Amanti diabolici di Cerda: 'Siamo nella m...' - Live Sicilia

Gli amanti diabolici di Cerda e la microspia: ‘Siamo nella m…’

Le intercettazioni dell'inchiesta sull'omicidio dell'imprenditore Carlo La Duca

PALERMO – Aveva trovato una microspia in macchina. Pietro Ferrara, indagato per l’omicidio di Carlo La Duca, sospettava che a piazzarla fosse stato il “becco“.

È con questa parola offensiva che appellavano la vittima. Ferrara era il migliore amico dell’imprenditore agricolo scomparso nel nulla il 31 gennaio 2019. Lo avrebbe assassinato con la complicità della moglie, Luana Cammalleri. I due erano amanti. La Duca sarebbe stato attirato in trappola in un terreno a Ciaculli.

Il 28 maggio 2020 Pietro Ferrara è stato informato da un elettrauto di Palermo della presenza della microspia nella sua auto: “… ha smontato e ho guardato, ho detto ma cosa è questo coso… questa scatoletta che si vede là sotto… ma qua ci hanno messo le mani…”.

Fu il panico: “… ha guardato meglio… a colpo immediatamente quello (il tecnico installatore ndr) ha tagliato i fili m… ha seguito i fili sotto la guarnizione dello sportello a salire“.

Ferrara, dopo avere bruciato la microspia (“Dammela gli do fuoco”), ne parlava con Cammalleri. C’erano due alternative: o erano stati “gli sbirri”, o “lui”. E cioè il marito tradito. “Se sono stati gli sbirri siamo nella merda”, diceva un parente di Ferrara.

Quest’ultimo iniziò a tranquillizzarsi: “… se fossero stati gli sbirri a quest’ora ci avrebbero infilato… avrebbero saldato le bacchette di ferro… le chiavi dice non ce n’è più di bisogno”. Perché temevano, dicono i pm di Palermo, l’arresto se erano innocenti? Anche questa intercettazione, insieme ad altre, sarebbe la prova che i due amanti avrebbero ucciso La Duca.


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