C’era una volta Miccichè

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22 Novembre 2010, 00:14

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L’ultima seduzione del Miccimondo è la carta rossa della femmina, un banalissimo e scontato corteggiamento da ultimi della classe. Mara, vieni con noi: è l’appello di Gianfranco Miccichè alla ex soubrette Carfagna, divenuta ministra per situazioni e sentieri che solo Caligola… Tuttavia, non è Mara che deve appigliarsi, è Gianfranco Miccichè che tenta una disperata passata di rimmel mediatico sul suo carisma sfiorito.

Il Miccimondo ha già esaurito il suo potenziale. Forza del Sud è rimasta soffocata in culla, nella sua intima contraddizone. Si pone con enfasi dinamitarda, come il tritolo che farà saltare il potere del Nord, a vantaggio dei peones meridionalisti. Tuttavia, la sottomissione a Berlusconi – il miglior amico di Bossi e Calderoli – è nei fatti e nelle parole, una negazione in termini del progetto. Miccichè non rompe con Silvio, nonostante egli sia il più tenace alleato dell’Umberto. Lo strepito servirà eventualmente ad alzare il prezzo della svendita.

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E noi che ci eravamo illusi di trovarci davanti a un rivoluzionario, un Marat del Meridione, perfido come tutti i leghisti del Sud, a loro modo fotocopiatrici d’odio, eppure di spessore. Invece siamo alle prese col vecchio rito politico della negoziazione, una vecchissima pellicola, destinata allo sbadiglio. Né potrebbe bastare l’avvento dell’avvenente Ministra a trasformare un film stantio in un successo dei Vanzina.

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22 Novembre 2010, 00:14

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