Politica

Centrodestra, chi teme le dimissioni di Musumeci?

di

16 Aprile 2022, 05:37

3 min di lettura

PALERMO – “Ci son due coccodrilli ed un orangotango, due piccoli serpenti, un’aquila reale, un gatto, un topo e l’elefante: non manca più nessuno: solo non si vedono i due leocorni”. L’arca di Noè palermitana delle candidature alla poltrona di primo cittadino è la rappresentazione plastica di una coalizione dilaniata (al netto delle dichiarazioni di intenti votate all’unità: anche riunirsi al ballottaggio così diventa complicato).

Una giornata particolare

La guerra intestina al centrodestra arriva a un punto di non ritorno dopo “la via crucis” di ieri. Iniziata con il botta e risposta tra Miccichè e Musumeci, proseguita con l’ufficializzazione di Francesco Cascio e terminata con i rumors sull’accelerazione della exit strategy di Musumeci: dimissioni e conseguenti elezioni anticipate per sparigliare le carte e stanare gli alleati. I vertici di Fratelli d’Italia scelgono la linea del silenzio (assenso?) mentre assistono al naufragare della loro proposta politica cardine: affrontare unitariamente la pratica amministrative-regionali. Anche se c’è chi rassicura: “Musumeci lascerebbe perché teme che l’effetto negativo delle amministrative possano avere un effetto negativo alle regionali”.

Articoli Correlati

In attesa delle reazioni

Ma le reazioni più attese (dai vertici di Diventerà Bellissima) sono soprattutto quelle della frangia “ribelle-ortodossa” di Forza Italia e della Lega (in cui prevalgono due anime). “Siamo soldati, se Berlusconi vuole Cascio noi sosterremo Cascio”, confida off record un big azzurro che di certo non si può annoverare tra i più affini a Miccichè. Dal quartiere generale degli ortodossi, contestualmente, trapela che c’è del palpabile malumore che verrà fuori a breve. Ma il terreno di scontro realisticamente riguarderà l’Ars. Del resto i nodi interni sono tutt’altro che sciolti: i dossier “commissioni e capogruppo” sono ancora sul tavolo. Ed evidentemente si attende un cenno da Roma. Per cui si soffre in silenzio davanti all’ultimo colpo di teatro del commissario azzurro. Bocche cucite o quasi anche in casa leghista. Un silenzio spezzato ieri pomeriggio da un comunicato dai toni molti accesi del deputato Carmelo Pullara che ricorda a Musumeci che Savini il famoso bis non lo ha mai voluto. Parole che però il segretario regionale Nino Minardo commenta così. “La Lega non ha cambiato posizione e lavora per l’unità coalizione”, dice prendendo le distanze e bollando l’iniziativa come personale. Del resto non è un mistero che ci sono delle divergenze interne al partito. La linea antimusumeci oltranzista guidata dal deputato Luca Sammartino nel frattempo incassa una vittoria: tavolo regionali e amministrative con separati. In piena sintonia con il forzista Miccichè.

Dimissioni: asso nella manica o boomerang?

Ma i malpancisti (nascosti o manifesti) saranno poi realmente spiazzati dalle possibili dimissioni del Presidente? La mossa potrebbe rivelarsi un boomerang perché da un lato equivalgono a certificare una spaccatura insanabile del centrodestra, dall’altro potrebbero divenire un casus belli, un assist perfetto per il partito degli antimusumeciani. Ma a chi conviene andare ad elezioni anticipate? “Certamente non a Musumeci”, se la ride off record un malpancista. Che sibillino aggiunge. “Un presidente che si dimette per sgambettare la sua coalizione come può chiedere alla stessa di ricandidarlo?” E mentre la galassia del centrodestra siciliano vive di dichiarazioni non ufficiali, mosse a sorpresa, tentativi disperati di mediazione e tattiche di ogni sorta sullo sfondo c’è un quadro romano non meno rassicurante: al netto delle numerose interlocuzioni di sherpa e colonnelli di ogni ordine e grado, dall’elezione del presidente Mattarella non c’è ancora stato un confronto tra i tre leader nazionali (Berlusconi, Salvini e Meloni). E questo qualcosa vorrà dire.  

Pubblicato il

16 Aprile 2022, 05:37

Condividi sui social