesi. Senza uno stipendio da un anno. E con la beffa, fresca fresca: l’Inps ha chiesto loro i soldi erogati come sussidio alla disoccupazione: “Siete stati riassunti, ridate indietro i soldi”, il tenore di una lettera che getta la vicenda direttamente nel capitolo “assurdità siciliane”.
Sono quasi duecento. E facevano parte del Cefop, uno dei più grossi enti di Formazione siciliani. Malgestito, ha finito per perdere prima l’accreditamento, per rischiare il fallimento, fino al passaggio, deciso dal Tribunale e dal Ministero dello Sviluppo economico, nelle mani dei commissari giudiziali. I tre commissari hanno scelto la strada di un “piano industriale” che avrebbe dovuto salvare le sorti dell’ente in grave difficoltà. Un Piano che è passato necessariamente attraverso una riduzione dell’organico dai circa mille ai 620 dipendenti.
In quattrocento, insomma, sono andati a casa. Col sussidio di disoccupazione. Che si rivelerà una beffa. Senza entrare nel merito della gestione commissariale, ecco che il Cefop viene rimesso in qualche modo in piedi e sul mercato. Viene ceduto quindi al Consorzio Cerf, composto da altri enti di Formazione. Una vendita con qualche aspetto da chiarire. E che Livesicilia ha raccontato nei giorni scorsi, nei dettagli.
Ma che ha portato subito a una conseguenza: dei 620 dipendenti del Cefop, il Cerf ne terrà in servizio solo 480. Ma intanto, come detto, in 195 hanno già vinto, almeno sulla carta la prima “battaglia legale”. Sulla carta, appunto. “Sono stato licenziato per la prima volta – racconta uno dei lavoratori, Roberto Contorno – il 31 dicembre del 2012. E ho iniziato a ricevere il sussidio per la disoccupazione. A quel punto, ovviamente – aggiunge – mi sono opposto al licenziamento. E nel settembre del 2013 il tribunale mi ha dato ragione. Così, sono stato reintegrato ufficialmente il 30 dicembre”.
Ma a quel punto, nella pratica, è cambiato poco. “Dal giorno della reintegra – racconta sempre il lavoratore – non sono mai tornato a lavoro. Risulto in organico ma non ricevo lo stipendio e mi risulta che non siano nemmeno stati pagati i contributi”. Ma all’assurdità di questa situzione, come detto, se ne è aggiunta un’altra. La beffa. L’Inps ha inviato al lavoratore una lettera con la quale l’ente previdenziale ha richiesto la restituzione di quasi 10 mila euro.
Il motivo? Poiché la sentenza che aveva dato ragione al lavoratore disponeva, oltre al reintegro, l’annullamento del licenziamento, per l’Inps quel dipendente ha recuperato formalmente il diritto agli stipendi pregressi per tutto il 2013. Stipendi che però i lavoratori non hanno mai visto. Insomma, il colmo. Che riguarda, come detto, 195 lavoratori.
Alcuni di questi sono difesi dall’avvocato Angela Maria Fasano. “Queste sentenze – spiega il legale – stanno producendo debiti per il Cefop, maturati a seguito dei giudizi di impugnazione dei licenziamenti collettivi innanzi al Giudice del Lavoro che ha dichiarato l’illegittimità di questi provvedimenti con conseguente annullamento totale, disponendo – aggiunge – la reintegrazione dei predetti lavoratori nel proprio posto di lavoro e condannando l’ente al pagamento in loro favore di un’indennità risarcitoria commisurata all’ultima retribuzione globale di fatto dal giorno del licenziamento sino alla reintegrazione, oltre al versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali ed alle spese legali, come da prospetto che si allega”.
Debiti mai versati, secondo il legale dei lavoratori. E che ammontano, oggi, complessivamente, ad almeno 4-5 milioni di euro (circa un anno di indennità complessiva, oltre alle spese legali). “Se non fosse per molti di loro una tragedia, – affonda allora il sindacato Snals Confsal – sarebbe una farsa. E se le notizie apparse qualche settimana fa sul vostro giornale trovassero conferma sarebbe una farsa/tragedia anche per il cittadino contribuente dato che da quanto emerso dall’articolo i commissari straordinari del Cefop avrebbero speso più di trecentomila euro di soldi pubblici per pagare le parcelle degli avvocati da loro designati nelle cause, perse, contro i lavoratori”.
Ma secondo il sindacato, il peggio potrebbe ancora arrivare: “I lavoratori – spiega lo Snals – a seguito della vendita del complesso “ aziendale” Cefop in amministrazione straordinaria al consorzio Cerf in deroga all’articolo 2112 del codice civile, rischiano molto concretamente di non poter esigere le loro spettanze poichè il compratore, cioè il consorzio Cerf, non risponde dei debiti posti in essere dalla commissione straordinaria del Cefop in amministrazione straordinaria”. Per farla breve: licenziati ingiustamente, senza stipendio da un anno, e costretti a restituire all’Inps somme legate a stipendi che non hanno mai ricevuto. E che rischiano di non ricevere mai. Licenziati e mazziati.
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15 Marzo 2014, 15:08