22 Settembre 2014, 06:05
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PALERMO – Era ed è tutto pronto. La “cacciata” dei vertici dell’Opera Pia di Palagonia ha bloccato l’apertura di un centro per anziani a fondo Raffo, nel rione San Filippo Neri. Si tratta di una delle strutture previste attorno al centro commerciale Conca d’Oro costruito dal presidente del Palermo calcio, Maurizio Zamparini.
Il patron del club rosanero, così prevedeva l’accodo, ha preso in carica l’edificio, l’ha ristrutturato e attrezzato. Mancava solo il passaggio notarile per la riconsegna dell’immobile all’Opera pia che ne è proprietaria. Solo che a fine agosto il comune di Palermo, con una determinazione dirigenziale, ha revocato l’incarico ai suoi rappresentati nel consiglio di amministrazione dell’Opera pia, il presidente Lucantonio Cataliotti e il vice Maurizio Miliziano. La determina non spiega molto, si limita a sottolineare che non è stato “garantito il necessario raccordo con l’amministrazione comunale non ponendo in essere le direttive fornite”.
C’è chi giura che dietro la rimozione ci siano le tensioni nate quando alcune famiglie di senza casa occuparono la sede dell’opera pia in via Amari. Cataliotti si trovò costretto a chiedere l’intervento della polizia. La struttura non era agibile e, così disse il presidente, non poteva correre il rischio di diventare responsabile di eventuali incidenti. Negli ultimi mesi il sindaco Leoluca Orlando non ha risparmiato critiche alle opere pie, accusate di essere stipendifici che hanno perso di vista la mission di aitare i più poveri. Accuse che Cataliotti, dalle colonne di Livesicilia, rispedì al mittente: “Mai preso un solo gettone di presenza, ho fatto tutto a titolo gratuito per due anni senza aiutare amici: per questo sono amareggiato e dispiaciuto. Ho fatto riaprire la chiesa di Santa Maria della Pietà dell’Albergo delle Povere, ho messo in sicurezza gli edifici, oggi mi ritrovo a passare come il bastonatore dei poveri. Speravo in un grazie, vorrà dire che tornerò al mio lavoro ma mi difenderò dalle calunnie”.
Potrebbe essere legata alle presunte calunnie, dunque, la visita che Cataliotti ha fatto nei giorni scorsi al Palazzo di giustizia di Palermo. Inutile sperare di saperne di più dal diretto interessato che nei corridoi della Procura ha glissato le domande e si è limitato ad una frase sibillina: “Maledetta una città che ha bisogno di eroi”. Sembrerebbe in realtà che la presenza di Cataliotti al Palazzo non sia legata solo alla volontà di difendere la sua onorabilità. Mesi fa, prima che venisse defenestrato, infatti, l’avvocato avrebbe pure presentato un esposto contro chi, all’interno dell’Opera pia, non avrebbe fatto il proprio dovere. Ma questa è un’altra storia.
A fondo Raffo sono da tempo stati ultimati i lavori per una struttura che chiamare casa di riposo sarebbe riduttivo. Settantacinque posti letto, piscina per la rieducazione post trauma e spazi all’aperto ne fanno un ospedale per anziani. Sulla struttura vigila un servizio di sicurezza privato per evitare incursioni. La vecchia dirigenza della Principe di Palagonia aveva avviato delle trattative con l’Asp per una collaborazione con la sanità pubblica. Il 26 giugno una delibera aveva dato il via libera al trasferimento nei nuovi locali dopo una serie di passaggi burocratici. Tutto, però, si è fermato. E adesso a rischio c’è la sopravvivenza stessa dell’Opera pia e dei 35 dipendenti che vi lavorano. Senza trasferimento il default appare inevitabile.
Per cercare di evitarlo, nei giorni scorsi, il deputato regionale del Pd Fabrizio Ferrandelli ha fatto un’ispezione nella struttura: “Ci troviamo in un limbo amministrativo. Ho avuto rassicurazioni dall’assessore regionale alle Politiche sociali Giuseppe Bruno (è alla Regione, infatti, che devono rispondere i vertici dell’opera pia Principe di Palagonia ndr) che sarà inviato un commissario. Non vorrei che si abbandonasse l’unica strada percorribile, quella del rispetto del programma che prevede l’apertura di una struttura per anziani”.
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22 Settembre 2014, 06:05