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Centrodestra, modello Palermo: il laboratorio per le regionali

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24 Aprile 2022, 06:13

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Palermo, nell’ordalia sul sindaco, vale per Palermo, per le sue ferite, per le sconfitte degli ultimi anni che hanno quasi del tutto annullato memorie di felicità. Palermo vale per il centrosinistra che sta traendo motivi di vitalità da una rincorsa cominciata prima che, però, sconta qualche lentezza di troppo. Palermo vale per il centrodestra che non riesce a capacitarsi delle divisioni che gli stessi suoi protagonisti hanno prodotto, mettendo a rischio una vittoria apparentemente semplice. Palermo vale per Palazzo d’Orleans, la sfida che verrà. Gli attori principali di una spaccatura sanno che, se non sarà ricomposta al massimo la trama di Palazzo delle Aquile, sarà poi difficilissimo intendersi per la Regione. Sbagliare adesso la partita significa porre le premesse del naufragio nell’altra, quando non ci sarà nemmeno un ballottaggio per fingere la pace.

Cascio, il ragazzo forzista

Oggi Palermo ‘annusa’ il nuovo Francesco Cascio che avvia, a Mondello, la sua campagna da candidato in ticket con la Lega. Un incipit che il medico forzista terrà con la radiolina sintonizzata sugli altri campi, per comprendere le scelte dei meloniani. E ci sarà curiosità per le sue rughe politiche, per le prospettive che offrirà. L’avevamo lasciato da ragazzo berlusconiano, capace di trovare spazio su terreni accidentati, crescendo. Lo ritroviamo con, sulle spalle, il carico del lavoro a Lampedusa, nell’isola della sofferenza e della speranza legate ai migranti e con le stellette di camice bianco vaccinatore impegnato nell’emergenza Covid. Sarà una scoperta.

Gli sfidanti e le combinazioni

La qualità personale degli sfidanti per la poltrona più in vista è soddisfacente. Già detto di Cascio, Carolina Varchi ha dalla sua una militanza giovane e appassionata che è sempre un segnale confortante. Roberto Lagalla, ex rettore centrista, è un uomo equilibrato che conosce uomini e cose. Pure nel centrosinistra, guardando nel lato opposto dello scacchiere, a Franco Miceli tutti riconoscono garbo e competenza. Cascio-Lagalla-Varchi è il ritornello che risuona nella testa di Giorgia Meloni. Sarà lei a decidere se andare con il medico e magari accontentarsi di una sfumata benevolenza circa la riconferma di Nello Musumeci alla Regione; se scegliere il professore, nell’eventualità di un accordo mancato, nonostante il medesimo sia sostenuto da Faraone e dai renziani; se sposare la battaglia di bandiera, sorreggendo la sua amica personale, Carolina.

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Gli arcinemici

Ormai i lettori sanno a memoria il perché e il percome della diatriba. Il presidente vuole ricandidarsi a Palazzo d’Orleans, Fratelli d’Italia lo promuove e chiede, comunque, certezze complessive, in mancanza delle quali, a Palermo, qualunque scenario sarebbe ipotizzabile. Ma siccome niente che sia umano prescinde dai rapporti umani, questa è anche la storia di due arcinemici: Nello Musumeci e Gianfranco Miccichè, decisissimi a ottenere lo scopo che prevede, nelle loro visioni irriducibili, il via libera o il fuoco di sbarramento per il governatore della Sicilia. Si sono soppesate le difformità politiche. Eppure, forse, tra gli ingredienti di una distanza siderale conta in parte quel fattore umano. Ognuno ha bisogno di un avversario, di un suo presunto Mister Hyde, per guardarsi allo specchio e capire qualcosa di sé. Nello e Gianfranco vengono da mondi lontanissimi e vogliono fermamente restarci.

Il laboratorio politico

Comunque vada, non si sfugge. La rotta tracciata per Palazzo delle Aquile avrà conseguenze sulla navigazione per Palazzo d’Orleans. La vicenda del centrodestra, nelle chiacchiere private che non finiscono sui giornali, è intrisa di calcoli, di risentimenti, di ambizioni che potrebbero condurre a una catastrofe, se vista con gli occhi della coalizione che la teme. Tuttavia, esistono, in natura, due cose che riescono, miracolosamente, a mettere insieme i cocci di una discordia precedente. Una è l’amore e non è il caso in specie. L’altra è la politica.

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24 Aprile 2022, 06:13

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