28 Settembre 2012, 20:45
2 min di lettura
Colpirne 350 per salvarne 650. Il conteggio, drammatico, riguarda il Cefop. Ente di formazione da anni ormai nell’occhio del ciclone, tra rischi di fallimento e una amministrazione giudiziaria che ha comunque tenuto in piedi l’ente. Un ente che, però, andrà incontro a un necessario dimagrimento. L’organico scenderà dai circa mille dipendenti a 620. E secondo un sindacato, lo Snals Confals, per oltre 350 dipendenti sarebbero già partite le lettere di licenziamento. Una notizia smentita però da uno dei commissari del Cefop, Giuseppe Benedetto: “Nulla di vero. Ma l’ente, pur essendo sanato, oggi rischia di fallire”.
La notizia delle 350 lettere di licenziamento arriva dal sinfacato Snals Confals: “Apprendiamo che ieri – si legge in una nota sottoscritta dal responsabile del sindacato, Fabrizio Russo – presso gli uffici del dottor Cianciolo responsabile della Task force alla presenza del dirigente generale del dipartimento regionale della formazione professionale, dei commissari straordinari, dei sindacati che definirei del ‘fronte dell’insolvenza’ si è tenuta una riunione sul Cefop. Superfluo ricordare che unico sindacato escluso dalla riunione è lo Snals Confsal,unico sindacato dichiaratamente contrario alla utilizzo della legge Prodi bis. Gli esiti della riunione – prosegue la nota . sono presto detti: il licenziamento di 350 dipendenti del Cefop. Il mantra,la parola d’ordine di questi signori è: ammazzarne 350 per salvare i restanti 650. Trecentocinquanta lavoratori che al contrario delle solite bugie difficilmente usufruiranno di ulteriori ammortizzatori sociali. Impossibile fruire della mobilità ordinaria difficile e problematica la mobilità in deroga. Dunque licenziati in tronco. Politici,dirigenti regionali, sindacati tanto garantisti per altri lavoratori hanno deciso di mandare al macello questi lavoratori. Ciò malgrado la proposta lanciata da mesi dallo Snals Confsal di attivare i contratti di solidarietà”.
Ma il sindacato vede dietro le difficili condizioni del Cefop anche una sorta di macchinazione politica: “Il Cefop – dice Russo – è ente di formazione ambito dalla politica e riducendo i costi del personale diventerà un ottimo affare per i qualche politico siciliano a cominciare dall’onorevole Raffaele Lombardo e dal cosiddetto terzo polo che in questi anni molto si sono interessati al Cefop. Dunque – prosegue l’attacco – i lavoratori non interessano a nessuno. Come sempre si tratta di potere e denaro da drenare ai danni dei lavoratori e della pubblica amministrazione Siciliana. Anche il dottor Ludovico Albert – si conclude lo sfogo del sindacalista – fortissimamente rivoluto dal ministro Barca, amico dell’onorevole Miccichè ai tempi delle scorribande al Cipe, sul Cefop ha tanto da chiarire anzi tantissimo”.
Al di là della politica che si nasconderebbe dietro il Cefop, resta il nodo dei possibili 350 licenziamenti. Smentiti, al momento, da uno dei commissari dell’ente, Giuseppe Benedetto: “Nessun licenziamento. Ma la situazione dell’ente è difficilissima. E paradossale. Il Cefop adesso è salvo, abbiamo anche il Durc a posto, eppure, a causa di crediti vantati nei confronti della Regione, rischiamo di fallire. Nonostante finora gli stipendi siano stati pagati con regolarità, fino a ieri. Ma se la Regione non ci dà i soldi che ci deve, io allargo le braccia.
Pubblicato il
28 Settembre 2012, 20:45