Cronaca

Cerda, Via Crucis davanti alla casa del boss: processo al sindaco-deputato

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20 Giugno 2024, 19:15

4 min di lettura

PALERMO – Rinviato a giudizio il sindaco di Cerda e deputato regionale della Lega, Salvatore Geraci.

Secondo la Procura di Termini Imerese, Geraci avrebbe tentato di costringere il comandante della polizia municipale a scrivere al questore per ottenere che la processione del Venerdì Santo passasse davanti alla casa di un boss.

Tentata concussione e abuso d’ufficio. Sono i reati contestati al sindaco, che è anche deputato regionale della Lega e componente della commissione antimafia dell’Ars. È approdato al partito di Salvini dopo avere lasciato “Sud chiama Nord” di Cateno De Luca.

Al centro dell’inchiesta la Via Crucis della Pasqua 2022.

Al dibattimento dimostreremo le ragioni storiche e culturali, ma anche di ordine pubblico, per le quali non era favorevole al cambio di percorso della processione”, spiega Vincenzo Lo Re, legale del sindaco.

La principale contestazione riguarda il percorso della processione. Tradizione vuole che ci sia il “rincontro” fra il Cristo morto e la statua di Maria addolorata. Il sindaco voleva rispettarla. Furono giorni di polemiche.

Il questore di Palermo aveva imposto un percorso diverso per evitare che la processione passasse sotto casa di un mafioso. In paese c’era anche chi voleva evitare l’incrocio fra i due cortei: la paura del Covid era ancora forte.

Il comandante della polizia municipale del Comune in provincia di Palermo, Giuseppe Biondolillo – così sostiene la Procura di Termini Imerese – avrebbe subito una tentata concussione.

Il primo cittadino pretendeva che il comandante scrivesse al questore “per ottenere indebitamente la modifica del percorso che il questore stesso aveva comunicato e che imponeva un itinerario differente rispetto a quello tradizionale in quanto quest’ultimo prevedeva il transito della Via Crucis con una sosta presso piazza generale Cascino, nei cui pressi risiedeva un soggetto appartenente alla criminalità organizzata”.

Si tratta di Vincenzo Civiletto, che sta scontando una condanna per associazione mafiosa. Davanti al Palazzo comunale volarono parole grosse e insulti.

Geraci avrebbe intimato al capo dei vigili di salire nel suo ufficio dove avrebbero ”fatto i conti”. Non tollerava il fatto che gli fosse “andato contro”.

“Quando parlo io devi stare fermo – avrebbe aggiunto Geraci -, zitto e sugli attenti, non gesticolare. Ti ho dato una possibilità e te la sei giocata, tu devi fare ciò che ti dico io. Prendi carta e penna, scrivi al questore e guai a te se stasera per la processione fai una cosa diversa”.

Il sindaco di Cerda, per paura di essere registrato, avrebbe anche sottratto il cellulare al comandante della polizia municipale.

L’obiettivo di Geraci sarebbe stato di assecondare i fedeli per incassare il consenso elettorale e il “favore” del comitato della Madonna addolorata di Cerda”. Il reato viene contestato in forma tentata perché comunque il questore non cambiò il percorso della processione.

Ci sono anche delle contestazioni di abuso d’ufficio legate al procedimento disciplinare subito da Biondolillo (chiuso con la multa pari a tre ore di retribuzione) e alla regolamentazione degli spazi esposititi durante la sagra del carciofo.

L’amministrazione comunale esentò i commercianti dal pagamento della Tosap contravvenendo, secondo l’accusa, al regolamento comunale. Il capitolo della sagra coinvolge altri imputati.

Hanno scelto di essere processati con il rito abbreviato i dipendenti comunali Vincenzo Tripi e Antonina Iolanda Iudicello. Rinviati a giudizio con il rito ordinario anche il presidente del consiglio comunale Mario Dioguardi, l’ex assessore al Turismo Cristian Vivirito, il fratello del sindaco, Simone Geraci, i commercianti Gaetana Castiglia e Salvatore Cappadonia.

A Dioguardi e Vivirito viene contestata l’appropriazione indebita di poco più di duemila e 600 euro incassati con la vendita dei ticket per la sagra. Il fratello del sindaco risponde delle minacce che avrebbe rivolto ad un addetto alla vigilanza di un seggio in occasione delle elezioni regionali.

Agli altri quattro indagati la Procura contesta la falsa attestazione per alcuni servizi svolti sempre durante la sagra che ha reso famoso Cerda.

Per Tripi (responsabile dell’ufficio eventi del Comune) c’è anche l’ipotesi, in concorso con il sindaco, di abuso di ufficio per la vicenda della tassa che non venne fatta pagare ai commercianti che esponevano la propria merce sul suo solo pubblico durante la manifestazione.

Il Comune di Cerda e Biondolillo si sono costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Giuseppe Canzone e Francesco Caratozzolo.

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20 Giugno 2024, 19:15

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