19 Giugno 2022, 05:52
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PALERMO – “Ancora qui a domandarsi e a far finta di niente come se il tempo per noi non costasse l’uguale come se il tempo passato ed il tempo presente non avessero stessa amarezza di sale”. Le “domande consuete” di gucciniana memoria interrogano il centrodestra siciliano alle prese con una settimana che si preannuncia caldissima.
Al centro del contendere, neanche a dirlo, c’è il bis di Nello Musumeci. Il fronte dei malpancisti nelle ultime settimane si è rafforzato non poco ed è pronto a sferrare la prima mossa. Venerdì Matteo Salvini a Palermo ha ricevuto dai vertici siciliani di Prima L’Italia e Forza Italia un dossier da recapitare a Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi.
Il contenuto è al momento top secret ma, secondo i beneinformati, metterebbe nero su bianco le ragioni politiche del niet al bis del governatore e indicherebbe la volontà di arrivare comunque a una sintesi su un nome unico per il centrodestra unito. Insomma, un modo per allontanare il sospetto che al centro dei malumori ci siano soltanto antipatie personali e ripicche da retrobottega.
I margini per una moral suasion potrebbero esserci tanto che i pontieri lavorano da giorni sottotraccia per tenere unita la coalizione. I malpancisti più ottimisti off record sussurrano che le ultime dichiarazioni della leader di Fratelli d’Italia aprirebbero un piccolo spiraglio (ipotesi che i vertici del partito però smentiscono in via ufficiale).
Il voto delle amministrative del resto pare abbia aperto numerose riflessioni tra i vertici del partito romano che si aspettava (grazie al tandem con i bellissimi) un exploit che nei fatti non c’è stato. Ma il responso delle urne ricorda a tutti gli attori in campo anche altro: il centrodestra unito vince.
Nelle stanze dei palazzi palermitani però gli ultimi giorni di campagna elettorale non sono stati scanditi da un clima sereno, complice la nomina improvvisa del coordinatore di Diventerà Bellissima Alessandro Aricò alla guida dell’assessorato alla formazione a quattro giorni dal voto. Una mossa che nessun alleato avrebbe particolarmente gradito e che ha contribuito a creare ulteriori frizioni. Il fronte dei musumeciani duri e puri minimizza. E coglie ogni occasione per ricordare che al momento sul tavolo non ci sono altri candidati, facendosi forza su questo elemento ma senza fare i conti con lo tsunami Cateno De Luca (forte del risultato di Messina).
C’è infatti chi è pronto a giurare che Salvini, se dovesse naufragare il tentativo di mediazione con Meloni, potrebbe come extrema ratio convergere sull’ex sindaco di Messina. E se fosse proprio De Luca il candidato unitario anti Musumeci in virtù del patto per le scorse europee (ribattezzato della Madonnina) stretto con Miccichè per eleggere Milazzo sbarrando la strada a Saverio Romano? Chissà. L’ex sindaco di Messina, che ieri ha incontrato il coordinatore Miccichè, corre per la sua strada e risponde in maniera chiara alla domanda delle domande. “E’ vero che è in atto un corteggiamento nei suoi confronti?”. “Me lo hanno già fatto sapere ma non sono disposto a fare il presidente ostaggio” dice De Luca. “E a Miccichè che risponde?” “Notifico la decisione definitiva ed irreversibile”, taglia corto l’ex sindaco. La sua corsa solitaria rimane però un fantasma da agitare in sede di concertazione con gli alleati. E la sua previsione (“Meloni mollerà Musumeci tra una settimana”) aleggia sul centrodestra siciliano.
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19 Giugno 2022, 05:52