Cga contro il Tar anche per la Ztl | Tutti interpretano, nessuno decide

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27 Maggio 2016, 17:37

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PALERMO – C’è una giustizia sospesa, che non fa giustizia. E una verità sempre provvisoria, incapace di resistere per un tempo quantomeno ragionevole, nei labirinti dei tribunali amministrativi. Lì, la ragione è costantemente messa in discussione da nuove ragioni. In mezzo, i cittadini, tirati dentro un Processo sempre meno trasparente, abbozzano. E attendono la prossima decisione.

La Ztl a Palermo non andava bene. E adesso va bene. E ovviamente ciascuno potrà sciorinare le motivazioni giuridiche alla base della prima e della seconda decisione. E di spiegare, anche, come sia stato possibile, tra la prima e la seconda pronuncia, mutare la realtà. Se solo non fosse, questa, consuetudine. Quella di una giustizia che “traccheggia” tra una conclusione e un’altra.

E in quei labirinti, tra i corridoi di Tar e Cga, rischi di imbatterti anche in figure che lì non dovrebbero nemmeno stare. Sagome di esponenti che furono della politica, e che adesso si trovano a esprimere pareri, magari, su quelli che erano i loro avversari, i loro amici, i loro collaboratori. Magari, perché no, su se stessi. A interpretare una legge, una norma. Pronunce affidate all’uomo che giudica, più che alla prova. All’idea e alla preparazione del togato, che non a caso, spesso, contraddice le ragioni di un collega. In quella che appare una roulette. Il festival dell’interpretazione.

Una specialità siciliana

Il Tar rappresenta il primo grado per chi intraprende un contenzioso di natura amministrativa. Il Cga è il secondo. Ed è una specialità della casa. Dell’Isola. Che vanta il “lusso” di un organo tutto siculo, mentre nel resto d’Italia lo stesso ruolo è svolto dal Consiglio di Stato. Lo prevede lo Statuto siciliano, all’articolo 23, sebbene originariamente fossero previste solo delle articolazioni territoriali del Consiglio di Stato. Il Cga. istituito con decreto legislativo ne 1948, sarebbe il frutto anche della pressioni del Foro palermitano che chiedeva una sorta di risarcimento per l’abolizione, nel 1923, della Corte di cassazione del capoluogo. Una specialità incomprensibile persino per il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, che ne ha proposto la soppressione: “Bisogna assicurare – ha spiegato – uniformità di giudizio in tutta Italia, pertanto dopo le sentenze del Tar Sicilia, sia il Consiglio di Stato a decidere eventuali ricorsi in appello”.

Tra ferie e assenze

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Ai lati dei labirinti amministrativi siciliani, intanto, le porte sembrano aprirsi a ritmi forsennati. Tranne ad agosto. Quel mese dell’anno non esiste nel calendario dei giudici amministrativi: si va in ferie. Riposo meritato, dirà qualcuno. Ci mancherebbe. Se non fosse che, a guardare bene gli stessi numeri forniti dalla giustizia amministrativa, si scopre che il Cga e i Tar di Palermo e Catania, sono tra gli uffici che fanno registrare il maggior numero di assenze del personale (giudici? Impiegati?) in Italia: un giorno su quattro, al Consiglio di giustizia amministrativa siciliana, prendendo a campione un mese qualsiasi del 2015. Persino un giorno su tre (assenze pari al 30 per cento), in qualche periodo specifico dell’anno. Ma tant’è. Nel frattempo, togati e risme di carta attraversano i corridoi della giustizia amministrativa, per smentirsi, spesso, a vicenda. E complicare l’ordinarietà delle attività commerciali e burocratiche, elettorali e concorsuali, con decisioni che strattonano il malcapitato “avventore” del tribunale, da un lato e dall’altro.

Le contraddizioni della giustizia

Basterebbe una breve rassegna, in fondo. Suggerita dall’ultima vicenda della Ztl palermitana, che fa già intendere come la storia, già capovolta, non è conclusa, nel labirinto della giustizia amministrativa. Ma ci fermiamo a un esempio, per il momento: fai due passi indietro nel tempo, infatti, e tra quei corridoi ti imbatti nei titolari dei laboratori e dei centri privati della Sanità siciliana: da anni rimbalzano tra una pronuncia del Tar che impone di restituire milioni di euro ricevuti negli anni passati, e quelle del Cga che dicono esattamente il contrario. Tra l’una e l’altra decisione, per intenderci, c’è la differenza che passa tra “chiudere” e “aprire”, ovvero vivere e morire per le migliaia di famiglie del settore. In quella vicenda, poi, il Cga si spinse oltre il limite di ciò che appare intellegibile, qualche anno fa, quando addirittura smentì lo stesso Cga che aveva bocciato un ricorso dei laboratori, non essendosi accorto che quella richiesta era giunta nei termini previsti dalla legge.

La politica e la giustizia

E le contraddizioni le trovi plasticamente rappresentate in quella che è la sezione Consultiva del Cga, diversa da quella giurisdizionale. Nella Consultiva, insomma, si esprimono pareri. Che spesso, però, disciplinano l’attività di governi e amministrazioni. E in questa sezione si celebra la palese commistione tra politica e giustizia. Nella scelta, ad esempio, dei membri “laici”, indicati dal governo regionale. È il caso dell’ex assessore di Lombardo, Titti Bufardeci, che oggi può trovarsi ad esprimere pareri in qualche caso decisivi sulle decisioni, magari, prese dal suo vecchio governo, sugli amministratori che in quegli anni gli erano avversi, o più vicini. In questi mesi, il governo regionale si trova a chiedere pareri anche a Elisa Nuara, che fu vicesindaco dell’attuale presidente della Regione Crocetta. E si dirà: “Sono nomine fiduciarie, cosa c’è di strano?”. Argomenti superficiali, se si pensa che proprio il Tar, giudicando il ricorso di un membro del Cga inizialmente escluso, Salvatore Zappalà (e siamo in un caso non frequente ma nemmeno raro di “metagiustizia”) aveva affermato: “Un potere di nomina funzionale non all’interesse pubblico, ma al legame personale o politico fra l’amministrazione regionale ed il designato smentirebbe la posizione di terzietà”. Ma quale terzietà. I rapporti, semmai, spesso si confondono, si intersecano. La giustizia diventa politica e la politica giudica. Come è accaduto nell’ultima finanziaria regionale, dove con una norma utile al proprio cerchio magico e alla casta dei mega burocrati regionali, il presidente Crocetta ha inteso fornire l”interpretazione autentica” di un parere del Cga che a sua volta forniva l’intepretazione autentica di una norma sugli incarichi aggiuntivi ai dirigenti. Il Cga giudica sulla politica, e la politica esprime giudizi su quel giudizio. E la giustizia rimane sospesa.

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27 Maggio 2016, 17:37

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